Redazione AssoCareNews.it
12 Marzo 2020
Al via la campagna di comunicazione per aiutare gli over 65 a orientarsi nella crisi. I centri anziani, chiusi, fanno rete sui social e via telefono per promuovere la corretta informazione.
Un vademecum per difendersi da un pericoloso virus che colpisce soprattutto gli anziani e le fasce più vulnerabili della popolazione: quello della disinformazione e delle fake news sul Coronavirus, che viaggiano sui social, attraverso i messaggi whatsapp, il passaparola, e spesso preludono a gravissime truffe.
Lo strumento di tutela degli over 65 è stato messo a punto da Senior Italia FederAnziani, la federazione delle associazioni della terza età, con la collaborazione di un prestigioso Advisory Board scientifico, per aiutare questa parte della popolazione già particolarmente provata dalla diffusione del virus a proteggersi al meglio da truffe, bufale e altri rischi in agguato ogni giorno in questa fase di emergenza.
In 20 semplici punti, il Vademecum mette in guardia dai sedicenti funzionari pubblici che si fingono incaricati dalle Asl per effettuare operazioni sanitarie e somministrare tamponi, dalle finte disinfestazioni delle abitazioni, dei condomini e delle banconote, dalle truffe che viaggiano via e-mail, dai rincari ingiustificati, in particolar modo negli acquisti online di disinfettanti, dalle pubblicità ingannevoli di dispositivi inefficaci che vengono presentati come validi strumenti di prevenzione. L’invito rivolto ai senior è anche a non credere a chi propone rimedi miracolosi o vaccini per il Coronavirus. E a denunciare immediatamente al 112 ogni truffa o tentativo di truffa subito.
Il vademecum aiuta a individuare le corrette fonti di informazione a cui fare riferimento per la prevenzione del Coronavirus, ovvero i siti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il vademecum sarà al centro di una campagna di comunicazione condotta online e attraverso i social network, e sarà diffuso via mail a tutti i coordinatori locali di Senior Italia FederAnziani, la federazione che riunisce 3.700 Centri Sociali per Anziani su tutto il territorio nazionale.
“I nostri responsabili territoriali sono diventati dei punti di riferimento per gli anziani del territorio – dichiara il Presidente di Senior Italia FederAnziani Roberto Messina – Ricevono centinaia di telefonate con richieste di informazioni e chiarimento e ciascuno di loro può svolgere un ruolo essenziale in un momento come questo in cui gli anziani sono confinati a casa e i centri anziani hanno sospeso le loro attività, per comunicare telefonicamente con gli associati e veicolare informazioni corrette diffondendo le regole del Vademecum in maniera capillare ai soci dei centri con tutti gli strumenti a disposizione”.
In questo momento i social network e whatsapp, spesso usati per rilanciare bufale e notizie che generano allarme, diventano lo strumento utile per far circolare informazioni corrette e sensibilizzare la popolazione.
Il Vademecum ribadisce anche le modalità di trasmissione del virus e ricorda agli anziani cosa fare qualora se ne ravvisassero i sintomi, ovvero rivolgersi al proprio medico di famiglia contattandolo al telefono, senza andare in ambulatorio o al Pronto Soccorso se non in casi di stretta necessità.
Advisoy Board.
I componenti dell’Advisory Board:
Massimo Andreoni, Presidente Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali
Gianluca Aimaretti, Consiglio Direttivo FoRiSIE
Luigi Bartoletti, Vice Segretario Nazionale Vicario FIMMG Federazione Italiana Medici di Famiglia
Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM Associazione Italiana di Oncologia Medica
Mauro Boldrini, CIAT Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia
Francesco Cognetti, Presidente Fondazione Insieme Contro il Cancro
Rossella Costantino, SIMFER Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa
Fernando De Benedetto, membro delegato SIP/IRS Società Italiana di Pneumologia/Italian Respiratory Society e Centro Studi SIP
Claudio Ferri, Past President della SIIA Società Italiana dell’ Ipertensione Arteriosa (SIIA) – Professore Ordinario in Medicina Interna
Renato Lauro, Presidente IBDO Italian Barometer Diabetes Observatory
Antonio Magi, Segretario Generale SUMAI Assoprof Sindacato unico di medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria
Domenico Mannino, Presidente Fondazione AMD Associazione Medici Diabetologi
Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani
Vincenzo Mirone, Presidente Comitato Scientifico Senior Italia FederAnziani
Luigi Sinigaglia, Presidente SIR Società Italiana di Reumatologia
Angelo Testa, Presidente SNAMI Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani
Roberto Tobia, Tesoriere Federfarma
SCARICA IL VADEMECUM: LINK.
fonte: www.assocarenews.it
allegato
All’ospedale Santo Pietro fisiatra di Gela salva bimbo con sospetto Covid-19
Caltagirone. Salva la vita a un bimbo di appena 2 anni giunto fra la sue braccia in arresto cardiaco e con i sintomi del coronavirus. Il piccolo, che era cianotico, con febbre alta ed in arresto respiratorio (fase antecedente nei bambini all’arresto cardiaco), è stato condotto dai suoi genitori all’ospedale riabilitativo di Santo Pietro, nella cui struttura sanitaria, era in servizio Erika Collura, medico Fisiatra di Gela in forza all’unità operativa di Fisiatria dello stesso ospedale, che fa sempre capo all’Asp 3 Catania. Il medico, peraltro l’unico in servizio, pur non disponendo di congegni rianimatori e nella consapevolezza di andare incontro al rischio di contagio del coronavirus, visti i sintomi presentati dal bambino, ha iniziato a praticare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, sino al punto di rianimarlo, salvandogli così la vita. Il medico aveva capito che non c’era più tempo da perdere, in quanto, se avesse dovuto attendere l’arrivo dei sanitari del 118, per trasferire il piccolo al Gravina di Caltagirone, avrebbe compromesso le funzioni vitali del piccolo paziente. In virtù delle manovre p-bls praticategli e grazie allo spirito di missione della sua professione, ha così evitato un dramma. Vista l’attuale emergenza globale del coronavirus, entrambi i genitori del bimbo di 2 anni, erano affetti da febbre e problemi respiratori. La famiglia era giunta un giorno prima dalla Germania. Più precisamente da Colonia, ed avevano fatto scalo a Eindhoven.
Il bambino è stato così trasferito dai sanitari del 118 al Gravina dove, il primario del pronto soccorso, Nuccia Prumeri, di concerto con i colleghi del reparto Malattie infettive, ha attivato i protocolli del Covid-19, praticando i tamponi a tutti i componenti della famiglia. I referti hanno dato esito negativo. La famiglia è stata trattenuta in isolamento, così come ha fatto per precauzione in una stanza dell’ospedale di Santo Pietro, anche la fisiatra, Erika Collura, la quale ha fatto sapere che “prestato soccorso al bambino anche se fosse per strada”.
Gianfranco Polizzi – Kalatnews
(nelle foto il’ingresso dell’ospedale riabilitativo di Santo Pietro e del medico)
fonte: www.quotidianodigela.it
Sul Corriere Salute: frattura femore, come gestire il «dopo» per gli anziani
Un evento traumatico che in età avanzata comporta maggiori rischi di disabilità e mortalità. Per non parlare delle conseguenze dal punto di vista psicologico. Se ne parla nell’inserto in edicola giovedì 5 marzo, gratis insieme al «Corriere della Sera»

Pubblichiamo in anteprima una parte dell’articolo di apertura del nuovo «Corriere Salute». Potete leggere il testo integrale sul numero in edicola gratis giovedì 5 marzo oppure in Pdf sulla Digital Edition del «Corriere della Sera».
Ogni anno più di centomila anziani si fratturano il collo del femore, evento traumatico che in età avanzata comporta maggiori rischi di disabilità e mortalità; rischi che aumentano se è lunga l’attesa per l’intervento chirurgico, come documentano studi scientifici. Per questo, si raccomanda di operare il paziente entro 48 ore dalla diagnosi. Secondo i dati del Programma nazionale esiti (Pne 2018), curato da Agenas-Agenzia nazionale dei servizi sanitari, nel 2017 oltre il 64 per cento dei pazienti con più di 65 anni è stato operato entro due giorni; nel 2010 appena il 31 per cento. «Riusciamo a operare sempre più spesso nei tempi indicati ma, se non si comincia la riabilitazione subito dopo, si vanificano i benefici dell’intervento tempestivo» sottolineaFrancesco Falez, presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot).
L’iter da seguire
«Il primo passo è la consulenza del fisiatra, specialista in medicina fisica e riabilitazione, che visita il paziente ricoverato nel reparto di ortopedia, preferibilmente il giorno successivo all’intervento, in modo da programmare in tempo il percorso riabilitativo — spiega il direttore della struttura complessa di medicina fisica e riabilitativa dell’ospedale di Treviso,Stefano Bargellesi, membro del consiglio di presidenza della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer) —. Lo specialista non si limita a valutare la parte del corpo interessata o a guardare le radiografie, ma deve fare una valutazione globale dei bisogni del paziente, a partire dalle condizioni cliniche generali poiché spesso l’anziano con frattura al collo del femore soffre di altre patologie importanti, quali diabete, insufficienza respiratoria, cardiopatie, disturbi cognitivi; occorre poi tener conto del suo precedente livello di autonomia, se viveva da solo o in famiglia o in una struttura residenziale. In base ai bisogni complessivi della persona, il fisiatra definisce col team di professionisti coinvolti il Progetto riabilitativo individuale (Pri si veda articolo sotto), cioè fatto “su misura”, per consentire al paziente di ritornare nel suo contesto di vita prima del trauma».
Potete continuare a leggere l’articolo sulCorriere Salute in edicola gratis giovedì 5 marzo oppure in Pdf sulla Digital Edition delCorriere della Sera.
fonte: www.corriere.it
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Riabilitazione robotica, opportunità terapeutica innovativa. Convegno internazionale a Roma
DI INSALUTENEWS.IT · 6 DICEMBRE 2019

Roma, 6 dicembre 2019 – Roma capitale mondiale della Riabilitazione robotica per un giorno, il 9 dicembre prossimo. Nella “culla della civiltà” di antica memoria si disegnerà il futuro della riabilitazione attraverso la robotica e della robotica stessa. Lo faranno i massimi esperti di un settore innovativo e in continua evoluzione, per la prima volta tutti riuniti in Italia, presso la sede del Gruppo San Raffaele Roma in via di Val Cannuta 247.
Il convegno internazionale “Riabilitazione – una sfida futura della robotica” è organizzato dall’IRCCS e dall’Università telematica San Raffaele Roma, avrà inizio alle ore 9.00 e terminerà alle 18.00.
Si farà il punto sulle terapie e sugli studi che stanno maturando successi in termini di efficacia sulla salute e sulla qualità della vita dei pazienti; sulle sfide da affrontare e condividere che guardano a nuovi impieghi degli strumenti robotizzati esistenti, all’esigenza di avere nuovi robot che riproducano movimenti sempre più simili se non identici a quelli dell’uomo, alla robotica cognitiva, alla sostenibilità e quindi all’accessibilità delle terapie di riabilitazione robotica a livello mondiale.
Con Marco Franceschini, professore di medicina e riabilitazione presso l’Università San Raffaele Roma, presidente della Commissione Ricerca della società internazionale di Phisical medicine and Rehabilitation PM&R e membro onorario della Società italiana di Neuroriabilitazione oltre che Responsabile Ricerca Riabilitazione Robotica dell’IRCCS San Raffaele Roma, ci saranno tra gli altri: Walter Frontera, dell’Università di Porto Rico, Presidente della ISPRM International Society of Physical and Rehabilitation Medicine, già Presidente e fondatore del Dipartimento di PM&R della Scuola di Medicina di Harvard, dell’Università Vanderbilt e Preside della Facoltà di medicina dell’UPR; Hermano Igo Krebs, per anni al Massachusetts Institute of Technology (MIT) uno dei padri della Riabilitazione robotica; Alberto Esquenazi del Moss Rehabilitation Hospital di Philadelphia, professore di medicina fisica e riabilitazione (PM&R) presso le università Jefferson e Temple – Dipartimenti di PM&R e di ingegneria biomedica presso la Drexel University, Past President dell’Accademia americana di Medicina fisica e Riabilitazione; Piero Fiore, Presidente della Società Italiana della Medicina Fisica E Riabilitativa – SIMFER; il Prof. Paolo Maria Rossini, capo Dipartimento di Neuroscienze dell’IRCCS San Raffaele Roma; Thierry Lejeune dell’Università di Leuven – Brussels; Francesca Gimigliano, vice presidente dell’International Society of Physical & Rehabilitation Medicine – ISPRM; Maria Chiara Carrozza, IRCCS Fondazione Dano Carlo Gnocchi, presidente del Gruppo nazionale di Bioingegneria.
Il gruppo San Raffaele Roma guarda al futuro e punta sulla riabilitazione robotica, un mondo all’avanguardia che è già presente. “Molteplici prove di efficacia evidenziano che un intervento riabilitativo precoce, ad alta intensità e orientato al recupero funzionale possa contribuire a migliorare quelle funzioni corporee compromesse in seguito ad un evento patologico di origine neurologica. La tecnologia robotica rappresenta una opportunità terapeutica innovativa per i pazienti, non soltanto per gli effetti sul recupero, ma per il miglioramento della qualità delle terapie e dei trattamenti e, di conseguenza, per l’incremento dell’autonomia e la partecipazione della Persona alla vita quotidiana – afferma il Prof. Marco Franceschini, responsabile scientifico del convegno e responsabile Riabilitazione robotica dell’IRCCS San Raffaele Roma – pertanto, la robotica a supporto dell’attività riabilitativa, consente ai pazienti con gravi problemi di disabilità di conquistare una qualità di vita migliore”.
“Anche presso l’IRCCS San Raffaele Pisana i sistemi robotici vengono utilizzati per realizzare trattamenti riabilitativi più efficaci e percorsi personalizzati, fornendo un apporto rilevante sia nella pratica clinica che nella ricerca e contribuendo all’eccellenza assistenziale e scientifica. Questo evento scientifico, avvalendosi del prezioso contributo di illustri personalità internazionali e nazionali, esperte in tema di Robotica applicata alla Riabilitazione, ha l’obiettivo di aggiornare e condividere tali esperienze su questo tema”, conclude Franceschini.
fonte: www.insalutenews.it
Riabilitazione robot-assistita:
nel 2020 le raccomandazioni
28 Nov 2019
Simfer e Sirn stanno già lavorando a una conferenza nazionale di consenso che, nei primi mesi del 2020, elaborerà delle raccomandazioni relative all’utilizzo delle tecnologie robotiche in ambito riabilitativo
A inizio marzo a Roma, nella sede dell’Istituto superiore di sanità, si è tenuto il primo incontro del comitato promotore in vista della Conferenza nazionale di consenso sulla riabilitazione assistita da robot e apparecchi elettromeccanici per le persone con patologie disabilitanti di origine neurologica. La Conferenza di consenso, che si terrà nel 2020, è promossa dalla Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer) e dalla Società italiana di riabilitazione neurologica (Sirn).
Perché una conferenza di consenso? «L’utilizzo delle tecnologie robotiche in ambito riabilitativo ha conosciuto negli ultimi anni un costante incremento – spiega Donatella Bonaiuti di Simfer, componente del comitato promotore della Conferenza di consenso – e se ne prevede una ulteriore rilevante espansione nei prossimi anni. La crescente disponibilità di dispositivi robotici di impiego relativamente semplice, utilizzabili in ambito clinico, ha fatto sì che essi non siano più solo appannaggio di strutture di ricerca o di alta specializzazione e abbiano da tempo iniziato a diffondersi in molti settori dell’offerta riabilitativa, seppure in modo ancora disomogeneo».
Parallelamente, gli studi clinici sull’impiego di tecnologie robotiche in ambito riabilitativo, specialmente nel campo delle patologie disabilitanti di origine neurologica (ictus cerebrale, lesioni del midollo spinale ecc.) hanno conosciuto un sensibile incremento. «Negli ultimi cinque anni – riflette Federico Posteraro di Sirn – la percentuale di gran lunga maggiore degli studi pubblicati sulle metodologie riabilitative delle persone con stroke ha riguardato l’impiego di questi dispositivi, in modo isolato o in associazione ad altre tipologie di intervento».
La recente revisione normativa sui Livelli essenziali di assistenza del 2018, ancorché non pienamente operativa, appare confermare il ruolo di queste tecnologie, con il loro inserimento nel nomenclatore delle prestazioni specialistiche riabilitative erogabili dal servizio sanitario nazionale. A fronte di questa situazione, tuttavia, si rilevano notevoli disomogeneità e discrepanze nei criteri e nelle metodologie pratiche di impiego clinico di queste tecnologie, nei contesti organizzativi in cui esse sono erogate, nella valutazione dei loro esiti. «Si rileva in sostanza la mancanza di un quadro complessivo e condiviso di riferimento che possa chiarire i molti diversi aspetti di cui tener conto perché queste tecnologie siano integrate nell’offerta riabilitativa in modo efficace, stabile, sicuro e accettabile da parte di tutti i diversi soggetti coinvolti» ha detto Stefano Mazzoleni di Sirn, altro componente del Comitato promotore.
Proprio per cercare di dare una iniziale risposta a questi problemi, con riferimento particolare alle patologie disabilitanti di origine neurologica, Simfer e Sirn hanno promosso la Conferenza nazionale di consenso, prevista per la prima metà del 2020.
Metodologia e scopi
La Conferenza di consenso è ritenuta dalle due società scientifiche la modalità più adeguata ad affrontare una problematica complessa, con implicazioni che vanno al di là dello stretto ambito clinico, che coinvolge molti soggetti e in cui si rilevano comportamenti ancora sensibilmente disomogenei.
Obiettivo finale è l’elaborazione di raccomandazioni relative a vari aspetti dell’uso di queste tecnologie. «Questi saranno da precisare a cura del comitato tecnico scientifico fra diverse opzioni – precisa Paolo Boldrini, past president Simfer – quali classificazione e criteri di impiego clinico, modalità organizzative per l’erogazione degli interventi, competenze richieste per lo sviluppo e l’impiego dei dispositivi in ambito clinico e di ricerca, criteri e modalità di valutazione degli esiti da parte di tutti i diversi stakeholders, con particolare riferimento ai pazienti; aspetti economici, deontologici ed etici».
La metodologia di riferimento per lo sviluppo della Conferenza di consenso si basa sui criteri proposti dal Manuale metodologico pubblicato dall’Istituto superiore di sanità nel 2013. Lo stesso Istituto contribuirà ai lavori del comitato tecnico scientifico. «È un endorsement decisamente importante – osserva Boldrini – giustificato dall’importanza del tema trattato, che l’Iss ha preso da tempo in considerazione».
Nel frattempo sono stati definiti i componenti del comitato tecnico scientifico, che comprende, oltre all’Iss, rappresentanti di società medico scientifiche, di associazioni di professionisti di area riabilitativa, di rappresentanti di area bioingegneristica, delle associazioni di persone con disabilità, del mondo delle imprese del settore, nonché esperti di area economica, bioetica, di Health Technology Assessment. Compiti del comitato in questa prima fase sono in particolare la definizione finale del panel degli stakeholder, la predisposizione dei quesiti da sottoporre alla giuria, la definizione dei gruppi di lavoro per la predisposizione dei documenti preparatori.
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia
fonte: www.orthoacademy.it
Troppi over 65 non ricordano di prendere i farmaci: i nipoti possono ricordarlo come dimostra la campagna Io aderisco, tu che fai
Nel nostro Paese gli over 65 sono spesso “distratti” e dimenticano di assumere regolarmente i farmaci. In particolare si registra una bassa aderenza alla terapia con gli antidepressivi (44%), le statine per il controllo del colesterolo (41%) e medicinali contro l’ipertensione (37%). Una tendenza che può essere estremamente pericolosa per la salute soprattutto durante la terza età. Ma a convincere gli italiani, non più giovanissimi, a prendere assiduamente le pillole possono essere d’aiuto i nipoti. E’ questo il principio su cui si basa la campagna nazionale Io aderisco, tu che fai promossa dal Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia (CIAT) che riunisce oltre 20 società scientifiche, 3 federazioni di medici, sindacati, associazioni di pazienti e rappresentanti delle istituzioni. In occasione dell’VIII Congresso Nazionale di Senior Italia FederAnziani a Rimini sono presentati quattro spot con protagonista un testimonial d’eccezione: Claudio Lippi.
Nei filmati si vede come la nipotina ricorda al presentatore televisivo di prendere regolarmente le medicine. Saranno proiettati sulle principali emittenti nazionali e diffusi on line. “Solo la metà dei pazienti assume i farmaci secondo le modalità corrette – afferma il prof. Vincenzo Mirone, Responsabile Scientifico di CIAT e Ordinario di Urologia Università Federico II Napoli -. Questa cattiva abitudine tende a crescere tra gli over 65 che sono la popolazione che presenta condizioni cliniche più sfavorevoli. La scarsa o bassa aderenza determina gravi conseguenze che a volte possono essere anche fatali. Oppure causano nuove ospedalizzazioni o la prescrizione di ulteriori cure per malattie che potrebbero invece essere controllate e gestite. Abbiamo quindi deciso di avviare, per la prima volta nel nostro Paese, un grande progetto educazionale che metta al centro l’uso corretto e costante delle terapie prescritte dal medico di famiglia o dallo specialista”. Il “Patto Generazionale” tra nonni e nipoti si rafforzerà con una nuova iniziativa interamente rivolta agli studenti. Verrà avviato un concorso a cui parteciperanno studenti delle scuole medie ed elementari. La sfida consiste nel realizzare degli elaborati su questo tema dedicati ai nonni.Verrà poi consegnato alle varie classi partecipanti materiale informativo (opuscoli, locandine, poster) che si aggiunge a quello già distribuito, negli ambulatori medici e farmacie della Penisola, durante la prima fase della campagna CIAT. “Promuovere l’aderenza terapeutica a 360 gradi significa investire nel futuro – aggiunge il dott. Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani -. Questo progetto coinvolge l’intera famiglia dai nipoti fino ai nonni passando per i genitori. Non è mai troppo presto, o troppo tardi, per comprendere l’importanza di seguire scrupolosamente le indicazioni terapeutiche impartite. Questo vale ancora di più in una società, come la nostra, che tende ad invecchiare e ad ammalarsi sempre di più. Si calcola, infatti, che entro il 2028 i pazienti cronici nel nostro Paese ammonteranno a circa 25 milioni. Per assisterli la spesa totale sarà di oltre 70 miliardi di euro”. Io aderisco, tu che fai prevede inoltre delle attività dedicate anche agli addetti ai lavori tra cui una piattaforma on line per la formazione dei medici. “Controllare la corretta assunzione di farmaci e medicinali sarà un aspetto sempre più rilevante della nostra professione – sottolinea Antonio Magi, Segretario Generale SUMAI Assoprof -. Oltre ad approfondire le nostre competenze specifiche va soprattutto migliorato il dialogo con i pazienti e gli assistiti. Dobbiamo riuscire a trovare le modalità più appropriate ed efficaci per far comprendere che i benefici apportati da un farmaco non sono inferiori all’impegno richiesto per seguire la terapia”.
Il CIAT è nato nel gennaio del 2019 con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione, i pazienti, i caregivers, le istituzioni e i politici sull’importanza della aderenza terapeutica. Questo fenomeno interessa anche tre patologie molto serie come il cancro, l’artrite reumatoide e l’ipertensione. “Anche tra i pazienti colpiti da tumore riscontriamo spesso questo grave problema – afferma Antonio Russo, Tesoriere Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Si calcola che fino al 30% delle terapie orali non vengono portate a termine e ben il 50% dei trattamenti non viene assunto così come indicato. I livelli più bassi sono registrati tra le persone più svantaggiate da un punto di vista culturale o economico. Intervenire e sensibilizzare il caregiver al momento delle dimissioni del malato dalla struttura sanitaria è fondamentale. Può essere questa la chiave di volta per combattere efficacemente il fenomeno”. “Ben il 40% dei malati con artrite reumatoide non assume regolarmente le cure – aggiunge Luigi Sinigaglia, Presidente Nazionale della SIR (Società Italiana di Reumatologia) -. C’è ancora troppa sottovalutazione della reale gravità di questa malattia per la quale esistono trattamenti innovativi che consentono di controllarla e garantiscono, al tempo stesso, una buona qualità di vita. Per essere efficaci però devono essere assunti regolarmente seguendo tutte le indicazioni fornite dallo specialista. Un primo passo per favorire l’aderenza deve essere una maggiore condivisione delle scelte terapeutiche e quindi va instaurato un dialogo corretto con il paziente”. “Il 50% degli italiani over 65 soffre di ipertensione – conclude il prof. Enrico Agabiti Rosei, Past President della European Society of Hypertension ESH -. E’ una patologia per la quale sono disponibili cure efficaci e di provata sicurezza. Tuttavia a volte riscontriamo riacutizzazioni del disturbo dovute anche alla non corretta assunzione delle terapie. E’ una situazione inaccettabile per cui dobbiamo lavorare, insieme agli altri specialisti, per risolvere un problema in costante aumento”.
A CIAT aderiscono:
AIAC (Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione)
AIMO (Associazione Italiana Medici Oculisti)
AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica)
AIUG (Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e Pavimento pelvico)
CARD (Società Scientifica delle Attività Sociosanitarie Territoriali)
ETHESIA (Centro Ricerche di Pneumologia Geriatrica)
Federfarma (Federazione Nazionale Unitaria Titolari di Farmacia)
FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia)
FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri)
FIRMO (Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso)
FISM (Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane)
FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri)
FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche)
Fondazione AIOM
Fondazione Insieme Contro il Cancro
SENIOR ITALIA FEDERANZIANI
SICGE (Società Italiana di Cardiologia Geriatrica)
SIDEeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse)
SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa)
SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa)
SIP (Società Italiana di Pneumologia)
SIPG (Società Italiana di Psichiatria Geriatrica)
SIR (Società Italiana di Reumatologia)
SIU (Società Italiana di Urologia)
SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani)
SUMAI Assoprof (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale)
fonte: www.corrierenazionale.it
Salute e riabilitazione, oggi si celebra la Giornata Nazionale del Fisiatra
fonte:www.trnews.it
Fisiatra: chi è, cosa cura? Da oggi un numero verde
Tra ortopedia, riabilitazione e cura della persona; contro i ciarlatani e le fake news una giornata nazionale e un numero verde da chiamare per sapere a cosa serve la fisiatria.
Fisiatra: chi è questo medico? Per molti è una figura sconosciuta o dai contorni incerti, non si sa bene cosa fa e neppure a che serve questa branca medica. Per farsi conoscere meglio, i fisiatri stessi annunciano l’iniziativa della prima Giornata nazionale del fisiatra e l’introduzione di un numero verde che spiegherà a tutti le funzioni di questa specialità e perché sono utili, anzi necessarie.
Spiega tutto ad Adnkronos Salute il dottor Pietro Fiore, presidente della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer). «Un filo diretto con i cittadini per aiutarli a capire cosa fare in caso di dolore o disabilità, ma anche per smascherare fake news e metodi miracolosi spacciati da ciarlatani che ormai inondano la rete, causando danni ai pazienti e illudendoli con finte terapie che rubano solo soldi: dalle cellule staminali per curare la Sla all’elettro-stimolazione del midollo, fino ai disperati viaggi in Cina per trovare una soluzione che in realtà non c’è».
Per questo la categoria ha deciso di indire, il prossimo 15 novembre la prima Giornata nazionale del fisiatra e di aprire un apposito numero verde 800.766.403. Queste iniziative saranno accompagnate da un’attività sui social con l’hashtag #ilfisiatrafaladifferenza.
Il numero verde – spiega il dottor Fiore – «sarà un filo diretto dedicato a tutte le persone che vogliono approfondire i temi o anche porre domande sulla disabilità causata dalle diverse affezioni patologiche o dal dolore in ambito neuromuscolare, osteoarticolare, cognitivo-relazionale, biomeccanico-ergonomico. E certamente servirà anche a chiarire dubbi e a fornire dati corretti su tanti campi che oggi sono oggetto di informazioni non fondate, se non vere e proprie fake news».
Ma perché le fake news e i ciarlatani preoccupano tanto la categoria? Ecco la risposta, sempre per bocca del presidente della Simfer: «La nostra professione è nata dall’ortopedia e si occupa delle patologie muscolo-scheletrico e dell’aiuto alle disabilità. I fisiatri sono i medici del funzionamento della persona; lo scopo della Medicina fisica e riabilitativa è aiutare chi soffre di limitazioni nelle normali attività quotidiane a causa di disturbi o malattie, a recuperare il maggior grado di autonomia e funzionalità».
Una volta chiarito che il fisiatra non è un ortopedico e ha delle funzioni proprie e precise, sorge la domanda: quando occorre rivolgersi al fisiatra? Risponde sempre la Simfer con un elenco dettagliato delle patologie:
1) Disabilità di origine muscolo scheletrica (artrosi, traumi scheletrici, tendinopatie, osteoporosi, fibromialgia, lombalgie, cervicalgie; 2) Disabilità di origine neurologica (ictus, malattia di Parkinson, sclerosi multipla, traumi cranioencefalici, lesioni del midollo spinale, paralisi cerebrali infantili, malattie neurodegenerative); 3) Disabilità dovuta a condizioni dolorose di diversa origine; 4) Disabilità di origine respiratoria (broncopatie croniche, fibrosi cistica); 5) Disabilità di origine cardiaca (esiti di infarto cardiaco, scompenso); 6) Disabilità dovuta all’invecchiamento fisiologico; 7) Disabilità dovuta a tumore o a esiti delle cure per tumore.
Chiarito questo, risulta facile capire che – continua il dottor Fiore – «Il fisiatra non cura la malattia di una persona, ma ‘la persona che ha una malattia‘ e che per questo soffre di una limitazione funzionale; tiene conto non solo degli aspetti biologici, ma anche di quelli personali, sociali e psicorelazionali».
Ed ecco quindi il concetto da tenere a mente: «La riabilitazione non si fa alle persone, ma con le persone; per
questo il fisiatra, come tutti i professionisti della riabilitazione, adotta un atteggiamento di supporto e aiuto, non prescrittivo, e predilige il lavoro in team, di cui la persona servita è il primo componente”.
fonte:www.laleggepertutti.it
Medicina riabilitativa, il 15 novembre la prima Giornata nazionale della Fisiatria
6 Novembre 2019
Buone notizie per la Fisiatria e per i fisiatri. Il 15 novembre la Simfer ha istituito la Prima giornata nazionale del Fisiatra. Per l'occasione la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer), che raccoglie i medici fisiatri italiani, ha attivato il Numero Verde di pubblica utilità 800.766.403 per offrire ai cittadini informazioni sulla Fisiatria. L'istituzione di questa giornata è una vittoria perché fa arrivare a tutti il messaggio di quanto effettivamente la Fisiatria sia una specialità dall'utilità trasversale. Fisiomedica Santanna per celebrare l'occasione offre uno sconto del 10% sulle prime visite.
fonte:www.liberoquotidiano.it
Il 15 novembre la prima Giornata nazionale del Fisiatra. Simfer attiva numero verde per i cittadini
Tra circa due settimane si celebrerà una giornata interamente dedicata per la prima volta ai medici fisiatri italiani. Per questa occasione la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer), che raccoglie i medici fisiatri italiani, ha attivato il Numero Verde di pubblica utilità 800.766.403 per offrire ai cittadini informazioni sulla Fisiatria.
30 OTT - Una giornata interamente dedicata per la prima volta ai medici fisiatri italiani, con un numero verde per le persone che si trovano in situazione di disabilità e vogliono ricevere informazioni sui servizi riabilitativi. Si terrà venerdì 15 novembre 2019 la prima Giornata nazionale del Fisiatra, nell’ambito del già esistente World Physiatry Day, nato nel 2016 negli Stati Uniti a cura dell’Aapmr, American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation. Il tema della giornata mondiale quest’anno è “Team Physiatry”, per mettere in luce il fatto che il fisiatra è un medico che opera per definizione in un team interprofessionale e interdisciplinare e lo coordina nella realizzazione del progetto riabilitativo avendo come obiettivo il massimo recupero delle funzioni e abilità della persona.
Per questa occasione la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer), che raccoglie i medici fisiatri italiani, ha attivato il Numero Verde di pubblica utilità 800.766.403 per offrire ai cittadini informazioni sulla Fisiatria, «un numero», spiega il presidente Simfer professor Pietro Fiore, “dedicato a tutte le persone che vogliono approfondire i temi o anche porre domande sulla disabilità causata dalle diverse affezioni patologiche e/o dal dolore in ambito neuromuscolare, osteoarticolare, cognitivo-relazionale, biomeccanico-ergonomico”. E certamente servirà anche a chiarire dubbi e a fornire dati corretti su tanti campi che oggi sono oggetto di informazioni non fondate, quando non a vere e proprie fake news.
Nell’occasione verrà lanciato anche l’hashtag #ilfisiatrafaladifferenza (e in versione inglese #thephysiatristmakesthedifference) «per evidenziare proprio», spiega sempre il presidente Simfer, “il ruolo irrinunciabile e il valore aggiunto che questa specialità offre, in un panorama in cui troppo spesso si ricorre direttamente a figure professionali specifiche, quando non dalla qualificazione dubbia”.
La Simfer, Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, è la più importante Società scientifica nazionale del settore della riabilitazione; ne fanno parte circa 3000 medici specialisti fisiatri in tutte le regioni d’Italia. I Fisiatri sono medici “del funzionamento della persona”. Lo scopo della Medicina Fisica e Riabilitativa è aiutare chi soffre di limitazioni nelle normali attività quotidiane a causa di disturbi o malattie a recuperare il maggior grado di autonomia e funzionalità
Un comune mal di schiena può impedirci di camminare, vestirci da soli o guidare l’auto; situazione questa che fortunatamente ci affligge per pochi giorni nella maggior parte dei casi; si tratta delle cosiddette disabilità transitorie. In altri casi, invece, la malattia può determinare disabilità permanenti, come nel caso dell’ictus, dell’infarto cardiaco, dei traumi del cervello o del midollo spinale, delle condizioni di dolore cronico; in altri ancora può portare a disabilità ingravescenti, come nel caso di sclerosi multipla, artrite reumatoide, malattia di Parkinson, alcuni tumori, o in presenza di molte diverse malattie nella stessa persona.
Queste malattie – assai diffuse anche nel nostro Paese, hanno cause molto diverse, e possono interessare organi diversi del nostro corpo; ciò che le accomuna è il fatto che determinano una limitazione funzionale, cioè una difficoltà a svolgere le attività considerate abituali per le persone di una determinata età.
“Sono proprio queste limitazioni», precisa il professor Fiore, «che spesso portano le persone a riconoscersi come malate e a ricorrere ai servizi sanitari; per la maggior parte degli italiani, secondo il Censis, il concetto di “salute” è legato proprio alla capacità di svolgere le normali attività”.
Rispetto al tradizionale aspetto “curativo” dell’intervento sanitario, è sempre più avvertita l’importanza di quello “abilitativo-riabilitativo”, che riguarda il recupero ed il mantenimento di autonomia e capacità di svolgere le proprie attività negli ordinari ambienti di vita
fonte:www.quotidianosanita.it
Nomenclatore tariffario ausili e protesi: un momento di formazione
Sono già passati 2 anni dall'emanazione dei nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza) e del Nomenclatore Tariffario degli ausili e delle protesi, ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, compresi i Servizi di protesica della aziende USL concessi in uso alle persone a cui è stata riconosciuta una invalidità (carrozzine, protesi, scarpe ortopediche, ausili per la comunicazione, letti ortopedici...).
UN AGGIORNAMENTO A MACCHIA DI LEOPARDO
Come sappiamo, l’applicazione del nuovo nomenclatore è a singhiozzo (senza considerare il fatto che non sono ancora state aggiornate le relative tariffe). In particolare, la novità del settore degli ausili tecnologici (ICT) fa sì che gli uffici dell'assistenza protesica si trovano ad affrontare criticità derivanti da un mercato in costante e rapida evoluzione e l'utilizzo di procedimenti amministrativi lunghi e complessi. Stante la situazione, gli attori del processo di fornitura richiedono un'informazione specifica sugli ausili innovativi contemporaneamente all'aggiornamento costante delle procedure prescrittive e le prassi amministrative, in modo da stabilire con correttezza le modalità di acquisizione e sostenibilità della spesa.
UN LABORATORIO PER CONFRONTARSI
Per far fronte a ciò, la scuola Umbra di Amministrazione Pubblica in collaborazione con GLIC (Rete italiana che riunisce 30 centri ausili tecnologici), SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione), FARE (Federazione delle Associazioni Regionali Economi e Provveditori della sanità), organizza, il 6 novembre 2019, un laboratorio di confronto e scambio di buone pratiche tra esperti e addetti ai lavori, incentrato sulle procedure di acquisto tecnologico da parte dell'utente finale: il "Laboratorio di confronto sull'assistenza protesica. Le procedure amministrative per l'acquisizione - classi 22 e 24".
COME ISCRIVERSI
L'evento, che si svolgerà a Villa Umbra (loc. Pila), è rivolto nello specifico a direttori amministrativi, direttori di distretto, dirigenti e funzionari degli uffici assistenza protesica, medici prescrittori e operatori e funzionari che lavorino nel campo dell'assistenza protesica.
Le iscrizioni sono aperte fino a sabato 2 novembre e la partecipazione è gratuita.
Qui il modulo di iscrizione e il programma completo.
fonte:www.disabili.com
Il Museo Leonardiano presente al congresso SIMFER a Firenze 27 settembre 2019 16:38AttualitàFirenze Facebook4TwitterWhatsAppE-mail Museo Leonardiano di Vinci Sarà presente anche il Museo Leonardiano al congresso di SIMFER, la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa che dà voce ai medici fisiatri di tutta Italia e che si terrà al Palazzo dei Congressi di Firenze dal 29 settembre al 2 ottobre. In occasione della ricorrenza del 500esimo anniversario della morte di Leonardo, il SIMFER ha infatti voluto ispirare l'appuntamento nazionale alla celebre citazione leonardiana “il moto è causa di ogni vita”. Per tale ragione, la società medica ha chiesto la partecipazione del Museo Leonardiano con un intervento dedicato al genio di Vinci che sarà a cura della direttrice dell’ente culturale vinciano, Roberta Barsanti. Al congresso parteciperanno circa 1.000 persone, provenienti dall’Italia e dal mondo, le sessioni saranno 45 e i relatori circa 240. Nelle aree in cui si svolgerà la manifestazione sarà presente il museo, con uno spazio informativo dedicato al percorso museale di Vinci, mentre nel programma del congresso è stata inserita la possibilità per i partecipanti di fare una visita a Vinci e alle sue emergenze culturali. L'intervento della direttrice Barsanti è previsto domenica 29 settembre alle ore 18, nel corso della sessione inaugurale del congresso. Fonte: Comune di Vinci - Ufficio Stampa
fonte:www.gonews.it
allegato
La società scientifica guarda alla ricerca per verificare l’efficacia dei trattamenti, in un percorso che porterà alla definizione delle linee guida in ambito riabilitativo. Intanto affronta il tema dei posti letto post-acuzie e spinge per la SDO-R
La recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato il decreto ministeriale 70 del 2015, nella parte in cui fissa il numero di posti letto per la neuro-riabilitazione, ha avuto un’importante risonanza mediatica.
Al di là del tema specifico, ha portato alla ribalta i temi della rilevanza dell’assistenza riabilitativa, dell’organizzazione delle reti dei servizi riabilitativi a livello nazionale e regionale e della necessità di azioni programmatorie organiche, non settoriali e di lungo respiro, volte al miglior soddisfacimento dei bisogni degli assistiti e delle loro famiglie in tutte le fasi del percorso riabilitativo. Lo afferma in un comunicato la Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer) e con il suo presidente Pietro Fiore, docente di Medicina fisica e riabilitativa all’Università di Bari, abbiamo approfondito questo e alcuni dei temi più attuali della disciplina.
Presidente, Simfer è stata inclusa nell’elenco delle società scientifiche abilitate a produrre linee guida, avete già iniziato a lavorarci?
Sì, la Società italiana di medicina fisica e riabilitativa ha già avviato un percorso ben determinato per la stesura di linee guida in ambito riabilitativo. Numerose sono le attività preparatorie a supporto di questo iter, piuttosto lungo e complesso, che necessita anche della collaborazione con altre società scientifiche. Una prima fonte di evidenze attualmente disponibili è data dalle “Linee guida in riabilitazione” prodotte dal professor Valter Santilli e dai suoi colleghi dell’Università “La Sapienza” di Roma, che costituiscono un fondamentale punto di partenza per la stesura di linee guida e per l’individuazione di best practice, che saranno condivise nei prossimi mesi dal comitato scientifico della società.
La Simfer si può avvalere anche delle best practice che sono emerse dalle consensus conference sulle gravi cerebrolesioni acquisite, sulla riabilitazione neurospicologica, sulla somministrazione intratecale di farmaci antispastici nelle persone con lesioni del midollo spinale, sugli interventi riabilitativi nelle persone con paralisi cerebrale infantile, sui dimorfismi del rachide (scoliosi), sulle cervicalgie e, recentemente, sull’impiego della robotica e delle terapie fisiche in medicina riabilitativa. Si possono anche elencare le varie multicentriche sulle paraosteoartropatie (Poa) nelle gravi cerebrolesioni acquisite, sul ruolo dei deficit cognitivi nel recupero motorio post-stroke, sull’efficacia del training robotico per il recupero dell’arto superiore e del cammino nel post-stroke, sull’efficacia del training con la transcranial direct current stimulation (tDCS) per il recupero motorio post-stroke.
Come già riferito, alcune di queste attività sono state coordinate dalla Simfer, altre sono state realizzate in collaborazione e con il supporto di altre società scientifiche.
Ricerca scientifica in riabilitazione. Si sta espandendo oppure le difficoltà dovute alla particolarità della disciplina la frenano ancora?
La medicina fisica e riabilitativa, come tutte le discipline mediche, deve basarsi su un pilastro fondamentale costituito dalle evidenze scientifiche e dalla ricerca, cercando di liberarsi dall’empirismo. Tale necessità viene evidenziata nel Piano di indirizzo della riabilitazione del 2011, in cui viene dedicato un ampio spazio alla ricerca scientifica in ambito riabilitativo.
Uno degli obiettivi principali del mio mandato in qualità di presidente è proprio quello di favorire, potenziare e sostenere la ricerca, che è necessaria in medicina fisica e riabilitativa per comprendere le cause, i fattori che consentono la ripresa della funzione e le conseguenze della disabilità, per dimostrare l’utilità di ogni intervento riabilitativo, per giustificare, nel tempo della spending review, l’appropriatezza, l’efficacia e l’efficienza e i costi, e infine per proporre modelli di cura e di presa in carico della disabilità.
La Simfer svolge da tempo un supporto fondamentale per la valorizzazione della Evidence based medicine (Ebm) in riabilitazione: l’Ejprm (European Journal of Physical Rehabiltation Medecine), con articoli di soci e di altri ricercatori europei, pubblica i risultati di interessanti studi clinici in ambito riabilitativo, Il Giornale italiano di medicina riabilitativa presenta le diverse attività di ricerca dei gruppi e delle sezioni speciali della società; inoltre, collaboriamo con la Cochrane Italian Rehabilitation per le revisioni sistematiche della letteratura scientifica. Un’altra attività a sostegno della ricerca è l’organizzazione del “Corso sulla metodologia della ricerca in Mfr”, importante appuntamento annuale per i giovani fisiatri.
Il modello rigido degli studi randomizzati controllati è difficilmente applicabile in riabilitazione: gli interventi sono complessi e articolati, influenzati da variabili psicologiche e sociali della persona disabile, dalla relazione paziente-terapeuta, dalla difficoltà a valutare in modo oggettivo l’effetto del trattamento e soprattutto da problematiche di natura etica.
Altri modelli sperimentali o osservazionali, se ben condotti, consentono di trarre conclusioni valide, ad esempio studi controllati non randomizzati, studi osservazionali prospettici, analisi delle serie temporali… Le revisioni sistematiche della letteratura sono la prima fonte affidabile in cui cercare informazioni sull’efficacia dei trattamenti. Il modello della Ebm è applicabile se ai dati di efficacia dei trattamenti si integrano e si affiancano altri aspetti come la fattibilità, le preferenze del paziente e l’esperienza del riabilitatore.
La sfida per la medicina fisica e riabilitativa è quella di produrre modelli sperimentali convincenti e idonei a dimostrare l’efficacia del nostro operare.
C’è molta confusione sulla quantità dei posti letto da assegnare alla post-acuzie e alla riabilitazione. Ci può fare un quadro della situazione attuale e delle principali criticità?
Il recente decreto del ministero della Salute numero 70 del 2015 (noto come decreto Balduzzi) è il principale riferimento per il ridisegno dell’offerta complessiva dell’assistenza sanitaria e ha individuato standard minimi per le strutture ospedaliere della post-acuzie (riabilitazione e lungodegenza) e cioè 0,7 per mille dei posti letto: rispettivamente 0,5 alla riabilitazione e 0,2 per mille alla lungodegenza.
A tal proposito va evidenziato che il DM 70/2015 non definisce i requisiti tecnologici, organizzativi e strutturali delle strutture assegnate alla post-acuzie (requisiti ben espressi, nel medesimo decreto, per le altre discipline) e nemmeno i posti letto per il codice 28 (unità spinale). La confusione è causata proprio dalla mancanza di standard e da un numero fisso di posti letto dedicati alla post-acuzie su tutto il territorio nazionale. Infatti ogni Regione, in autonomia, definisce il numero dei posti letto ospedalieri per la post-acuzie; in tal modo abbiamo un numero di posti letto differenti tra le Regioni in piano di rientro e quelle “virtuose”. Alcune Regioni prevedono un numero inferiore di posti letto ospedalieri attribuendone altri alle strutture extraospedaliere ex articolo 26 (con requisiti differenti dalle strutture ospedaliere) o in alcuni casi agli ospedali di comunità (al posto della lungodegenza).
Altre criticità sono la mancanza di una continuità assistenziale tra ospedale e territorio; la permanenza, nei centri di riabilitazione ospedalieri, delle persone con disabilità cronica grave per diversi mesi; l’incremento dei ricoveri inappropriati nei vari setting assistenziali (fenomeno che qualcuno definisce “riabilitazione da scarico”); l’incremento dei ricoveri in altre Regioni (mobilità esterna passiva); la scarsa disponibilità dei parenti ad accogliere a domicilio persone non autosufficienti con grave disabilità per ragioni economiche e sociali.
Quali soluzioni proponete per superare le criticità del sistema?
La Simfer propone che venga stabilito un numero congruo, in tutto il territorio nazionale, di posti letto per la post-acuzie ospedaliera (almeno 0,6 per mille per il codice 56 e lo 0,004 per mille per il codice 75). Inoltre chiediamo che sia applicato l’articolo 44 comma 2 del Dpcm del 12 gennaio 2017 (definizione nuovi Lea) che prevede l’individuazione, da parte del fisiatra, del setting appropriato per l’inserimento del disabile nelle strutture della post-acuzie sia ospedaliere che extra-ospedaliere, con specifici progetti riabilitativi individuali al fine di evitare ricoveri inappropriati e programmando trasferimenti in tempi utili, evitando lunghe attese; è necessario che in ogni Regione sia presente e attiva tutta la rete dei servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali di assistenza per tutte le disabilità, specialmente per le malattie croniche, e soprattutto dei servizi ambulatoriali, per casi semplici e complessi, utili a evitare il ricorso all’ospedalizzazione.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
SCHEDA DI DIMISSIONE OSPEDALIERA RIABILITATIVA (SDO-R): È IN CORSO UN TAVOLO TECNICO AL MINISTERO_Fin dal 2012, la Simfer si è fatta promotrice dell’istituzione di una scheda di dimissione ospedaliera riabilitativa e recentemente, nel corso di una brainstorming societaria interamente dedicata a questo argomento, è stata ribadita la necessità di inviare un documento al ministero della Salute per sollecitare l’avvio di un tavolo tecnico.
In tale occasione è stato prodotto un documento conclusivo in cui veniva sottolineata la necessità di perseguire criteri uniformi a livello nazionale per la descrizione delle attività riabilitative (di interesse primario per il paziente, il ministero e le società scientifiche), di produrre linee guida per la codifica e di sviluppare idonee iniziative di formazione. È stata anche evidenziata l’utilità di inserire indicatori funzionali negli ordinari flussi informativi, tanto che nella recente classificazione ICD-11 dell’Organizzazione mondiale della sanità sono inseriti specifici campi relativi al functioning (funzionamento).
Come spiega il presidente Simfer Pietro Fiore, la struttura di una Sdo orientata a elementi riabilitativi dovrebbe articolarsi nei seguenti blocchi informativi: l’utilizzo omogeneo delle codifiche ICD9-CM in grado di rappresentare sia la patologia principalmente responsabile del bisogno riabilitativo che le condizioni concomitanti e interagenti che caratterizzano il caso; l’inserimento di indicatori basati su scale funzionali (per esempio l’indice di Barthel, la scala Rankin e la Rehabilitation Complexity Scale); l’inserimento di un numero selezionato di codici Icf, tratti dalle indicazioni recentemente emerse a livello internazionale; l’adeguata valorizzazione della descrizione del setting di destinazione alla dimissione, nella continuità del percorso riabilitativo.
«Riferisco con soddisfazione – ci ha detto Fiore – che è stata accolta favorevolmente la richiesta dell’istituzione di un tavolo tecnico sulla SDO-R presso il dipartimento Programmazione del ministero della Salute, che è stato avviato già da qualche mese, con la partecipazione attiva di tutte le società scientifiche, ed è tuttora in corso».
Renato Torlaschi
fonte:www.orthoacademy
allegato
Al congresso nazionale Simfer di Firenze si parla anche della nuova fisiatria interventistica, che sfrutta le potenzialità delle procedure infiltrative inserendole, diversamente da altri specialisti, in un contesto riabilitativo più ampio e articolato
Dopo aver ospitato le edizioni del 1990 e del 2006, Firenze torna quest’anno a essere la cornice del congresso nazionale della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa (Simfer), dal 29 settembre al 2 ottobre, con la presidenza di Pietro Pasquetti, primario della Struttura complessa di riabilitazione presso l’Azienda ospedaliera universitaria Careggi e docente di Medicina fisica e riabilitazione presso l’ateneo del capoluogo toscano.
Tra i principali temi discussi durante il congresso Pasquetti sottolinea la gestione riabilitativa della cronicità, gli aspetti di ricerca scientifica riabilitativa in funzione della stesura di linee guida e la fisiatria interventistica. Al professore fiorentino abbiamo chiesto di parlarci di questa disciplina, che richiede una precisa manualità e l’uso di diagnostica non solo ecografica e che riveste un ruolo sempre più professionalizzante, anche nella prospettiva occupazionale futura dei giovani fisiatri.
Dottor Pasquetti, con il termine “fisiatria interventistica” ci si riferiva, in senso stretto, al fisiatra esperto nel trattare il dolore della colonna vertebrale e le radicolopatie; questa definizione è ancora valida?
La fisiatria interventistica è una branca della medicina fisica e riabilitativa che, dopo aver trovato un consenso sempre più ampio nella comunità scientifica dei Paesi anglosassoni e in particolare negli Stati Uniti, dov’è nata, si sta progressivamente diffondendo negli ultimi anni anche in Europa e in Italia.
Il concetto di fisiatria interventistica ha subito peraltro negli anni dei cambiamenti in relazione all’ampliamento degli orizzonti terapeutici della disciplina: con il termine interventional physiatry (o spine interventional physiatry) inizialmente si faceva riferimento al «trattamento del dolore della colonna vertebrale e delle radicolopatie mediante procedure quali blocchi nervosi, infiltrazioni intra-articolari, infiltrazioni epidurali, anuloplastica elettrotermica intradiscale, infiltrazioni dell’articolazione sacro-iliaca, ablazione nervosa, discografia lombare e blocchi simpatici» (1).
Attualmente invece la fisiatria interventistica abbraccia sostanzialmente tutte le procedure infiltrative/iniettive dell’apparato osteo-mio-articolare nei vari distretti anatomici, eseguite prevalentemente mediante l’ausilio di opportune guide, in particolare quella ecografica, in modo da ottenere una terapia mirata a livello del target terapeutico desiderato. In estrema sintesi, il concetto basilare è che la fisiatria interventistica si inserisce in un più globale progetto riabilitativo individuale (Pri), in cui il piatto forte resta sempre l’associata prescrizione di esercizio terapeutico personalizzato.
Ci può descrivere le principali caratteristiche di queste procedure?
Le infiltrazioni intra-articolari sono tra le procedure più frequentemente effettuate negli ambulatori fisiatrici. Certamente il fisiatra ha nel proprio Dna culturale e nel proprio bagaglio tecnico l’idoneità per poter somministrare la “minichirurgia dell’ago” in ambito osteo-mio-articolare, ma l’elemento caratterizzante è che egli rappresenta l’unica figura medica competente per inserire questa terapia antalgica in un più ampio percorso riabilitativo: infatti, nell’ottica della medicina riabilitativa interventistica, l’atto infiltrativo deve essere sempre inscritto in un progetto riabilitativo di più ampio respiro.
Le condizioni patologiche trattate con queste procedure interventistiche mininvasive ambulatoriali sono molteplici – per citarne alcuni esempi, le artropatie degenerative e le tendinopatie inserzionali calcifiche nei vari distretti articolari dell’organismo – e numerose sono le tipologie di tecniche impiegate, come ad esempio le infiltrazioni eco-guidate con acido ialuronico, cortisonici o gel piastrinici (Prp).
Come può fare il fisiatra per formarsi e acquisire le competenze necessarie per operare in fisiatria interventistica?
Il crescente interesse per questa disciplina ha portato negli ultimi anni al fiorire di numerosi corsi teorico-pratici per l’approfondimento di queste tematiche e alla nascita, nel contesto della Simfer, di una specifica sezione di fisiatria interventistica nonché alla creazione negli ultimi anni della società scientifica Simrrim (Società italiana di medicina riabilitativa rigenerativa interventistica multidisciplinare): entrambe promuovono l’aggiornamento scientifico e la formazione in questo settore per i colleghi fisiatri. È chiaramente auspicabile che questa disciplina trovi sempre più lo spazio che merita anche nel contesto della formazione universitaria specialistica in medicina fisica e riabilitativa.
Numerose procedure caratterizzanti la fisiatria interventistica, come evidenziato anche dall’American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation, richiedono infatti un percorso di formazione specifico dedicato e certificato in ambiti universitari.
Quindi la fisiatria interventistica è in crescita?
La diffusione di questa disciplina è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni. Ciò è in parte correlato alla comprensione del presupposto che, per offrire migliori risultati e fornire maggiori benefici nella cura del paziente sottoposto a tali procedure interventistiche mininvasive, è spesso opportuno associarvi un adeguato programma riabilitativo individualizzato che agisca sinergicamente ad esse, potenziandone gli effetti: da qui l’importanza del ruolo del fisiatra per quei pazienti in cui sono indicate queste terapie mininvasive e la sua centralità quale specialista in grado sia di prescrivere che di eseguire tali procedure in un contesto di riabilitazione e di presa in carico globale del paziente, mantenendo comunque un approccio multidisciplinare e di collaborazione con altri professionisti e medici specialisti che operano in settori affini o complementari.
È inoltre da sottolineare che la fisiatria interventistica riveste un ruolo sempre più professionalizzante, anche e soprattutto nella prospettiva occupazionale futura dei giovani fisiatri.
Qual è il ruolo dell’ecografia in fisiatria interventistica?
Nell’ambito della fisiatria interventistica, uno dei denominatori comuni di molte delle tecniche utilizzate è l’impiego dell’ecografia muscolo-scheletrica, originariamente destinata a scopi esclusivamente diagnostici e oggi sempre più diffusa come guida di svariate procedure terapeutiche. Le procedure eco-guidate sono finalizzate a realizzare un trattamento i cui effetti, in molti casi di tipo antalgico, siano selettivi, mirati e soprattutto maggiormente efficaci rispetto a quelli ottenibili in assenza di guida ecografica. Il razionale delle tecniche eco-guidate che rientrano nell’ambito della fisiatria interventistica è quello di minimizzare il trauma procedurale sui tessuti e di ridurre i rischi di complicanze e i tempi di recupero, approcciandosi in sicurezza a trattamenti effettuabili negli opportuni ambienti ambulatoriali.
Quanto ampie sono le evidenze scientifiche in materia? Esistono linee guida affidabili o molto è ancora lasciato all’esperienza e alla sensibilità degli operatori?
Nel corso degli anni la terapia infiltrativa ha subito vari cambiamenti dovuti alla migliore comprensione dell’eziopatogenesi delle malattie oggetto di trattamento, nonché dei meccanismi d’azione delle sostanze e delle molecole già utilizzate e di quelle di nuovo impiego. Il razionale della terapia infiltrativa risiede nelle possibilità che essa offre di sfruttare al meglio le proprietà terapeutiche e le azioni farmacologiche della sostanza utilizzata, sia in termini di riduzione del dolore sia di azione diretta sui meccanismi biochimici e fisico-chimici che sostengono la patologia da cui è affetto il paziente.
La ricerca nel settore della fisiatria interventistica vive attualmente una fase di grande fermento e lo sforzo comune è quello di produrre, sulla base delle evidenze scientifiche e dei risultati di studi condotti sulla scia delle esperienze della pratica clinica, linee guide condivise in materia. Queste ultime peraltro già esistono; un esempio particolarmente significativo è quello delle “Linee guida ed evidenze scientifiche in medicina fisica e riabilitativa” redatte dai colleghi del gruppo di Valter Santilli, professore dell’Università “La Sapienza” di Roma, ma le continue innovazioni e sviluppi nel settore ci impongono un continuo aggiornamento scientifico con la conseguente necessità di aggiornare le nostre linee guida alla luce delle più recenti evidenze.
In una prospettiva di aggiornamento scientifico e di ricerca di evidenze auspichiamo in particolar modo che il prossimo congresso nazionale della Simfer, che abbiamo l’onore di ospitare a Firenze, possa rappresentare un utile momento di incontro e di crescita culturale per tutti quanti operano nel nostro settore.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia
1. Falco FJE, Narrow CM, Carbon JR, Martinez G, Frey MR. Fisiatria Invasiva. Secrets in Medicina Fisica e Riabilitazione. Cuzzolin Editore, 2005, 595-615
GESTIONE DELLA CRONICITÀ: SFIDA RIABILITATIVA E DI TUTTA LA SANITÀ_Il tema della gestione riabilitativa della cronicità rappresenta un altro dei temi chiave del congresso nazionale Simfer 2019. «La gestione riabilitativa della cronicità – sostiene Piero Pasquetti, presidente del congresso di Firenze – costituisce infatti una delle principali sfide del prossimo futuro in campo sanitario, così come l’organizzazione dei percorsi riabilitativi. La ricerca continua dell’appropriato progetto riabilitativo individuale è indubbiamente uno degli aspetti maggiormente significativi e qualificanti la nostra attività professionale specialistica, mediante soluzioni basate anche su tecnologie avanzate, ma sempre prendendo in considerazione gli aspetti umani, con l’obiettivo primario di migliorare la qualità della vita del paziente tramite efficaci sinergie terapeutico-riabilitative che mirino al benessere bio-psico-sociale della persona. Tanto è stato fatto in materia, tanto c’è ancora da fare – riflette Pasquetti –. Alla luce del continuo aumento dell’età media della popolazione e dell’incremento dell’incidenza e prevalenza delle patologie croniche, questo rappresenta uno dei principali aspetti “crocevia” non solo in ambito riabilitativo, ma anche più in generale in tema di salute e di cura della persona».
LE APPLICAZIONI DELLA FISIATRIA INTERVENTISTICA_I principali campi di applicazione della fisiatria interventistica sono la terapia del dolore rachideo cervicale e lombare, specialmente nei quadri sostenuti da ernie discali e artrosi, le tendinopatie (anche nelle forme complicate dalla presenza di calcificazioni, come nel caso della tendinopatia calcifica della spalla) e le infiltrazioni intra-articolari a livello di vari distretti articolari, specie in caso di patologia artrosica.
Le infiltrazioni rappresentano ormai una procedura specialistica ampiamente diffusa e consolidata nel trattamento di numerose malattie dell’apparato osteo-articolare e tendineo e dei tessuti molli peri-articolari. In ogni caso la terapia infiltrativa deve sempre essere preceduta da un accurato inquadramento clinico e diagnostico del paziente, identificando e valutando clinicamente la struttura anatomica da infiltrare, nonché pianificando adeguatamente il tipo di farmaco da somministrare per via iniettiva e la fase della malattia in cui eseguire la procedura sulla base della patologia e delle caratteristiche del singolo paziente.
fonte:www.orthoacademy
allegato
Alle Molinette la mano robotica per la riabilitazione dopo l'ictus
Il paziente potrà essere seguito dalla fase ospedaliera alla fase extra ospedaliera sino al domicilio
È una mano ma robotica: un esempio di tecnologia all'avanguardia che ora arriva alla Città della Salute di Torino grazie all'investimento di Reale Foundation, la fondazione corporate di Reale Group, con i Rotary Torino 150, Torino Polaris, Chivasso, St. Jean de Maurienne. A beneficiarne è il Centro di eccellenza di Medicina fisica di Riabilitazione universitaria delle Molinette diretto dal professor Giuseppe Massazza.
Recupero funzionale
La mano robotica 2.0 Gloreha per la diagnostica e la neuroriabilitazione post ictus è un processo di avanzamento tecnologico in campo riabilitativo: permetterà lo sviluppo del nuovo modello fisioterapico proposto dal professor Massazza, «Riabilita», fornendo moderne attrezzature per garantire l’accesso alle migliori cure riabilitative del paziente nel suo complesso.
Modalità di impiego
Il dispositivo trova applicazione su pazienti con paresi o plegia a seguito di lesioni al sistema nervoso centrale, a quello periferico o midollari, oltre che su pazienti affetti da deficit muscolo-scheletrici. Può essere utilizzato fin dalla fase precoce, accompagnando poi il paziente durante tutto il suo percorso riabilitativo. Non solo: i giochi interattivi per l'intero arto superiore e gli esercizi di stimolazione cognitiva si prestano ad un impiego anche nella fase più avanzata del percorso terapeutico; si punta a supportare la riabilitazione motoria dell'arto superiore ma anche a stimolare la plasticità neuronale del paziente.
Nuova filosofia
«Il progetto riabilitativo Individuale per le patologie neurologiche, grazie a Riabilita, acquisisce nuove tecnologie – dichiara Massazza, direttore del dipartimento ortopedia traumatologia e riabilitazione delle Molinette – Il paziente potrà essere seguito dalla fase ospedaliera alla fase extra ospedaliera sino al domicilio. Innovazione, efficacia e sostenibilità sono le parole chiave della sfida che l’Università di Torino e la Città della Salute e della Scienza lanciano per la riabilitazione del terzo millennio». «Partnership strategiche e processi di innovazione volti a generare impatti positivi, misurabili e duraturi sono i principi guida di Reale Foundation - ha dichiarato Luca Filippone, direttore Generale di Reale Mutua – Siamo ogni giorno più convinti che innovazione e sostenibilità debbano coesistere nelle strategie aziendali, per garantire soluzioni efficaci e mitigare i rischi, offrendo risposte adeguate alle aspettative dei nostri stakeholder».
fonte:www.lastampa.it
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Al Rizzoli di Bologna il congresso delle scuole di specializzazione in medicina fisica e riabilitativa. Tra i temi affrontati, il ruolo delle proteine nel rafforzamento dei muscoli
Bologna, 12 settembre 2019 - Oggi al Centro di Ricerca dell'Istituto Ortopedico Rizzoli si è tenuto il Congresso Nazionale delle Scuole di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, promosso dalla Scuola dell'Università di Bologna diretta dalla professoressa Lisa Berti. Giovani medici fisiatri provenienti da tutta Italia hanno fatto il punto sulla ricerca e delineato nuovi orizzonti di cura, con un focus sull'importanza degli stili di vita e in particolare sull'alimentazione.
“Quando si affronta un percorso di riabilitazione, con il corpo sottoposto a una richiesta di prestazioni supplementare rispetto all’ordinario, quello che mangiamo influisce notevolmente sui risultati che è possibile raggiungere - spiega Berti. - È necessario quindi per noi fisiatri approfondire il tema, incrociando le nostre competenze clinico-scientifiche con quelle degli esperti di nutrizione, per arrivare a definire modalità scientificamente fondate attraverso le quali fare dell’alimentazione un aiuto effettivo per il recupero funzionale, durante tutte le fasi del percorso di riabilitazione e nei differenti ambiti in cui ci troviamo ad agire, ad esempio quello ortopedico, neurologico e sportivo.”
Tra i temi affrontati, il ruolo delle proteine nel rafforzamento dei muscoli durante il percorso riabilitativo e i differenti alimenti da cui ricavarle, ad esempio lo yogurt greco oltre ai più consueti quali carne, pesce, uova e formaggio: il dottor Ferdinando Giannone, biologo nutrizionista, responsabile del Progetto Crunch del Policlinico Sant’Orsola, ha presentato alcuni degli ultimi studi in proposito.
Nella foto: Al centro Lisa Berti, a sinistra Pietro Fiore, presidente SIMFER-Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa e il nutrizionista Ferdinando Giannone, a destra il direttore generale del Rizzoli Mario Cavalli e Marco Storchi, direttore dell'Unità di Servizi alla Persona del Sant'Orsola.
fonte:www.ilrestodelcarlino.it
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Al Rizzoli focus su alimentazione e riabilitazione con i futuri fisiatri
Giovedì 12 settembre il Congresso Nazionale delle Scuole di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa vede riuniti all’Istituto Ortopedico Rizzoli giovani medici fisiatri provenienti da tutta Italia.
L’appuntamento, giunto alla tredicesima edizione, si conferma l’occasione per presentare l’attività di ricerca sulla riabilitazione svolta nelle diverse Scuole italiane e per delineare nuovi orizzonti di cura, andando a valutare sempre più l’importanza degli stili di vita.
Il focus di quest’anno è sull’alimentazione, come spiega la prof. Lisa Berti, direttrice della Scuola di Specializzazione dell’Università di Bologna che promuove il Congresso: “Un’adeguata alimentazione secondo la comunità scientifica è fondamentale per mantenersi in buona salute in tutte le età della vita e per prevenire e contrastare diverse patologie.
A maggior ragione, quando si affronta un percorso di riabilitazione, con il corpo sottoposto a una richiesta di prestazioni supplementare rispetto all’ordinario, quello che mangiamo influisce notevolmente sui risultati che è possibile raggiungere.
È necessario quindi per noi fisiatri approfondire il tema, incrociando le nostre competenze clinico-scientifiche con quelle degli esperti di nutrizione, per arrivare a definire modalità scientificamente fondate attraverso le quali fare dell’alimentazione un aiuto effettivo per il recupero funzionale, durante tutte le fasi del percorso di riabilitazione e nei differenti ambiti in cui ci troviamo ad agire, ad esempio quello ortopedico, neurologico e sportivo.”
Sarà il dottor Ferdinando Giannone, biologo nutrizionista, responsabile del Progetto Crunch del Policlinico Sant’Orsola, a tenere alle 12.30 una lettura magistrale su nutrizione e riabilitazione.
Il Congresso, patrocinato anche dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa e organizzato in sessioni coordinate dai Direttori delle Scuole italiane, premierà le migliori presentazioni dei medici fisiatri in specializzazione.
fonte:www.sassuolo2000.it
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Vite tra camice e vigneto
È la filosofia che mette d’accordo i camici bianchi che hanno accostato alla professione medica la passione per la cura della vite e la produzione del vino.
Dalle Marche alla Puglia, continua il viaggio tra chi ha deciso di conciliare le due attività e chi invece ha dismesso il camice per dedicarsi a tempo pieno alla vigna.
Dalla robotica alla Capitale del vino
Ecco l’essenza della scelta di vita di Giovanni Morone, fisiatra di Benevento, che ha accostato alla professione medica l’arte che da cinque generazioni impegna la sua famiglia.
Quarantunenne, laureato e specializzato a Bologna, lavora e svolge attività di ricerca alla Fondazione Santa Lucia di Roma. Tra robotica, nuove tecnologie e realtà virtuale, nel 2009 ha fondato la Cantina Morone, assieme al padre, alla madre e alla sorella.
A Guardia Sanframondi, uno dei comuni del ‘Sannio Falanghina’ eletti Città Europea del Vino 2019, i cinque ettari del camice bianco-vignaiolo producono vino biologico certificato, senza ricorso alla chimica, con vinificazioni in anfora e ‘spumantizzazione ancestrale’ che hanno portato in cantina il riconoscimento di Legambiente.
Per Morone la vigna è metafora della vita, della conoscenza della natura, della ricerca dell’uomo da affrontare non senza lo spirito dell’indagine clinica. Un modo per “conciliarsi con la terra, con la natura e le tradizioni che ci hanno tramandato i nostri nonni”, commenta lo specialista.
Il fisiatra che cura la vite
Per questo nel fare i nostri prodotti ci spingiamo oltre il concetto di biologico”.
I vigneti della Cantina Oriano Mercante a Camerano, in provincia di Ancona, vengono acquisisti nel 2003, proseguendo sul solco della della tradizione della famiglia della moglie, Adriana Zazzarini, che produceva vino da generazioni e Rosso del Conero dal 1956.
Il camice bianco, specializzato anche in neurologia, in servizio presso l’Inrca di Ancona e prossimo alla pensione, si occupa della salute di 8 ettari vigneto che danno uve Montepulciano, Sangiovese, Verdicchio e Pecorino. Uve che, passando per la cantina, diventano vino rigorosamente biologico.
“Accompagno l’uva che diventa vino”
Lo specialista 54 enne, laureato ad Ancona e con diversi master all’estero in curriculum, si occupa di chirurgia urologica robotica e laser alla Casa di cura Villa Igea di Ancona, presidio che fa riferimento al Policlinico di Abano Terme.
Fuori dagli ambulatori indossa i panni da ‘primo ufficiale’ delle aziende vitivinicole “accompagnando l’uva nel percorso verso il vino”, spiega.
Dal momento della vendemmia al tempo affinamento, dal travaso a quando va in bottiglia, Orciani decide tutto su come valorizzare al meglio il frutto della vite, per ottenere vini naturali.
Il medico-winemaker collabora con aziende come Gagliardi, Lucesole, Lucchetti, Casa Lucciola, Bisci e una delle sue specialità è la vinificazione in anfore di terracotta, dove trasforma in vino uve come il Verdicchio di Matelica.
Il suo è un viaggio iniziato in controtendenza.
“Ero astemio – racconta il medico – poi vent’anni fa, quando ero a Barcellona per lavoro, venni tacciato di essere un italiano che non aveva cultura del vino. Da allora mi accorsi che nella vita mi stavo perdendo qualcosa”.
Aspirante medico, vignaiolo di professione
Erano gli anni ’90 quando il futuro titolare della Tenuta Viglione di Santeramo in Colle, in provincia di Bari, si è fermato davanti allo scoglio dell’esame di Anatomia, per dedicarsi all’attività di famiglia.
“I miei genitori – racconta Zullo – erano braccianti agricoli, avevano un terreno e vendevano l’uva prodotta.
Il prezzo era così esiguo che mio padre decise di vinificare in proprio e da là è iniziato tutto. Vent’anni fa, quando venne a mancare mi lasciò 4 ettari di terreno, adesso l’azienda conta 130 ettari vitati”.
Il frutto della tenuta inserita nella zona di denominazione di Gioia del Colle, nella collina ai piedi della Murgia Barese, sono soprattutto uve autoctone, come Primitivo di Gioia del Colle, Trebbiano e Malvasia, per una produzione di 400 mila bottiglie a stagione.
fonte:www.enpam.it
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31 LUG - Gentile Direttore,
la Presidenza del Consiglio ha recentemente trasmesso alle Regioni lo schema di accordo su “Linee di indirizzo per l’individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione”. Diverse indicazioni che la SIMFER ritiene qualificanti trovano riscontro in questa versione del documento; su altri aspetti si ritiene permangano aspetti di criticità che meriterebbero un’ulteriore approfondimento, o che comunque – in caso di approvazione definitiva - necessiteranno di ulteriori indicazioni attuative.
Di seguito le principali osservazioni della Società Scientifica, nel consueto spirito di confronto propositivo con le istituzioni, i professionisti del settore ed i fruitori dei servizi.
E’ positiva la specifica attenzione manifestata verso il settore della Riabilitazione, visto come un settore dell’assistenza sanitaria che merita azioni programmatorie dedicate. E’ un’impostazione che sottolinea l’unitarietà del settore contrapponendosi alla frammentazione delle attività riabilitative all’interno delle diverse discipline “organo-specifiche”. Si allinea al consenso internazionale sul ruolo cruciale della riabilitazione, che l’OMS - nel programma “Rehabilitation 2030” - definisce come “priorità del 21° secolo” per i sistemi sanitari di tutto il mondo.
Il documento si pone in esplicitacontinuità con precedenti indicazioni normative, come le Linee Guida sulla Riabilitazione del 1998 e con il Piano di Indirizzo sulla Riabilitazione del 2011, ribadendone i principi e sottolineando la necessità di azioni specifiche per giungere ad una più completa ed omogenea traduzione operativa.
Segnala ritardi e disomogeneità fra le Regioni nell’attuazione di quanto stabilito a livello normativo; è significativo che essi vengono attribuiti a difficoltà programmatorie, e non a difetti o carenze del modello organizzativo proposto, che è sostanzialmente confermato nella sua validità.
La SIMFER ha sempre sostenuto la necessità di una cornice organizzativa omogenea, ed in particolare della organizzazione dipartimentale delle attività riabilitative. Tale assetto è più volte richiamato nel documento, che riporta però anche altre possibili opzioni. A giudizio della SIMFER, l’opzione dipartimentale è e rimane la più appropriata a garanzia delle continuità di cura e dell’uso corretto delle risorse.
Il richiamo ad una più corretta ed omogenea codifica delle attività, sia ospedaliere che territoriali, appare in sintonia con le proposte da tempo formulate dalla SIMFER, (sviluppo di Scheda di Dimissione in grado di valorizzare l’attività riabilitativa, inserimento di indicatori funzionali nei sistemi informativi ambulatoriali e territoriali, riferimento alla classificazione ICF…).
Il documento si ispira ad una visione complessiva e sistemica dei servizi riabilitativi nel loro insieme (ospedalieri e territoriali) ed in più punti rimarca criteri di continuità, integrazione e collaborazione, a garanzia della qualità delle cure. Anche questa visione è in accordo con gli indirizzi della Società Scientifica; rimandando ad esempio al concetto di “Percorso Riabilitativo Unico” .
Viene stabilito che la continuità va assicurata con relazioni formalizzate fra UUOO per acuti e UUOO riabilitative e strumenti informativi codificati; è ribadito il ruolo di specifica responsabilità del medico specialista in riabilitazione sia nella fase di passaggio dai setting di acuzie alla riabilitazione, che nella fase di reinserimento territoriale e domiciliare.
Elemento di particolare interesse è il Piano Locale dell’Assistenza Riabilitativa, tema che concorda con una proposta che la SIMFER aveva avanzato già dal 2016. Si tratta di un documento che impegna il programmatore locale a garantire a l’accesso appropriato, equo e tempestivo ai servizi riabilitativi, attribuendo a ciascun erogatore, pubblico accreditato, un ruolo definito nei percorsi di cura per le diverse condizioni disabilitanti, e valorizzando i collegamenti fra le diverse strutture. Si tratta di un’indicazione organizzativa che tra l’altro favorisce l’ ottimizzazione nell’uso delle risorse, ad esempio concentrando attività specifiche in un’unica struttura a servizio della rete (Vedi ad es. i centri ausilii a supporto dell’assistenza protesica).
Aspetto innovativo è l’erogazione in una medesima struttura di degenza riabilitativa di tutti i livelli assistenziali (intensivo/estensivo) a seconda del fabbisogno definito dal Progetto Riabilitativo. Viene inoltre riconosciuto che una quota di pazienti afferenti alla riabilitazione intensiva cod. 56 presenta necessità assistenziali e terapeutico-riabilitative particolarmente complesse, che attualmente non vengono adeguatamente riconosciute e valorizzate. Tale situazione è stata segnalata dalla SIMFER in diverse occasioni, e ribadita in sede di presentazione del documento; la proposta di inserire in questo setting una categoria aggiuntiva di maggior complessità appare recepire tale esigenza.
In relazione all’attività riabilitativa territoriale, si sottolinea ancora il principio di continuità e stretta integrazione con l’attività ospedaliera, ed al ruolo in questo assegnato al medico specialista. Peraltro, si segnala che alcune parti appaiono piuttosto generiche, meritando approfondimento od ulteriori documenti di impostazione più operativa. Circa la specialistica ambulatoriale, sono riprese indicazioni già presenti nel Piano di Indirizzo, con pochi elementi per una concreta ulteriore valorizzazione di un settore di importanza cruciale. In un contesto che tende a contenere l’ospedalizzazione, è necessario un sostanziale salto di qualità nell’offerta territoriale, con enfasi sul passaggio da una logica “prestazionale” ad una prospettiva di reale presa in carico, da tempo sostenuta dalla SIMFER. Ad esempio, il richiamo alle “disabilità minimali”, che necessiterebbero di prestazioni “semplici” senza necessità di Progetto Riabilitativo, confligge con questa impostazione, e rischia di indurre logiche incrementali di “consumo “di prestazioni.
Considerazioni analoghe si possono fare per il settore della riabilitazione domiciliare, residenziale e semiresidenziale, in cui è auspicabile in fase attuativa un più esplicito ed approfondito riferimento al peculiare tipo di fabbisogno. Il settore è connotato da multimorbidità complesse, cronicità, stretta correlazione fra problematiche cliniche e socio ambientali, che meritano una seria revisione e ammodernamento dei modelli di risposta attuali. In questo ambito sarà importante definire meglio modelli di integrazione con le risorse comunitarie (ad esempio nel settore dell’attività fisica adattata e delle strategie/programmi di empowerment della persona con disabilità e del caregiver), come suggerito in alcuni documenti SIMFER (Es: Position papers su “Le attività territoriali alla luce del Piano di Indirizzo della Riabilitazione” e “La riabilitazione della persona in condizioni di cronicità-disabilità). Anche per il settore dell’età evolutiva è auspicabile l’approfondimento di alcuni aspetti in sede operativa (ad esempio nelle relazioni fra centri “hub” di alte specialità e rete dei servizi).
Da ultimo, alcune affermazioni del documento appaiono eccessivamente prescrittive e specifiche, non tenendo conto di possibili variabilità cliniche o giustificate differenze regionali o locali, , e che pertanto necessiteranno di una maggiore modulazione in fase operativa. E’ il caso ad esempio di alcune indicazioni sui setting di alta specialità, che non è possibile dettagliare in questa sede.
Ci preme in conclusione ribadire la piena disponibilità della Società Scientifica a contribuire nella possibile applicazione di un documento che – pur con i limiti indicati – può segnare una fase importante nell’evoluzione della risposta ai bisogni delle persone assistite e delle loro famiglie.
Prof. Pietro Fiore
Presidente Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa
fonte:www.quotidianosanita.it
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La disabilità non può essere omologata: si deve mettere al centro il paziente e non il risparmio economico. Ne sono convinti i rappresentanti della Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) e della Fioto (Federazione italiana degli operatori in tecniche ortopediche), sentiti stasera in audizione dalla commissione Attività produttive, presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) e la commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc), riunite in seduta congiunta. Nel corso dell’incontro Giovanni Moi, tecnico ortopedico e presidente regionale della Fioto, ha spiegato ai commissari che nel 2016 è stata fatta dall’Ats una gara d’appalto per l’acquisto di ausili ortopedici, che ha privilegiato il risparmio e ha creato grossi problemi ai pazienti. Non solo, questa decisione dell’Ats ha portato alla chiusura di tante piccole officine ortopediche sarde, che creavano una rete capillare sul territorio e che sono passate da 48 nel 2016 a 17 nel 2019.
I medici del Simfer, Raffaella Gaeta e Mauro Piria, assieme a Giovanni Moi hanno chiesto l’istituzione di un tavolo tecnico permanente che definisca le modalità di erogazione dei dispositivi medici ed elabori un Nomenclatore tariffario regionale «secondo un “Accordo quadro”, previsto dal codice degli appalti, all’art 54 del 50/2016 e successive modifiche, tra gli operatori economici regionali accreditati secondo le disposizioni concordate per l’accreditamento tra gli stessi operatori economici regionali».
Un tavolo tecnico che consenta di dare nuova vita alle officine ortopediche della Sardegna e che metta al centro il paziente, senza cercare di omologare le disabilità. Ogni malattia, ogni disagio, ogni paziente è diverso dagli altri e necessita di un’attenzione e una presa in carico che sia in grado di migliorare la sua qualità di vita.
«Il rapporto che si instaura tra tecnico ortopedico e paziente – ha spiegato il presidente Gallus – è un rapporto speciale e personale. Ritengo quindi che non si possa procedere con un appalto unico, ma che sia importante privilegiare il rapporto che si crea tra portatore di disabilità e tecnico.»
Domenico Gallus, parlando a nome della commissione Sanità, ha garantito la massima attenzione alle richieste portate davanti ai parlamentini, sottolineando che «l’obiettivo è di arrivare a una sanità che dia priorità alla qualità delle prestazioni e alla qualità di vita da garantire ai pazienti. Non è giustificabile – ha concluso – sacrificare sull’altare di un presunto risparmio la qualità di vita di persone già di per sé svantaggiate».
D’accordo anche il presidente Piero Maieli, il quale ha garantito la massima attenzione da parte della commissione Attività produttive e ha chiesto agli auditi la loro collaborazione per trovare insieme azioni e provvedimenti legislativi capaci di rendere di nuovo capillare la presenza delle officine ortopediche nelle diverse aree della Sardegna.
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Polo di ricerca per abbattere handicap
Pili (Ierfop), tecnologia a servizio persona per inclusione

(ANSA) - CAGLIARI, 22 LUG - Realizzare nuove tecnologie per disabili, per dare la possibilità ad un individuo con problematicità fisiche di migliorare drasticamente la propria vita e favorire l'inclusione. E soprattutto facilitare l'utilizzo per sfruttarne le potenzialità al 100%.
Sono i principali obiettivi di "Psycho-Tecno - Psicologia e Tecnologie", un Polo di ricerca multidisciplinare che mette insieme medici, psicologi, pedagogisti, informatici e ingegneri, start up.
Nasce dalla sinergia tra Ierfop, Comunità Mondiale della Longevità, Simfer Sardegna, società scientifica dei medici specialisti in fisiatria, e si avvale della collaborazione di Alessandro Spano, professore associato di Economia Aziendale, e Donatella Petretto, ricercatrice nel campo della psicologia della disabilità. "Una nuova linea di ricerca di psicologia applicata e focalizzata sulle innovazioni, strumenti di autonomia e integrazione per persone con disabilità - sottolinea il presidente di Cmdl e Ierfop, Roberto Pili - per spostare in avanti i limiti di una vita autonoma, ampliare lo spazio della quotidianità per allontanare l'auto emarginazione".
"Psicologi per costruire una personalità vincente, ingegneri e informatici per creare e migliorare gli strumenti tecnologici innovativi, fisiatri "che ogni giorno si confrontano con la disabilità e certificano l' appropriatezza degli ausili tecnologici", spiega Mauro Piria, presidente Simfer.
Come ha ricordato Pili "non basta la visita medica e la prescrizione di occhiali e protesi acustiche intelligenti per assicurare la vista o l'udito, o esoscheletri per favorire il movimento, bisogna insegnare il loro corretto utilizzo. Ancora, facilitare l'accesso alle informazioni, suggerire i più adatti,e soprattutto costruire le personalità riescano a sconfiggere disabilità e handicap, perché nessuno possa sentirsi straniero nel suo tempo". (ANSA).
fonte:www.ansa.it
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La salute degli anziani, i risultati dell’indagine Passi d’Argento
L’indagine Passi d’Argento aggiorna il quadro sullo stato di salute e di vita degli over 65enni, fascia in costante crescita e che ormai si avvicina al 25% della popolazione complessiva. La ricerca, che dal 2016 è una raccolta in continuo, costituisce un sistema di sorveglianza a rilevanza nazionale che, oltre a fornire informazioni sulle condizioni di salute, abitudini e stili di vita, bisogni di cura e assistenza specifici della popolazione anziana, guarda in un modo nuovo al fenomeno dell’invecchiamento, a partire dalla definizione di invecchiamento attivo voluta dall’OMS, misurando anche il contributo che gli anziani offrono alla società. La raccolta dei dati viene fatta tramite interviste telefoniche (o vis a vis), effettuate attraverso un questionario standardizzato, da operatori socio-sanitari delle Asl, opportunamente formati, a campioni rappresentativi per genere ed età della popolazione residente estratti (con campionamento casuale semplice stratificato o a cluster) dalle liste sanitarie degli assistiti.
I risultati dell’indagine e il commento di HappyAgeing
“Anche se si registrano lievi miglioramenti nella lotta alla sedentarietà, rimangono abitudini alimentari sostanzialmente scorrette e un’immunizzazione non sufficiente”, dice Michele Conversano, presidente di HappyAgeing Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, commentando i risultati dell’indagine. Secondo questi ultimi, l’87% della popolazione nazionale degli over 65 si percepisce in buona salute ma i parametri relativi a immunizzazione, nutrizione e uso dei farmaci non sembrano essere in linea con questa percezione. Dal 2014 HappyAgeing promuove nel nostro Paese politiche e iniziative volte a tutelare la salute dell’anziano e a sviluppare le indicazioni della Commissione europea sul fronte dell’invecchiamento attivo. Fanno parte dell’Alleanza HappyAgeing: SItI, SIGG, SIMFER, SIGOT, FNP CISL, SPI CGIL, UIL Pensionati, FAP ACLI e Federsanità ANCI. Dal 2015 HappyAgeing è stata cooptata dall’International Federation on Ageing, osservatore permanente presso le Nazioni Unite.
Immunizzazione
La percentuale di copertura vaccinale antinfluenzale per gli ultra65enni su base nazionale è del 55%. Negli ultra65enni con almeno 1 patologia cronica il dato sale al 61,7%, mentre scende al 44,9% in assenza di patologie.
Nutrizione
Nel triennio 2016-2018, fra le persone con 65 anni o più il consumo medio giornaliero di frutta e verdura non raggiunge la quantità indicata dalle linee guida per una corretta nutrizione: su 10 persone, 4 non consumano più di 2 porzioni al giorno di frutta o verdura, una quota analoga ne consuma 3-4 porzioni, solo 1 persona su 10 arriva a consumare almeno 5 porzioni al giorno (five a day),come raccomandato. E ciò a fronte di una percentuale piuttosto contenuta – il 12,7 % su base nazionale – di ultrasessantacinquenni con problemi accertati di masticazione e di circa il 43% di popolazione anziana sovrappeso.
Uso di farmaci
Va registrata una tendenza ancora forte alla ‘medicalizzazione’ della popolazione anziana. L’89,2% degli ultra65enni italiani dichiara di aver assunto farmaci nella settimana precedente l’intervista. “Un dato che in parte viene confortato dall’attenzione data dal medico alla corretta assunzione e controllo di farmaci da parte degli anziani”, commenta Conversano.
Disparità regionali
L’analisi dei dati dell’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità fa emergere una enorme disparità regionale dello stato di salute degli anziani e stili di vita ancora lontani dalla soglia stabilita per il raggiungimento di un invecchiamento attivo. Per questo, HappyAgeing sostiene la necessità di sensibilizzare la popolazione con campagne di comunicazione sul territorio e di coordinare con maggiore forza le politiche sanitarie delle regioni a favore degli anziani per assicurare livelli minimi di prevenzione e invecchiamento in salute per l’intera popolazione anziana.
Vivere la terza età in salute
Tecniche Nuove ha pubblicato il libro “Vivere la terza età in salute” del Dott. Bruno Brigo. Il libro affronta il tema del progressivo incremento dell’aspettativa di vita che deve coniugarsi necessariamente con scelte personali che contribuiscano al mantenimento di una condizione di benessere e giovinezza con il trascorrere degli anni. Raggiungere tale traguardo è possibile solo se assicuriamo alimenti vitali alle nostre cellule, manteniamo il nostro corpo in movimento, alleniamo la mente e conserviamo l’equilibrio delle emozioni, viviamo in un ambiente sano, eliminiamo le scorie e sostituiamo i tessuti invecchiati, favorendo la nostra continua rinascita.
fonte:www.farmacianews.it
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Presso il Polo Specialistico riabilitativo della Fondazione Don Gnocchi di Fivizzano (Massa), ubicato all’interno dell’ospedale “S. Antonio Abate”, sta entrando nel suo terzo anno di vita il progetto di estetica sociale “Grazie a te”, condotto da Anna Mercede, un’estetista volontaria, specializzatasi proprio in questo settore.
Partito un po’ in sordina, poco alla volta l’iniziativa ha coinvolto un numero sempre maggiore di pazienti ricoverati al Don Gnocchi per la riabilitazione neuromotoria, grazie anche alla piena collaborazione con il personale sanitario della struttura, a partire dalla responsabile medico, Francesca Cecchi e dalla responsabile SITRA (Servizio infermieristico tecnico riabilitativo) Maria Assunta Gabrielli.
Il progetto “Grazie a te” offre, a titolo gratuito, ai pazienti che lo desiderano, dei trattamenti estetici finalizzati ad aiutare la persona a recuperare il senso della continuità del proprio sé anche nella malattia e nella disabilità. L’iniziativa, già praticata presso i reparti ospedalieri di oncologia, è stata realizzata per la prima volta a livello nazionale dentro un percorso di riabilitazione neuromotoria. L’importanza del progetto sta proprio qui, nell’essere entrato a far parte, a tutti gli effetti, nel percorso riabilitativo del paziente, in aggiunta ai trattamenti fatti in palestra dai fisioterapisti e non quindi come un semplice “servizio accessorio”. Tanto che, i benefici di questi trattamenti sono stati studiati e misurati attraverso apposite scale di valutazione e i risultati di questa indagine sono stati presentati nel corso di un evento della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) toscana.
L’indagine infatti, condotta attraverso dei test che hanno raccolto il resoconto narrativo da parte dei pazienti e il loro vissuto emozionale, ha messo in evidenza un gradimento elevato dell’intervento, associato alla percezione di una migliore presa in carico dei propri bisogni da parte della struttura. Alcune scale di valutazione hanno inoltre messo in risalto miglioramenti nel tono dell’umore, nel benessere psicologico e nella percezione del proprio aspetto.
Accanto alla tecnologia quindi (il Centro Don Gnocchi di Fivizzano è dotato di dispositivi robotici di ultima generazione per la riabilitazione degli arti superiori) e alla professionalità degli operatori, “Grazie a te” mette al centro l’attenzione alle esigenze umane del paziente.
Il progetto negli ultimi mesi è stato esteso al Centro “S. Maria alla Pineta” di Marina di Massa e prossimamente ad altre strutture della Fondazione Don Gnocchi in Toscana e anche fuori regione.
fonte:ecodellalunigiana.it
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Braille prevenzione disturbi ipovedenti
Comunità mondiale Longevità e Ierfop insieme in progetto
(ANSA) - CAGLIARI, 25 GIU - Ierfop e Comunità Mondiale della Longevità si alleano contro la disabilità visiva. Riprende vita nelle aule dell'Istituto Europeo Ricerca Formazione Orientamento Professionale il vecchio braille.
Read (Recovery and Exploration in Adult Development), progetto pilota, parte da Cagliari e coinvolge un gruppo di anziani che saranno formati per imparare a leggere con il tatto anche in tarda età. Una iniziativa destinata a pensata per proteggere dai disturbi cognitivi dovuti all'ipovisione di chi è avanti in età. Il progetto nasce dalla sinergia tra i ricercatori di Ierfop e Comunità Longevità guidati da Roberto Pili, Simfer Sardegna (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) e ricercatori dell'Università di Cagliari.
Da qui un protocollo formativo multidisciplinare con l'obiettivo di promuovere il più possibile l'autonomia di uomini e donne in tutto il ciclo di vita. "Read intende affrontare una delle più frequenti problematiche nella traiettoria involutiva della quarta età: la disabilità visiva, vero e proprio handicap che potrebbe aggravare le perdite di autonomia e operatività con esiti in insicurezza motoria, isolamento, accelerazione del decadimento cognitivo, depressione - spiega Roberto Pili - il progetto, partendo dall'evidenza del mantenimento della sensibilità tattile anche a tarda età, vuole investire e valorizzare questa capacità sensoriale, attraverso un filo formativo, la tecnica di lettura Braille. Attraverso i corsi si ha la possibilità di continuare a leggere, informarsi e prevenire l'impoverimento cognitivo".
In Italia, sono quasi 400mila i non vedenti e circa 1 milione e mezzo gli ipovedenti. Due persone su cento, dai 15 anni in su, soffrono di gravi limitazioni sul piano visivo, percentuale che sale al 5,4% tra chi ha più di 65 anni e all'8,6% per chi ne ha almeno 75.
Lo scenario diventa più preoccupante se si sommano le limitazioni visive moderate a quelle gravi: in questo caso il 33,4% a partire dai 65 anni, il 43% dai 75 anni in poi. (ANSA).
fonte:www.ansa.it
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Bagnoregio – Tutto pronto, nella città dei calanchi, per il primo congresso nazionale sulla riabilitazione su base comunitaria. L’evento scientifico, organizzato con il patrocinio della Asl di Viterbo, del Comune di Bagnoregio, dell’associazione di riabilitazione su base comunitaria Aribac, e dell’associazione medica Simfer, si svolge venerdì 21 giugno, presso l’auditorium Taborra, a due passi dalla splendida Civita, diventata da qualche anno centro di attrazione per il turismo internazionale.
La giornata si dividerà in due parti: nel corso della mattina, dedicata all’aspetto organizzativo e clinico delle patologie croniche, sono previsti gli interventi sulle principali patologie croniche e sul modello di presa in carico che viene utilizzato all’interno della casa della salute di Bagnoregio, aperta dalla regione Lazio, in collaborazione con Asl e Comune di Bagnoregio, che diventa così un caso di studio, pure con riferimento agli aspetti psicologici legati a tali patologie.
Nel pomeriggio invece sarà dato spazio agli operatori che lavorano prevalentemente nel terzo settore, quali portatori di esperienze concrete nella presa in carico dei pazienti e nella partecipazione attiva del contesto sociale in cui sono inseriti.
A far da filo conduttore del convegno saranno termini come community care, umanizzazione, centralità della persona, caregiver, equità delle cure, territorio come contenitore e risorsa.
Interverranno, tra gli altri, il direttore generale della Asl, Daniela Donetti, Enrico Panunzi, consigliere regionale del Lazio, l’assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, il sindaco di Bagnoregio, Luca Profili.
Tra gli interventi scientifici, sono previsti quelli di Giuseppe Cimarello, direttore delle cure primarie della Asl di Viterbo, di Ivano Mattozzi, responsabile della Casa della salute di Bagnoregio, di Paolo Boldrini, della Simfer, di Germano Pestelli, ambasciatore Oms e esperto di fama internazionale per le cure riabilitative.
Il congresso, in linea con la mission della Casa della salute di Bagnoregio, è aperto a tutti i cittadini e non solo agli esperti del settore, con lo scopo di promuovere l’inclusione e la partecipazione attiva della comunità nel processo di cura.
fonte:www.tusciaweb.eu
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Un premio dedicato ad Alberto Giattini. Alla memoria del medico portorecanatese, da tutti conosciuto in città per i molteplici interessi e per il suo impegno nell’associazionismo locale, scomparso dopo una fulminea malattia nel dicembre scorso lasciando attonita tutta la sua Porto Recanati, verrà dedicato un premio che ogni anno andrà a riconoscere e sostenere un progetto particolarmente meritevole a livello medico. Il premio, finanziato e ideato dal Santo Stefano Riabilitazione, azienda nella quale Alberto Giattini ha trascorso gran parte della sua carriera professionale e per la quale negli ultimi anni era diventato responsabile del Centro “Venerabile Marcucci” di Ascoli, andrà in modo particolare a riconoscere la capacità di aumentare in medicina l’appropriatezza delle cure riabilitative, sia sul piano strettamente clinico che su quello organizzativo. Un tema, quest’ultimo, molto sentito in medicina. Fare le cose giuste al momento giusto nel luogo giusto: assicurare l’appropriatezza delle cure in riabilitazione è un dovere nei confronti delle persone da riabilitare e contemporaneamente una necessità dell’intero sistema sanitario. Principio che è stato sempre cardine nell’attività professionale di Alberto Giattini. Il premio a lui dedicato verrà presentato nei prossimi giorni ad Ascoli quando, venerdì e sabato 31 maggio e 1 giugno, si terrà l’annuale convegno della Simfer Marche, la Società Scientifica dei Medici Fisiatri, organizzato dal Santo Stefano Riabilitazione unitamente alla stessa Simfer. L’evento si svolgerà nalla sala Vittoria della pinacoteca comunale nella bellissima piazza Arringo alla presenza delle figure apicali regionali di riferimento nel settore ma anche di numerosi autorevoli professionisti di fuori regione.
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Sanità digitale: cresce del 7%, ma occorre investire in competenze e tecnologie
L’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, in occasione del convegno “Connected Care: il cittadino al centro dell’esperienza digitale” ha presentato i dati inerenti all’anno 2018 che rilevano una crescita del 7% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 1,39 miliardi di euro
28 maggio 2019
Redazione
Secondo i dati presentati dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano la spesa per la Sanità Digitale è cresciuta del 7% rispetto al 2017, un risultato dato dall’investimento delle strutture sanitarie, che sostengono la quota più rilevante della spesa, con 970 milioni di euro (+9% rispetto al 2017), seguite dalle Regioni con 330 milioni di euro (+3%), dai Medici di Medicina Generale (MMG) con 75,5 milioni (+4%), pari in media a 1.606 euro per medico e dal Ministero per la Salute con 16,9 milioni di euro (contro i 16,7 milioni nel 2017).
I sistemi dipartimentali e la Cartella Clinica Elettronica (CCE) sono gli ambiti di innovazione digitale che raccolgono i budget più elevati, rispettivamente 97 e 50 milioni di euro, e sono considerati prioritari dalle strutture sanitarie (indicati rispettivamente dal 50% e dal 58% delle aziende), mentre inizia a prendere piede l’Intelligenza Artificiale, con circa 7 milioni di euro di risorse stanziate e il 20% dei Direttori sanitari che la ritiene rilevante.
Mariano Corso
Comitato Scientifico degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e Direttore Scientifico di Partners4Innovation
“La crescita della spesa per l’innovazione digitale in Sanità è un segnale confortante che conferma il ruolo strategico del digitale per innovare i processi del sistema sanitario – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Il digitale sta modificando tutte le fasi della presa in carico del paziente, dalla prevenzione alla cura, fino al post-ricovero, attraverso strumenti come la Cartella Clinica Elettronica, la Telemedicina, l’Intelligenza Artificiale e le Terapie Digitali. Ma per sfruttarne appieno le opportunità bisogna ripensare l’organizzazione e la governance del sistema, sviluppare le competenze del personale e rivedere la relazione fra operatori e pazienti in modo da mettere il cittadino al centro dei processi di prevenzione e cura e consentire un migliore e più rapido accesso alle informazioni e ai servizi sanitari”.
Gli strumenti digitali entrano anche nella quotidianità dei medici, che li utilizzano per comunicare con i propri pazienti: l’85% dei Medici di Medicina Generale e l’81% dei medici specialisti utilizza la mail per inviare comunicazioni ai pazienti, mentre WhatsApp è usato dal 64% dei primi e dal 57% dei secondi per fissare o spostare appuntamenti e per condividere documenti o informazioni cliniche. Meno di un cittadino su cinque, invece, usa la mail o WhatsApp per comunicare col proprio medico, solo il 23% prenota online una visita specialistica e appena il 19% effettua il pagamento sul web.
Pur limitato, l’accesso ai servizi digitali dei cittadini è aumentato significativamente nell’ultimo anno (nel 2018 l’11% prenotava online e il 7% pagava usando Internet) e nella fascia 35-44 anni registra valori elevati (45% e 27%). Oltre quattro cittadini su dieci (41%) usano App di coaching o dispositivi wearable per tenere sotto controllo la propria salute e migliorare il proprio stile di vita e lo smart watch, in particolare, è lo strumento che ha registrato l’incremento più significativo (dall’8% a circa un cittadino su tre).
Le priorità di investimento per la Sanità Digitale
I sistemi dipartimentali sono l’ambito di innovazione digitale che raccoglie la quota più elevata di investimenti delle strutture sanitarie (97 milioni di euro) e il secondo considerato più prioritario dalle Direzioni strategiche (indicato dal 50% del campione) dietro alla Cartella Clinica Elettronica (CCE), che ha attirato risorse per 50 milioni di euro e viene considerata rilevante dal 58% dei direttori sanitari.
La maggior parte delle aziende si è oggi dotata di un supporto informatico diffuso (cioè esteso ad oltre il 60% delle attività) nella gestione della diagnostica per immagini (88%) e delle analisi di laboratorio (86%), mentre la gestione delle attività di sala operatoria risulta ancora in via di diffusione (63%), nonostante sia un ambito con un forte impatto sulla sicurezza del paziente. Ad oggi, i contenuti multimediali gestiti in digitale con più frequenza sono quelli relativi alla radiologia (con l’84% delle aziende che ha digitalizzato oltre il 60% delle immagini prodotte), con tassi di diffusione che però si riducono per le ecografie (40%) e i tracciati ECG/EEG (33%), fino ad arrivare a limitate esperienze di gestione in modo integrato in digitale anche dei video di sala operatoria (7%).
Di frontiera e poco diffusi, infine, i sistemi di Digital Pathology (7%), cioè gli strumenti e le applicazioni che consentono di gestire i vetrini di anatomia patologica come immagini digitali ad alta risoluzione, permettendone la condivisione e supportando i flussi di lavoro clinici di anatomia patologica completamente in digitale. Nonostante la scarsa diffusione, il 24% dei Direttori ritiene già ad oggi prioritaria una gestione digitalizzata dei vetrini per tutto il ciclo di vita – dall’acquisizione all’archiviazione passando per la fruizione nei diversi dipartimenti dell’azienda – percentuale che cresce al 39% considerando come orizzonte temporale i prossimi cinque anni. Un medico specialista su tre, inoltre, ritiene che i diversi contenuti multimediali a cui non accede ancora sarebbero invece fondamentali per supportare le decisioni cliniche.
In questo quadro si inserisce, seppur marginalmente, l’Intelligenza Artificiale. Questo è un ambito ancora limitato in termini di investimenti (7 milioni di euro) e di interesse dei direttori sanitari (il 20% lo ritiene prioritario), ma sta prendendo piede. Le strutture sanitarie hanno adottato applicazioni di AI, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di prime sperimentazioni, soprattutto basate sull’elaborazione delle immagini per effettuare attività di supporto alla decisione diagnostica (presenti nel 40% delle aziende del campione) e del testo libero (24%).
Sono queste ultime le applicazioni che i medici specialisti utilizzano maggiormente (30% e 26%) e che CIO e Direttori ritengono avranno un maggior impatto sul settore sanitario nei prossimi cinque anni. Allo stesso tempo i medici specialisti indicano l’elaborazione delle immagini come l’applicazione di AI più utile nel supporto della propria pratica clinica (36%) e l’ambito più promettente nel prossimo quinquennio (28%). Secondo i Direttori, i medici specialisti, i dirigenti infermieristici e i MMG, le principali difficoltà legate allo sviluppo di soluzioni di AI sono le limitate risorse economiche disponibili e l’alta complessità nell’implementare questi progetti.
Gli operatori sanitari, tuttavia, non sembrano essere spaventati che l’AI possa sostituirli, anzi, vedono in questi sistemi dei potenti alleati capaci di migliorare l’efficienza dei processi clinici (49% dei medici specialisti, 66% dei dirigenti infermieristici e 46% dei MMG), ridurre la probabilità di effettuare errori clinici (48%, 50% e 50%) e aumentare l’efficacia delle cure in termini di precisione e personalizzazione (43%, 45% e 52%).
“L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in alcuni sistemi informativi ospedalieri in Italia ha una buona presenza, in particolare per l’elaborazione delle immagini, ma oggi iniziano a esserci sperimentazioni significative anche nell’ interpretazione del linguaggio naturale, scritto e parlato – afferma Paolo Locatelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. È importante sottolineare che l’applicazione di Intelligenza Artificiale in Sanità richiede, però, che le informazioni da elaborare siano raccolte in digitale, e quindi la presenza di Cartelle Cliniche Elettroniche e sistemi aziendali di gestione delle immagini diagnostiche è un prerequisito”.
Sanità: cittadini sempre più digitali
L’uso di Internet e degli strumenti digitali fra i cittadini italiani per reperire informazioni e accedere ai servizi sanitari è in aumento rispetto alla scorsa edizione della ricerca, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione, ma il canale fisico è ancora quello privilegiato dalla maggior parte della popolazione.
Lo rivela il sondaggio condotto dall’Osservatorio in collaborazione con Doxapharma su un campione di mille cittadini statisticamente rappresentativo della popolazione italiana. Fra i cittadini che non soffrono di malattie croniche o problemi di salute di lunga durata, oltre un terzo cerca sul web informazioni generiche sulla salute, come malattie, sintomi e cure (38%) e su corretti stili di vita e alimentazione (37%), il 15% si informa sui vaccini (il 25% fra le donne 25-44enni). Queste percentuali si riducono all’aumentare dell’età del campione, ma anche fra gli over 65 più di uno su quattro (27%) cerca informazioni online. I canali più utilizzati dai cittadini sani sono i siti web istituzionali (52%), seguiti dai portali dedicati alla medicina e alla salute (30% in media), mentre App, blog e social network sono ritenuti meno affidabili e sono usati prevalentemente per informarsi sui corretti stili di vita e sull’alimentazione (23%).
Le App e i wearable stanno ormai entrando nella quotidianità dei cittadini, con il 41% che utilizza una applicazione di coaching o un dispositivo indossabile per il monitoraggio dello stile di vita. Tra i giovani sotto i 35 anni sono ancora più diffuse (55%), mentre l’uso diminuisce oltre i 55 anni (29%). Lo strumento più presente è lo smart watch, utilizzato da un cittadino su tre, con un vero e proprio boom rispetto all’8% registrato nel 2018. Tuttavia, ben il 75% dei cittadini che usa le App non invia né comunica al proprio medico i dati raccolti, che rimangono quindi spesso inutilizzati.
“Nel caso in cui i cittadini non possano rivolgersi a un medico per ricevere consigli su prevenzione e stili di vita in base a dati raccolti, potrebbe giocare un ruolo fondamentale un coach virtuale in grado di fornire in modo proattivo, e sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, consigli su come migliorare i propri comportamenti sulla base dei parametri monitorati, come l’alimentazione e gli allenamenti – afferma Emanuele Lettieri, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Ad oggi questa opportunità desta, tuttavia, un moderato livello di interesse da parte dei cittadini, così come la chat con un assistente virtuale o un assistente vocale (es. Amazon Alexa o Google Home) per chiedere informazioni sulla salute e sullo stile di vita, probabilmente perché ancora poco note e dai benefici difficilmente valutabili per la maggior parte dei cittadini”.
Anche i medici hanno sempre maggiore dimestichezza con gli strumenti digitali, che impiegano per comunicare o condividere informazioni e documenti con i pazienti. Secondo il sondaggio condotto su un campione di 602 MMG e su 1.720 medici specialisti, la mail è il canale più usato (rispettivamente 85% e 81%), seguito da WhatsApp (64% e 57%) e dagli SMS (65% e 40%). Aumenta l’utilizzo da parte dei cittadini: il 19% usa la mail (+4% rispetto al 2018), il 17% WhatsApp (+5%) e il 15% gli SMS (+2%). La maggior parte dei cittadini (52%) usa la App di messaggistica per chiedere al medico di fissare o spostare una visita e nel 47% dei casi per comunicare lo stato di salute.
Circa la metà del campione trova online informazioni sui medici (51%) e su strutture e prestazioni sanitarie (44%), ma se si analizza l’accesso ai servizi sanitari i cittadini appaiono molto meno digitali: solo il 23% ha prenotato online le prestazioni (21% tramite sito web e 2% tramite App) e il 19% le ha pagate via web (15% tramite sito e 4% tramite App), con punte però del 45% e del 27% fra i 35-44enni. Si tratta di tassi di utilizzo ancora limitati, ma in forte crescita rispetto all’11% delle prenotazioni via web e al 7% dei pagamenti online emersi nel 2018. La farmacia gioca un ruolo ancora marginale nell’ambito delle prenotazioni (9%) e dei pagamenti di visite o esami (10%), mentre la maggior parte della popolazione preferisce ancora recarsi di persona presso la struttura sanitaria (rispettivamente 53% e 78%).
Chi non ha utilizzato i canali digitali dichiara che preferisce il contatto fisico personale (67%) o ammette di non essere capace di utilizzarli (19%). Il canale personale risulta molto rilevante anche nella scelta dello specialista a cui affidarsi: i cittadini considerano il parere del MMG come fondamentale nella scelta del medico specialista (il 43% lo indica come canale molto rilevante), seguito dal parere di parenti e amici. Le informazioni trovate sui siti istituzionali sono ritenute per nulla rilevanti dal 25% dei cittadini, così come le opinioni e recensioni su siti web (28%).
Chiara Sgarbossa
Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano
“Il digitale sta cambiando i tradizionali punti di contatto della Sanità, introducendone di nuovi, come siti web, App e chatbot – afferma Chiara Sgarbossa, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Le nuove tecnologie devono essere impiegate per riprogettare l’esperienza degli utenti affinché possano accedere più facilmente e velocemente a informazioni e servizi secondo modelli di cura innovativi e sostenibili. Sarà importante da questo punto di vista superare barriere e diffidenze, riconoscendo la specificità dei diversi profili di cittadini e sapendo progettare percorsi differenziati in grado di superare il potenziale “digital divide”, che rischierebbe di escludere proprio quelle fasce di popolazione che hanno maggiore bisogno di sostegno”.
I servizi digitali di Regioni e aziende sanitarie rispondono alle esigenze dei cittadini digitali?
I servizi digitali più presenti nelle aziende sanitarie sono la prenotazione e il pagamento online delle prestazioni sanitarie (presenti rispettivamente nell’88% e 76% delle strutture analizzate) che vengono principalmente messi a disposizione attraverso siti web o App (circa un’azienda su quattro) e che in quasi la metà dei casi sono fruibili tramite piattaforme regionali, spesso collegate al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). I
Il Fascicolo Sanitario Elettronico può rappresentare, infatti, un potente strumento per offrire servizi digitali al cittadino in modo centralizzato e uniforme, mal’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità in collaborazione con Doxapharma su un campione di 1.000 cittadini mostra che solo il 21% dei cittadini ne ha sentito parlare. Il Medico di Medicina Generale è il principale canale attraverso cui i cittadini sono venuti a conoscenza del FSE (35%), mentre la farmacia è indicata solo dal 4% degli intervistati. Sono ancora meno i cittadini che hanno dichiarato di aver utilizzato il FSE, solo il 7% della popolazione.
La principale barriera è la difficoltà di accesso, indicata dal 40% degli utenti, e ben il 47% di chi non ha utilizzato il FSE (l’87% del campione) afferma di non essere a conoscenza della sua esistenza. È stato, inoltre, possibile rilevare l’opinione dei professionisti sanitari rispetto alle barriere alla diffusione del FSE, attraverso una ricerca su 1.768 medici specialisti, svolta in collaborazione con AiSDeT, AME, FADOI, Digital SIT, PKE e SIMFER, su 274 Dirigenti Infermieristici, attraverso una survey condotta in collaborazione con CID e ASSD, e su 602 MMG, grazie alla collaborazione con la FIMMG e Doxapharma. Secondo l’opinione degli operatori sanitari, la principale barriera all’utilizzo del FSE da parte loro è la scarsa comunicazione e promozione dei servizi offerti dal FSE (48% dei medici specialisti, 51% dei dirigenti infermieristici e 52% dei MMG) e non la bassa utilità percepita come supporto al processo di cura (24%, 33% e 31%).
La maggior parte dei CIO delle aziende sanitarie (62%) ritiene che l’obiettivo prioritario legato all’offerta di servizi digitali al cittadino sia la riduzione dei tempi di attesa degli utenti. Le principali barriere che frenano l’adozione di servizi innovativi sono i problemi derivanti dall’interoperabilità dei diversi sistemi applicativi e dalla coesistenza fra nuovi sistemi e quelli già in uso e (indicata dal 57% dei CIO), e quelle legate al rispetto della privacy e del GDPR (32%).
Nuove frontiere per la Sanità Digitale: le terapie digitali e la telemedicina
Uno dei nuovi trend nell’ambito della Sanità digitale è rappresentato dalle “Terapie Digitali”, soluzioni tecnologiche (principalmente App) che devono essere clinicamente certificate e autorizzate dagli enti regolatori e che aiutano i pazienti nell’assunzione di un farmaco (di solito prescritte dal medico in combinazione a un farmaco o in sua sostituzione).
Le soluzioni più interessanti secondo i Direttori e i medici sono quelle che supportano il paziente nel monitoraggio dell’aderenza alla terapia, considerate molto interessanti dal 47% dei Direttori, dal 45% dei medici specialisti, dal 63% dei dirigenti infermieristici e dal 49% dei MMG), mentre risultano meno interessanti quelle che propongono un intervento medico. Le App per il monitoraggio dell’aderenza rappresentano anche l’ambito che avrà un maggior impatto nei prossimi cinque anni. Il principale ostacolo che impedisce la diffusione di queste tecnologie in Italia è la scarsa conoscenza della validità clinica, seguita dalla difficoltà a comprendere le opportunità offerte e dall’assenza di rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Un altro elemento di innovazione in ambito sanitario è la telemedicina. Essa può giocare un ruolo fondamentale nell’integrazione fra ospedale e territorio e nelle nuove forme di aggregazione delle cure primarie. Anche quest’anno però la spesa in innovazione digitale delle strutture sanitarie si è concentrata soprattutto nel supporto digitale dei processi ospedalieri, con una minore attenzione all’integrazione ospedale-territorio.
Nel 2019 si registra una sostanziale stabilità in termini di diffusione rispetto a quanto rilevato in passato, con i servizi che coinvolgono il paziente come la Telesalute – i sistemi e i servizi che collegano i pazienti con i medici per assistere nella diagnosi, monitoraggio, gestione, responsabilizzazione degli stessi – e Teleassistenza – un sistema socioassistenziale per la presa in carico della persona anziana o fragile a domicilio, tramite la gestione di allarmi, di attivazione dei servizi di emergenza, di chiamate di supporto da parte di un centro servizi – presenti solo con progetti pilota (rispettivamente nel 27% e 22% delle aziende).
La scarsa diffusione si rispecchia nell’utilizzo di tali servizi da parte degli operatori sanitari che operano nelle strutture sanitarie, che dichiarano di utilizzare principalmente soluzioni in fase di sperimentazione. Da sottolineare, tuttavia, un elevato livello di interesse all’utilizzo, con oltre la metà che vorrebbe usufruirne. Allo stesso modo, anche tra i MMG la Telemedicina fatica a diffondersi, con solo il 4% del campione che utilizza soluzioni di Teleassistenza e il 3% di Televisita e Telesalute. Più alta, invece, la diffusione di servizi di Telerefertazione, in particolare in alcune attività diagnostiche di primo livello quali ad esempio la spirometria (21%) e l’elettrocardiografia (19%).
“Per quanto il digitale rappresenti una priorità per le strutture sanitarie italiane, il livello di maturità che emerge dalla fotografia della situazione attuale mostra un quadro ancora disorganico, nonostante una lenta, seppur costante, crescita rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni – commenta Cristina Masella, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -.L’adozione delle tecnologie digitali e la loro corretta integrazione nel Patient Journey consentirebbero, se pienamente sfruttate, di mettere davvero il paziente al centro dell’ecosistema, rendendo più appropriato e sostenibile il suo rapporto con i professionisti sanitari e con il sistema salute”.
Il procurement in Sanità: barriera o opportunità di innovazione?
Un ultimo elemento da non sottovalutare nel processo di digitalizzazione del settore sanitario è quello del procurement. L’acquisto di soluzioni digitali è parte integrante del processo di innovazione stesso che una struttura sanitaria o un ente regionale intraprende. Un ente pubblico in ambito sanitario (e non), ad oggi, vede spesso gli strumenti di procurement come un ostacolo alla digitalizzazione, invece che come un volano per l’innovazione.
Attraverso l’analisi di un database fornito da Telemat, contenente le procedure d’appalto per acquisti di innovazione digitale della Sanità italiana dal 2014 al 2018, è emerso che l’importo netto delle gare aggiudicate dopo il 2016, a fronte di una sostanziale stabilità del numero di gare, è aumentato, a causa di una crescente aggregazione degli acquisti a livello regionale, e che il 72% delle gare ha avuto una durata maggiore di 150 giorni.
Il processo di procurement è sentito dalle aziende sanitarie come un processo critico soprattutto per la sua struttura rigida (barriera espressa dal 41% dei Direttori Amministrativi), legata a una complessa normativa di riferimento (24%). La barriera più sentita è però rappresentata dalla mancata conoscenza degli strumenti con cui comprare tecnologie digitali (47%) che impedisce, quindi, di accedere anche a forme innovative di procurement che potrebbero facilitare sia l’azienda sanitaria sia il fornitore nel portare avanti un progetto di innovazione.
fonte:www.zerounoweb.it
allegato
Sclerosi multipla, il punto sulla ricerca
Convegno organizzato dalla Società di medicina fisica e riabilitativa
TEMPIO. Si parlerà di sclerosi multipla, degli aspetti noti e meno noti della patologia, nel convegno in programma oggi a Tempio Pausania, organizzato all’interno delle giornate di studio regionale della Simfer, la Società Italiana di medicina fisica e riabilitativa (e non, come riportato erroneamente in precedenza, dall’Azienda socio sanitaria o dall’Ats Sardegna).
Durante la giornata di studio, che prenderà il via alle 8.30, nel Teatro Comunale, si discuterà di epidemiologia, fattori di suscettibilità, dei progressi nelle terapie e del trattamento riabilitativo, ma anche delle terapie integrative, come il “Metodo Coimbra”, e della neuroriabilitazione in acqua e in ambiente termale per concludere con gli aspetti psicologici e di ridefinizione del se.
Tra i relatori ci saranno esponenti provenienti dai due poli di ricerca universitari della Sardegna, Cagliari e Sassari. «La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica e autoimmune del sistema nervoso centrale - ricorda Maria Caterina Fresi, responsabile del Servizio di Riabilitazione dell’ospedale di Tempio e organizzatrice della giornata di studio -. È una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione giovane adulta. Una patologia che provoca severe restrizioni motorie e limitazioni sociali. Si stima che colpisca circa tre milioni di persone nel mondo, e in Sardegna i valori di frequenza rilevati sono fra i più alti addirittura il doppio della media nazionale».
Il convegno di oggi sarà «un momento di confronto che permetta, mettendo al centro la persona, una presa in carico globale del paziente», conclude la Fresi.
fonte:www.lanuovasardegna.it
allegato
Terapia occupazionale: un’opportunità per l’autonomia
di Gabriella Casu*
«L’obiettivo principale della terapia occupazionale – scrive Gabriella Casu, in occasione della Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale di oggi, 24 maggio, che vive il proprio evento centrale a Matera – è quello di rendere le persone capaci di partecipare alle attività della vita quotidiana. L’augurio, quindi, che come AITO facciamo ai terapisti occupazionali è avere la possibilità di utilizzare le proprie conoscenze e competenze al meglio negli àmbiti di applicazione prediletti, con le strutture adeguate e senza lo spettro della sottostima professionale»
Un’immagine del convegno in corso oggi, 24 maggio, a Matera, per la Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale
Oggi, 24 maggio, si celebra la Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale. Proprio il 24 maggio del 1997, infatti, venne pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Profilo Professionale del Terapista Occupazionale (Decreto Ministeriale 136/97, Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del terapista occupazionale).
Per il convegno nazionale organizzato in tale occasione, intitolato Terapia occupazionale: un’opportunità per l’autonomia. Come favorire la partecipazione e migliorare la performance nelle occupazioni, si è scelta quest’anno la Città di Matera, “Capitale Europea della Cultura 2019”, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo del terapista occupazionale, professione sanitaria riabilitativa (ancora in espansione nella Regione Basilicata), che dà il proprio contributo nella promozione della salute e del benessere bio-psico-sociale della persona [del convegno di Matera si legga nel box in calce, N.d.R.].
L’obiettivo principale della terapia occupazionale è quello di rendere le persone capaci di partecipare alle attività della vita quotidiana. I terapisti occupazionali raggiungono questo risultato lavorando con le persone e le comunità, aumentando le loro abilità per incrementare il coinvolgimento nelle occupazioni che vogliono fare, devono fare o ci si aspetta che facciano, oppure modificando le occupazioni o l’ambiente, per meglio supportare la partecipazione nelle occupazioni stesse (WFOT-World Federation of Occupational Therapists, 2012).
Il supporto della salute e della partecipazione tramite l’occupazione viene posto come principio fondamentale. Il contributo rappresentativo della terapia occupazionale è l’applicazione dei valori base, delle conoscenze e delle abilità per aiutare il “cliente” (persone, organizzazioni e popolazioni) a prendere parte alle attività di tutti i giorni o in occupazioni che vuole o deve fare (Roley e altri, 2008).
Il terapista occupazionale, sin dai primissimi anni di vita del bambino, favorisce lo sviluppo dei prerequisiti alla base delle abilità personali, domestiche, sociali e delle prime forme di relazione interpersonale, fino ad intervenire, in età adulta, rendendo la persona partecipe e protagonista della propria vita, attraverso il recupero o l’uso ottimale di “funzioni” finalizzate al reinserimento, all’adattamento e all’integrazione della persona nel proprio contesto di vita. In età geriatrica, invece, il trattamento è finalizzato alla prevenzione e al miglioramento della qualità di vita.
Puntando all’autonomia e alla sicurezza dell’utente, il terapista occupazionale propone strategie e adattamenti personalizzati, anche allo scopo di ridurre il carico assistenziale del caregiver.
L’augurio che l’AITO fa ai terapisti occupazionali in questa Giornata Nazionale, è avere la possibilità di utilizzare le proprie conoscenze e competenze al meglio negli àmbiti di applicazione prediletti, avendo modo di integrarsi nei diversi team, con le strutture adeguate e senza lo spettro della sottostima professionale che aleggia in quanti – dopo un percorso universitario e un costante aggiornamento formativo – si trovano a dover prestare la propria opera in ambienti che non riconoscono la professionalità e la sminuiscono in ruoli marginali (non facendo ad esempio partecipare il terapista occupazionale alle riunioni di progetto), la collocano solo alla fine del percorso riabilitativo o la riducono alla semplice animazione.
L’AITO, quindi, chiede in questa Giornata ai decisori, alle Università, alle Regioni, ai Ministeri di recepire i piani di indirizzo e le linee guida che includono il terapista occupazionale, in modo tale da diminuire le differenze territoriali e soprattutto da garantire un servizio completo al cittadino e alla comunità.
Ufficio di Presidenza dell’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali).
Matera, 24 maggio 2019, Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale
Il convegno Terapia occupazionale: un’opportunità per l’autonomia. Come favorire la partecipazione e migliorare la performance nelle occupazioni, organizzato in occasione della Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale, si tiene oggi, 24 maggio, presso la Camera di Commercio di Matera, a cura dell’AITO Basilicata nelle persone di Teresa Tancredi e Valeria Lamanna.
Dopo l’apertura dei lavori, da parte di Michele Senatore, presidente dell’AITO, e i saluti istituzionali, tra i quali quelli del locale Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica, delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione, è prevista la partecipazione di Becky Riches, del Coordinamento Progetti Area Relazioni e Sviluppo della Fondazione Matera, che interverrà sul tema Cultura e Inclusione, per sottolineare come gli obiettivi della riabilitazione si spostino sempre più dalle sedi di cura verso quelle quotidiane, di tempo libero e di interesse della persona. Completerà l’intervento Antonello Pagliuca dell’Università della Basilicata, che parlerà di Inclusive design per la fruibilità del patrimonio esistente.
Cura della persona, attenzione ai bisogni, linee guida e modalità di presa in carico saranno gli argomenti successivamente in programma, che vedranno protagonisti non solo esponenti di spicco della SIRN (Società Italiana di Riabilitazione Neurologica) e della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) e terapisti occupazionali di varie realtà territoriali, ma anche Associazioni di familiari che racconteranno il loro incontro con il terapista occupazionale.
Verranno quindi esposte le linee guida e le evidenze seguite nella presa in carico delle persone con alcune delle patologie per le quali il terapista occupazionale è inserito nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria), quali l’artrite reumatoide, le demenze, l’artropatia lupica, la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson e altre patologie extrapiramidali, la psicosi, la spondilite anchilosante (a questo link è disponibile il programma completo del convegno).
Da segnalare, a margine, che sempre nell’àmbito delle celebrazioni per la Giornata Nazionale del Terapista Occupazionale, domani, 25 maggio, si terrà a Milano il convegno ECM gratuito intitolato La Terapia occupazionale con bambine e bambini per crescere insieme, organizzato dall’AITO Lombardia. (S.B.)
fonte:www.superando.it
allegato
Medico e paziente? Per comunicare sempre più mail o whatsapp. Ma a crescere è tutta la sanità digitale con una spesa annua di 1,39 mld
I numeri contenuti nel report annuale dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano. Circa metà dei cittadini cerca in Internet informazioni su medici e strutture sanitarie. Meno di uno su cinque comunica con il medico via email (19%), WhatsApp (17%), SMS (15%). Il 41% usa App o dispositivi wearable per monitorare lo stile di vita, uno su tre lo smart watch. Le mail lo strumento più utilizzato dai medici anche se cresce l’uso di WhatsApp. LE SLIDE
21 MAG - Nel 2018 la spesa per la Sanità Digitale cresce del 7%, raggiungendo un valore di 1,39 miliardi di euro e rafforzando il trend di crescita iniziato l’anno precedente, quando l’aumento era stato del 2%. Le strutture sanitarie sostengono la quota più rilevante della spesa, con investimenti pari a 970 milioni di euro (+9% rispetto al 2017), seguite dalle Regioni con 330 milioni di euro (+3%), dai Medici di Medicina Generale (MMG) con 75,5 milioni (+4%), pari in media a 1.606 euro per medico e dal Ministero per la Salute con 16,9 milioni di euro (contro i 16,7 milioni nel 2017).
I sistemi dipartimentali e la Cartella Clinica Elettronica (CCE) sono gli ambiti di innovazione digitale che raccolgono i budget più elevati, rispettivamente 97 e 50 milioni di euro, e sono considerati prioritari dalle strutture sanitarie (indicati rispettivamente dal 50% e dal 58% delle aziende), mentre inizia a prendere piede l’Intelligenza Artificiale, con circa 7 milioni di euro di risorse stanziate e il 20% dei Direttori sanitari che la ritiene rilevante.
Gli strumenti digitali entrano anche nella quotidianità dei medici, che li utilizzano per comunicare con i propri pazienti: l’85% dei Medici di Medicina Generale e l’81% dei medici specialisti utilizza la mail per inviare comunicazioni ai pazienti, mentre WhatsApp è usato dal 64% dei primi e dal 57% dei secondi per fissare o spostare appuntamenti e per condividere documenti o informazioni cliniche.
Meno di un cittadino su cinque, invece, usa la mail o WhatsApp per comunicare col proprio medico,solo il 23% prenota online una visita specialistica e appena il 19% effettua il pagamento sul web. Pur limitato, l’accesso ai servizi digitali dei cittadini è aumentato significativamente nell’ultimo anno (nel 2018 l’11% prenotava online e il 7% pagava usando Internet) e nella fascia 35-44 anni registra valori elevati (45% e 27%). Oltre quattro cittadini su dieci (41%) usano App di coaching o dispositivi wearable per tenere sotto controllo la propria salute e migliorare il proprio stile di vita e lo smart watch, in particolare, è lo strumento che ha registrato l’incremento più significativo (dall’8% a circa un cittadino su tre).
Questi i risultati più rilevanti della ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina a Milano al convegno “Connected Care: il cittadino al centro dell’esperienza digitale”.
“La crescita della spesa per l’innovazione digitale in Sanità è un segnale confortante che conferma il ruolo strategico del digitale per innovare i processi del sistema sanitario – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Il digitale sta modificando tutte le fasi della presa in carico del paziente, dalla prevenzione alla cura, fino al post-ricovero, attraverso strumenti come la Cartella Clinica Elettronica, la Telemedicina, l’Intelligenza Artificiale e le Terapie Digitali. Ma per sfruttarne appieno le opportunità bisogna ripensare l’organizzazione e la governance del sistema, sviluppare le competenze del personale e rivedere la relazione fra operatori e pazienti in modo da mettere il cittadino al centro dei processi di prevenzione e cura e consentire un migliore e più rapido accesso alle informazioni e ai servizi sanitari”.
Le priorità di investimento – I sistemi dipartimentali sono l’ambito di innovazione digitale che raccoglie la quota più elevata di investimenti delle strutture sanitarie (97 milioni di euro) e il secondo considerato più prioritario dalle Direzioni strategiche (indicato dal 50% del campione) dietro alla Cartella Clinica Elettronica (CCE), che ha attirato risorse per 50 milioni di euro e viene considerata rilevante dal 58% dei direttori sanitari. La maggior parte delle aziende si è oggi dotata di un supporto informatico diffuso (cioè esteso ad oltre il 60% delle attività) nella gestione della diagnostica per immagini (88%) e delle analisi di laboratorio (86%), mentre la gestione delle attività di sala operatoria risulta ancora in via di diffusione (63%), nonostante sia un ambito con un forte impatto sulla sicurezza del paziente.
Ad oggi, i contenuti multimediali gestiti in digitale con più frequenza sono quelli relativi alla radiologia (con l’84% delle aziende che ha digitalizzato oltre il 60% delle immagini prodotte), con tassi di diffusione che però si riducono per le ecografie (40%) e i tracciati ECG/EEG (33%), fino ad arrivare a limitate esperienze di gestione in modo integrato in digitale anche dei video di sala operatoria (7%). Di frontiera e poco diffusi, infine, i sistemi di Digital Pathology (7%), cioè gli strumenti e le applicazioni che consentono di gestire i vetrini di anatomia patologica come immagini digitali ad alta risoluzione, permettendone la condivisione e supportando i flussi di lavoro clinici di anatomia patologica completamente in digitale.
Nonostante la scarsa diffusione, il 24% dei Direttori ritiene già ad oggi prioritaria una gestione digitalizzata dei vetrini per tutto il ciclo di vita – dall’acquisizione all’archiviazione passando per la fruizione nei diversi dipartimenti dell’azienda – percentuale che cresce al 39% considerando come orizzonte temporale i prossimi cinque anni. Un medico specialista su tre, inoltre, ritiene che i diversi contenuti multimediali a cui non accede ancora sarebbero invece fondamentali per supportare le decisioni cliniche.
I servizi digitali di Regioni e aziende sanitarie - I servizi digitali più presenti nelle aziende sanitarie sono la prenotazione e il pagamento online delle prestazioni sanitarie (presenti rispettivamente nell’88% e 76% delle strutture analizzate) che vengono principalmente messi a disposizione attraverso siti web o App (circa un’azienda su quattro) e che in quasi la metà dei casi sono fruibili tramite piattaforme regionali, spesso collegate al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Il Fascicolo Sanitario Elettronico può rappresentare, infatti, un potente strumento per offrire servizi digitali al cittadino in modo centralizzato e uniforme, ma l’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità in collaborazione con Doxapharma su un campione di 1.000 cittadini mostra che solo il 21% dei cittadini ne ha sentito parlare.
Il Medico di Medicina Generale è il principale canale attraverso cui i cittadini sono venuti a conoscenza del FSE (35%), mentre la farmacia è indicata solo dal 4% degli intervistati. Sono ancora meno i cittadini che hanno dichiarato di aver utilizzato il FSE, solo il 7% della popolazione. La principale barriera è la difficoltà di accesso, indicata dal 40% degli utenti, e ben il 47% di chi non ha utilizzato il FSE (l’87% del campione) afferma di non essere a conoscenza della sua esistenza.
È stato, inoltre, possibile rilevare l’opinione dei professionisti sanitari rispetto alle barriere alla diffusione del FSE, attraverso una ricerca su 1.768 medici specialisti, svolta in collaborazione con AiSDeT, AME, FADOI, Digital SIT, PKE e SIMFER, su 274 Dirigenti Infermieristici, attraverso una survey condotta in collaborazione con CID e ASSD, e su 602 MMG, grazie alla collaborazione con la FIMMG e Doxapharma. Secondo l’opinione degli operatori sanitari, la principale barriera all’utilizzo del FSE da parte loro è la scarsa comunicazione e promozione dei servizi offerti dal FSE (48% dei medici specialisti, 51% dei dirigenti infermieristici e 52% dei MMG) e non la bassa utilità percepita come supporto al processo di cura (24%, 33% e 31%).
La maggior parte dei CIO delle aziende sanitarie (62%) ritiene che l’obiettivo prioritario legato all’offerta di servizi digitali al cittadino sia la riduzione dei tempi di attesa degli utenti. Le principali barriere che frenano l’adozione di servizi innovativi sono i problemi derivanti dall’interoperabilità dei diversi sistemi applicativi e dalla coesistenza fra nuovi sistemi e quelli già in uso e (indicata dal 57% dei CIO), e quelle legate al rispetto della privacy e del GDPR (32%).
Cittadini sempre più digitali – L’uso di Internet e degli strumenti digitali fra i cittadini italiani per reperire informazioni e accedere ai servizi sanitari è in aumento rispetto alla scorsa edizione della ricerca, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione, ma il canale fisico è ancora quello privilegiato dalla maggior parte della popolazione. Lo rivela il sondaggio condotto dall’Osservatorio in collaborazione con Doxapharma su un campione di mille cittadini statisticamente rappresentativo della popolazione italiana.
Fra i cittadini che non soffrono di malattie croniche o problemi di salute di lunga durata, oltre un terzo cerca sul web informazioni generiche sulla salute, come malattie, sintomi e cure (38%) e su corretti stili di vita e alimentazione (37%), il 15% si informa sui vaccini (il 25% fra le donne 25-44enni). Queste percentuali si riducono all’aumentare dell’età del campione, ma anche fra gli over 65 più di uno su quattro (27%) cerca informazioni online. I canali più utilizzati dai cittadini sani sono i siti web istituzionali (52%), seguiti dai portali dedicati alla medicina e alla salute (30% in media), mentre App, blog e social network sono ritenuti meno affidabili e sono usati prevalentemente per informarsi sui corretti stili di vita e sull’alimentazione (23%).
Le App e i wearable stanno ormai entrando nella quotidianità dei cittadini, con il 41% che utilizza una applicazione di coaching o un dispositivo indossabile per il monitoraggio dello stile di vita. Tra i giovani sotto i 35 anni sono ancora più diffuse (55%), mentre l’uso diminuisce oltre i 55 anni (29%). Lo strumento più presente è lo smart watch, utilizzato da un cittadino su tre, con un vero e proprio boom rispetto all’8% registrato nel 2018. Tuttavia, ben il 75% dei cittadini che usa le App non invia né comunica al proprio medico i dati raccolti, che rimangono quindi spesso inutilizzati.
“Nel caso in cui i cittadini non possano rivolgersi a un medico per ricevere consigli su prevenzione e stili di vita in base a dati raccolti, potrebbe giocare un ruolo fondamentale un coach virtuale in grado di fornire in modo proattivo, e sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, consigli su come migliorare i propri comportamenti sulla base dei parametri monitorati, come l’alimentazione e gli allenamenti – afferma Emanuele Lettieri, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Ad oggi questa opportunità desta, tuttavia, un moderato livello di interesse da parte dei cittadini, così come la chat con un assistente virtuale o un assistente vocale (es. Amazon Alexa o Google Home) per chiedere informazioni sulla salute e sullo stile di vita, probabilmente perché ancora poco note e dai benefici difficilmente valutabili per la maggior parte dei cittadini”.
Anche i medici hanno sempre maggiore dimestichezza con gli strumenti digitali, che impiegano per comunicare o condividere informazioni e documenti con i pazienti. Secondo il sondaggio condotto su un campione di 602 MMG e su 1.720 medici specialisti, la mail è il canale più usato (rispettivamente 85% e 81%), seguito da WhatsApp (64% e 57%) e dagli SMS (65% e 40%). Aumenta l’utilizzo da parte dei cittadini: il 19% usa la mail (+4% rispetto al 2018), il 17% WhatsApp (+5%) e il 15% gli SMS (+2%). La maggior parte dei cittadini (52%) usa la App di messaggistica per chiedere al medico di fissare o spostare una visita e nel 47% dei casi per comunicare lo stato di salute.
Circa la metà del campione trova online informazioni sui medici (51%) e su strutture e prestazioni sanitarie (44%), ma se si analizza l’accesso ai servizi sanitari i cittadini appaiono molto meno digitali: solo il 23% ha prenotato online le prestazioni (21% tramite sito web e 2% tramite App) e il 19% le ha pagate via web (15% tramite sito e 4% tramite App), con punte però del 45% e del 27% fra i 35-44enni. Si tratta di tassi di utilizzo ancora limitati, ma in forte crescita rispetto all’11% delle prenotazioni via web e al 7% dei pagamenti online emersi nel 2018.
La farmacia gioca un ruolo ancora marginale nell’ambito delle prenotazioni (9%) e dei pagamenti di visite o esami (10%), mentre la maggior parte della popolazione preferisce ancora recarsi di persona presso la struttura sanitaria (rispettivamente 53% e 78%). Chi non ha utilizzato i canali digitali dichiara che preferisce il contatto fisico personale (67%) o ammette di non essere capace di utilizzarli (19%). Il canale personale risulta molto rilevante anche nella scelta dello specialista a cui affidarsi: i cittadini considerano il parere del MMG come fondamentale nella scelta del medico specialista (il 43% lo indica come canale molto rilevante), seguito dal parere di parenti e amici. Le informazioni trovate sui siti istituzionali sono ritenute per nulla rilevanti dal 25% dei cittadini, così come le opinioni e recensioni su siti web (28%).
“Il digitale sta cambiando i tradizionali punti di contatto della Sanità, introducendone di nuovi, come siti web, App e chatbot – afferma Chiara Sgarbossa, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Le nuove tecnologie devono essere impiegate per riprogettare l’esperienza degli utenti affinché possano accedere più facilmente e velocemente a informazioni e servizi secondo modelli di cura innovativi e sostenibili. Sarà importante da questo punto di vista superare barriere e diffidenze, riconoscendo la specificità dei diversi profili di cittadini e sapendo progettare percorsi differenziati in grado di superare il potenziale “digital divide”, che rischierebbe di escludere proprio quelle fasce di popolazione che hanno maggiore bisogno di sostegno”.
L’Intelligenza Artificiale – L’Intelligenza Artificiale è un ambito ancora marginale in termini di investimenti (7 milioni di euro) e di interesse dei direttori sanitari (il 20% lo ritiene prioritario), ma sta prendendo piede. Le strutture sanitarie hanno adottato applicazioni di AI, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di prime sperimentazioni, soprattutto basate sull’elaborazione delle immagini per effettuare attività di supporto alla decisione diagnostica (presenti nel 40% delle aziende del campione) e del testo libero (24%). Sono queste ultime le applicazioni che i medici specialisti utilizzano maggiormente (30% e 26%) e che CIO e Direttori ritengono avranno un maggior impatto sul settore sanitario nei prossimi cinque anni.
Allo stesso tempo i medici specialisti indicano l’elaborazione delle immagini come l’applicazione di AI più utile nel supporto della propria pratica clinica (36%) e l’ambito più promettente nel prossimo quinquennio (28%). Secondo i Direttori, i medici specialisti, i dirigenti infermieristici e i MMG, le principali difficoltà legate allo sviluppo di soluzioni di AI sono le limitate risorse economiche disponibili e l’alta complessità nell’implementare questi progetti. Gli operatori sanitari, tuttavia, non sembrano essere spaventati che l’AI possa sostituirli, anzi, vedono in questi sistemi dei potenti alleati capaci di migliorare l’efficienza dei processi clinici (49% dei medici specialisti, 66% dei dirigenti infermieristici e 46% dei MMG), ridurre la probabilità di effettuare errori clinici (48%, 50% e 50%) e aumentare l’efficacia delle cure in termini di precisione e personalizzazione (43%, 45% e 52%).
“L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in alcuni sistemi informativi ospedalieri in Italia ha una buona presenza, in particolare per l’elaborazione delle immagini, ma oggi iniziano a esserci sperimentazioni significative anche nell’interpretazione del linguaggio naturale, scritto e parlato – afferma Paolo Locatelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. È importante sottolineare che l’applicazione di Intelligenza Artificiale in Sanità richiede, però, che le informazioni da elaborare siano raccolte in digitale, e quindi la presenza di Cartelle Cliniche Elettroniche e sistemi aziendali di gestione delle immagini diagnostiche è un prerequisito”.
Le Terapie Digitali – Uno dei nuovi trend nell’ambito della Sanità digitale è rappresentato dalle “Terapie Digitali”, soluzioni tecnologiche (principalmente App) che devono essere clinicamente certificate e autorizzate dagli enti regolatori e che aiutano i pazienti nell’assunzione di un farmaco (di solito prescritte dal medico in combinazione a un farmaco o in sua sostituzione). Le soluzioni più interessanti secondo i Direttori e i medici sono quelle che supportano il paziente nel monitoraggio dell’aderenza alla terapia, considerate molto interessanti dal 47% dei Direttori, dal 45% dei medici specialisti, dal 63% dei dirigenti infermieristici e dal 49% dei MMG), mentre risultano meno interessanti quelle che propongono un intervento medico. Le App per il monitoraggio dell’aderenza rappresentano anche l’ambito che avrà un maggior impatto nei prossimi cinque anni. Il principale ostacolo che impedisce la diffusione di queste tecnologie in Italia è la scarsa conoscenza della validità clinica, seguita dalla difficoltà a comprendere le opportunità offerte e dall’assenza di rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
La Telemedicina – La telemedicina può giocare un ruolo fondamentale nell’integrazione fra ospedale e territorio e nelle nuove forme di aggregazione delle cure primarie. Anche quest’anno però la spesa in innovazione digitale delle strutture sanitarie si è concentrata soprattutto nel supporto digitale dei processi ospedalieri, con una minore attenzione all’integrazione ospedale-territorio. Nel 2019 si registra una sostanziale stabilità in termini di diffusione rispetto a quanto rilevato in passato, con i servizi che coinvolgono il paziente come la Telesalute – i sistemi e i servizi che collegano i pazienti con i medici per assistere nella diagnosi, monitoraggio, gestione, responsabilizzazione degli stessi - e Teleassistenza - un sistema socioassistenziale per la presa in carico della persona anziana o fragile a domicilio, tramite la gestione di allarmi, di attivazione dei servizi di emergenza, di chiamate di supporto da parte di un centro servizi - presenti solo con progetti pilota (rispettivamente nel 27% e 22% delle aziende).
La scarsa diffusione si rispecchia nell’utilizzo di tali servizi da parte degli operatori sanitari che operano nelle strutture sanitarie, che dichiarano di utilizzare principalmente soluzioni in fase di sperimentazione. Da sottolineare, tuttavia, un elevato livello di interesse all’utilizzo, con oltre la metà che vorrebbe usufruirne. Allo stesso modo, anche tra i MMG la Telemedicina fatica a diffondersi, con solo il 4% del campione che utilizza soluzioni di Teleassistenza e il 3% di Televisita e Telesalute. Più alta, invece, la diffusione di servizi di Telerefertazione, in particolare in alcune attività diagnostiche di primo livello quali ad esempio la spirometria (21%) e l’elettrocardiografia (19%).
“Per quanto il digitale rappresenti una priorità per le strutture sanitarie italiane, il livello di maturità che emerge dalla fotografia della situazione attuale mostra un quadro ancora disorganico, nonostante una lenta, seppur costante, crescita rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni – commenta Cristina Masella, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -.L’adozione delle tecnologie digitali e la loro corretta integrazione nel Patient Journey consentirebbero, se pienamente sfruttate, di mettere davvero il paziente al centro dell’ecosistema, rendendo più appropriato e sostenibile il suo rapporto con i professionisti sanitari e con il sistema salute”.
Il procurement dell’innovazione digitale in Sanità – L’acquisto di soluzioni digitali è parte integrante del processo di innovazione stesso che una struttura sanitaria o un ente regionale intraprende. Un ente pubblico in ambito sanitario (e non), ad oggi, vede spesso gli strumenti di procurement come un ostacolo alla digitalizzazione, invece che come un volano per l’innovazione. Attraverso l’analisi di un database fornito da Telemat, contenente le procedure d’appalto per acquisti di innovazione digitale della Sanità italiana dal 2014 al 2018, è emerso che l’importo netto delle gare aggiudicate dopo il 2016, a fronte di una sostanziale stabilità del numero di gare, è aumentato, a causa di una crescente aggregazione degli acquisti a livello regionale, e che il 72% delle gare ha avuto una durata maggiore di 150 giorni.
Il processo di procurement è sentito dalle aziende sanitarie come un processo critico soprattutto per la sua struttura rigida (barriera espressa dal 41% dei Direttori Amministrativi), legata a una complessa normativa di riferimento (24%). La barriera più sentita è però rappresentata dalla mancata conoscenza degli strumenti con cui comprare tecnologie digitali (47%) che impedisce, quindi, di accedere anche a forme innovative di procurement che potrebbero facilitare sia l’azienda sanitaria sia il fornitore nel portare avanti un progetto di innovazione.
21 maggio 2019
fonte:www.quotidianosanita.it
allegato

Domani, lunedì 20 maggio, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano sarà a Grottaglie, presenzierà ad un convegno all’interno dell’ospedale San Marco. “Modello innovativo di presa in carico globale in riabilitazione ed in Area Medica”, è questo il titolo della tavola rotonda che si terrà nell’ospedale di Grottaglie.
Previsti i saluti dell’Assessore Regionale Borraccino, del Sindaco Ciro D’Alò e del Direttore dell’ASL di Taranto.
Due le sessioni del convegno. In mezzo una sessione poster, chiude una tavola rotonda sulla Sanità, la salute e il territorio.
L’evento ha come principale obiettivo di far incontrare gli operatori sanitari con la Comunità per
- illustrare gli interventi strutturali che stanno investendo l’ Ospedale San Marco per trasformarlo in un Presidio Postacuzie;
- inoculare l’ idea-forza sottesa alla nuova Organizzazione per cui ogni articolazione è chiamata non ad occupare uno spazio, ma a partecipare ad un processo;
- inaugurare la nuova stagione della formazione del personale di questo presidio introducendo la competenza-chiave che viene richiesta agli operatori nella nuova Organizzazione: saper lavorare insieme agli altri;
- realizzare un Modello di Gestione del Sistema Qualità della Salute che considera i cittadini non solo destinatari degli interventi, ma parte integrante dell’ Organizzazione nella funzione di coprogettisti del Nuovo.
Per ulteriori chiarimenti è possibile rivolgersi all’Uod formazione inviando una email a formazione.sicurezza@asl.taranto.it.
L’iniziativa
Le profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali che attraversiamo hanno trasformato anche la domanda di prestazionisanitarie che si stanno spostando ad un ritmo crescente dall’ acuzie allapostacuzie, alla cronicità e alla complessità.
Il nuovo che viene avanti impone innanzitutto nuove e diverse competenze al management che non è più semplicemente chiamato ad amministrarel’esistente, ma deve essere capace, a partire dalla valorizzazione dellerisorse esistenti, di ricombinarle insieme per ideare, progettare e realizzare nuove risposte organizzative alle nuove domande di salute.
Stiamo parlando dell’innovazione: governare il processo di cambiamentodelle Strutture, dell’Organizzazione e delle Competenze: le Strutture devono essere rigenerate per renderle funzionali ai nuovi processi;l’Organizzazione deve fare una virata da una dimensione verticale ediscendente ad una orizzontale e circolare; le Risorse Umane devono colmare il gap di conoscenze, abilità e competenze che le nuove performance organizzative richiedono.
Iscrizione al convegno
Scarica il modulo. L’evento accredita 6 crediti ecm.
Razionalità
Oggi è una verità consolidata affermare che la salute non è la mera assenza di malattia, ma il pieno benessere biologico, psicologico, sociale e spirituale; essa è un sistema complesso, costituito da un ampio insieme di elementi ambientali, sociali, economici e culturali, oltre che biologici e che, nel Sistema Sanitario Regionale Pugliese e, quindi, nella ASL di Taranto,viene perseguita con due strategie: “Promozione della salute” e “Salute per tutti”.
La prima orienta i Servizi Sanitari verso una maggiore interazione con laComunità; la seconda strategia, la “salute per tutti”, individua gli obiettivi che l’Azienda Sanitaria è chiamata a perseguire e che costituiscono lacondizione e il parametro per generare e, al tempo stesso, per misurare, la qualità della vita dei cittadini, la riduzione della povertà, il grado di coesione sociale, la riduzione delle discriminazioni, la crescita economica e sostenibile della Comunità.
Per queste ragioni la giornata di formazione che coinvolge i professionisti della salute viene svolta in concomitanza con la 4° edizione della giornata di animazione sociale e culturale che coinvolge l’intera Comunità.
Obiettivi dell’iniziativa
Questo convegno ha lo scopo di far incontrare gli operatori sanitari con la Comunità per
- illustrare gli interventi strutturali che stanno investendo l’Ospedale San Marco per trasformarlo in un Presidio Postacuzie;
- inoculare l’ idea-forza sottesa alla nuova Organizzazione per cuiogni articolazione è chiamata non ad occupare uno spazio, ma a partecipare ad un processo;
- inaugurare la nuova stagione della formazione del personale di questo presidio introducendo la competenza-chiave che viene richiesta agli operatori nella nuova Organizzazione: saper lavorare insieme agli altri;
- realizzare un Modello di Gestione del Sistema Qualità della Salute che considera i cittadini non solo destinatari degli interventi, maparte integrante dell’ Organizzazione nella funzione di coprogettistidel Nuovo.
Il nuovo che viene avanti, paradossalmente, rischia di franare contro le molteplici eccellenze pur presenti nel territorio, che troppo spesso rimangono chiuse in uno splendido isolamento, come in una fortezzainespugnabile. Cosicché questo convegno persegue l’ obiettivo di portare a consapevolezza che stiamo costruendo un’ Organizzazione Sanitaria che èun Sistema Complesso, il cui funzionamento non è dato dalla somma delle singole parti che lo compongono.
Test e verifica
Sarà somministrato un test per misurare e qualificare la percezione del cambiamento e la conoscenza dei costrutti e per valutarne le variazioni. Ai fini ECM i crediti saranno attribuiti solo ai partecipanti che supererannol’80% di risposte corrette.
Il programma completo
PROGRAMMA 20 maggio ore 8.30 -14.00
SALUTI
- Assessore Regionale alle Attività Produttive, dott. Cosimo Borraccino
- Sindaco di Grottaglie, avv. Ciro D’Alò
- Direttore Generale Asl Taranto, avv. Stefano Rossi
Prima Sessione
PDTA. Curare la malattia, prendersi cura della persona: una sottile linea tra il P.O. e il Territorio
- Coordinatore, dott.ssa M. Leone
- Direttore Medico PO SS. Annunziata
Tipologie dei malati e comorbilità in un reparto di medicina interna
- Prof . A. Vacca, Ordinario di Medicina Interna
- Direttore Medicina Interna Universitaria “G. Baccelli”, Azienda Policlinico, Bari
Il paziente clinicamente instabile
- dott. F. Sogari, Direttore Dipartimento Area Medica ASL di Taranto
La sindrome da immobilizzazione
- dott. G. Orlando, Dirigente Medico, Responsabile Lungodegenza ASL di Taranto
Sessione Poster
La progettualità strutturale e funzionale del Presidio San Marco
- dott. Andrea Chiari, Direttore Amministrativo Asl Taranto
Seconda Sessione
La presa in carico nella riabilitazione
- Coordinatore, dott. G. Colacicco Direttore Sanitario Asl Taranto
La riabilitazione oggi
- Prof. P. Fiore, Ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa (Università di Bari e Presidente Nazionale SIMFER)
Riabilitazione tra ospedale e territorio
- Dott. P. Conte, Direttore S. C. Fisiatria Asl di Taranto
Le più frequenti patologie ortopediche disabilitanti
- dott. L. Scialpi, Direttore S.C. Ortopedia ASL Taranto
Tavola rotonda
Sanità, salute e territorio
- dott.ssa Giuseppina Annicchiarico, CoordinatriceReg.MalattieRarePLSGrottaglie dott. Ignazio Aprile, U.A.C.P.
- dott. Vito Giovannetti, Direttore S.C. Socio Sanitaria ASL di Taranto
- dott.ssa G. Ronzino, Direttore Distretto Sociosanitario di Grottaglie Rappresentanti delle Associazioni del territorio
CONCLUDE il PRESIDENTE REGIONE PUGLIA, dott. Michele Emiliano
TEST DI APPRENDIMENTO
Il manifesto dell’evento
fonte: www.grottaglieinrete.it
allegato
In coma da mesi, ragazzino torna alla vita al Gaslini
Arrivato a Genova dall'Albania dopo un gravissimo incidente grazie alla raccolta fondi tv albanese
Redazione ANSA GENOVA
Oggi, a distanza di nove mesi dall'incidente e a cinque mesi dal ricovero al Gaslini il ragazzo è stato dimesso. Il Gaslini lo ha "restituito a una vita normale - ha detto il dg del Gaslini Petralia -. Un successo di 'squadra' grazie alla perseveranza e alla sincronia dei diversi operatori del Policlinico - Gastroenterologia, Riabilitazione, Chirurgia e Ortopedia - che insieme hanno restituito speranza e guarigione al ragazzo".
fonte: www.ansa.it
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La chirurgia della mano per il paziente affetto da malattie reumatiche
All’ASST Gaetano Pini-CTO un corso che mette a confronto chirurghi della mano e reumatologi per il raggiungimento delle migliori sinergie terapeutiche per le malattie reumatiche
Milano, 8 maggio 2019 – Sala piena per il corso di aggiornamento monotematico sulla chirurgia della mano, organizzato, per il terzo anno, dal reparto di Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva dell’ASST Gaetano Pini-CTO, diretto dal dott. Pierluigi Tos. Il focus di questa edizione è la sinergia in ambito terapeutico tra il reparto di Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva e i reparti di Reumatologia. Il corso, dal titolo Diagnosi e cura delle patologie reumatiche in chirurgia della mano: tecniche chirurgiche e riabilitative, si è tenuto mercoledì 8 maggio presso l’aula magna del Presidio Ospedaliero Gaetano Pini di Milano.
“Le patologie reumatiche – spiega il dott. Tos – hanno spesso, sia in fase iniziale sia nelle fasi più avanzate, aspetti deformanti che possono comportare la necessità di trattamenti chirurgici che, nel corso degli ultimi anni, si sono molto evoluti grazie alle moderne tecniche di protesizzazione che si affiancano a interventi più tradizionali. La chirurgia nel paziente affetto da malattie reumatiche deformanti, sottoposto a cure continue, modifica in maniera molto significativa la qualità della vita”.
L’ASST Gaetano Pini-CTO ha una importantissima tradizione nella cura delle patologie reumatiche: l’Unità Operativa di Reumatologia diretta dal dott. Luigi Sinigaglia, Presidente della Società Italiana di Reumatologia, è tra le più importanti a livello internazionale grazie alla scuola di Reumatologia, nata 50 anni fa. “La Reumatologia – dice il dott. Sinigaglia – ha fatto passi da gigante in questi anni con terapie mediche innovative, tanto che la comparsa di esiti deformanti, soprattutto alle mani, oggi è molto meno frequente. Rimane molto importante la terapia chirurgica in quei pazienti che non rispondono alle terapie mediche e che hanno deformità importanti tali da non permettere il normale impiego delle mani. Le manifestazioni più tipiche sono a carico del polso, delle dita lunghe con deformità definite ‘a colpo di vento’ e del pollice. La chirurgia, nei tempi e modi corretti, può essere determinante nel cambiare la storia naturale della malattia restituendo autonomia a pazienti molto debilitati dal punto di vista funzionale”.
Il paziente affetto da patologie reumatiche necessita, inoltre, sia del supporto radiodiagnostico nella fase dell’inquadramento della malattia sia del supporto dei fisiatri e riabilitatori nelle fasi che precedono e seguono la chirurgia. Interverranno per questo anche il dott. Mauro Gallazzi, Direttore del reparto di Radiodiagnostica e i fisiatri del reparto di Medicina fisica e Riabilitazione, diretto dal dott. Lorenzo Panella, oltre a fisioterapisti dedicati per la chirurgia della mano che hanno la presa in carico del paziente attraverso esercizi specifici e il confezionamento di tutori. Inoltre, il corso vedrà la partecipazione di illustri specialisti italiani e stranieri che affiancano le figure professionali dell’ASST Gaetano Pini-CTO.
fonte: www.liberoreporter.it
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Lotta alle patologie dello scheletro, ad Agrigento esperti da tutta Italia
Agrigento diventa «capitale» dello studio sulle patologie dello scheletro, dall'età pediatrica in poi. Il 3 e 4 maggio prossimi, infatti, arriveranno in città i migliori specialisti di tutta Italia che si confronteranno sulla materia, partendo dagli studi clinici e dalle cure possibili, nell'evento chiamato «#RiabilitAG».
Organizzato dall'Unità Operativa Complessa di Medicina Fisica e Riabilitativa dell'Azienda sanitaria provinciale di Agrigento, diretta dal dottor Fausto Crapanzano, il congresso riunirà nella Città dei Templi specialisti provenienti da ogni parte della nazione.
Il tema in discussione sarà: «La Multidisciplinarietà è Riabilitazione. La gestione del paziente con patologie dello scheletro, dall'età pediatrica in poi». I lavori si terranno all'Hotel della Valle, a partire dalle 14.30 del 3 maggio. Presidente del congresso è lo stesso Fausto Crapanzano, presidente onorario, Alfredo Zambuto, che apriranno i lavori alle 15. Alle 15.30 a portare i saluti delle autorità saranno: Margherita La Rocca Ruvolo, Presidente della Sesta Commissione, Salute, Servizi Sociali e Sanitari dell'Ars; il Direttore Generale dell'Asp di Agrigento Giorgio Giulio Santonocito; Silvio Lo Bosco, già Direttore Sanitario dell'Asp di Agrigento; il presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi di Agrigento Giovanni Vento.
L'articolo nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia
fonte: agrigento.gds.it
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Sciatica e lombalgia: per la guarigione il peggior nemico è la sedentarietà

Quando si parla di sciatica ci si riferisce al dolore localizzato nella regione lombare e del gluteo, con irradiazione alla coscia e a tutto l’arto inferiore, dove possono comparire anche parestesie e sensibilità alterata. Più precisamente la condizione viene descritta come lombosciatalgia.
Quando il dolore non si irradia all’arto inferiore, non si estende cioè più in basso del ginocchio, si parla di lombalgia, ovvero di semplice mal di schiena, una condizione che si stima interessi almeno una volta nella vita, l’80% della popolazione.
La lombosciatalgia, invece, è una condizione meno comune: si stima interessi il 4-5% della popolazione, ha una prognosi meno favorevole della lombalgia e chi ne è affetto tende a essere più sconfortato rispetto alla sua evoluzione rispetto a quanto succede in caso di diagnosi di lombalgia.
«La lombalgia è una patologia molto frequente, spesso definita nel mondo moderno la malattia del benessere, cioè legata alla sedentarietà della vita moderna. È anche definita a volte, come la patologia “del portafoglio” insorgente in persone benestanti e in sovrappeso, o in persone meno abbienti che vivono come stressogeno il fattore economico, connotando una condizione legata anche alla qualità della vita e all’aspetto psico-somatico-sociale del paziente. In ogni caso, spesso, la lombalgia e la lombosciatalgia sono correlate ad uno sforzo fisico, per esempio sollevare un peso o ad una prolungata posizione, seduta in auto, lavoro sedentario e spesso si attenua con il riposo in posizione supina» chiarisce Stefano Masiero Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa - Dipartimento di Neuroscienze-Università degli Studi di Padova.
Come si diagnostica
La diagnosi viene fatta attraverso l’esame obiettivo del medico e quelli strumentali. Si distingue fra forma acuta quando la durata della sintomatologia è inferiore alle 4-6 settimane, sub-acuta se il dolore persiste fra le 6 e le 12 settimane e di forma cronica se il dolore persiste per più di 12 settimane.
«La condizione riconosce fra le sue cause principalmente la degenerazione discale con protrusione dell’ernia discale e compressione della radice radicolare oppure compressione della radice del nervo sciatico per altre cause quale degenerazione legata al lavoro svolto durante la propria esistenza. Come per ogni patologia, l’approccio iniziale è anamnestico, in seguito si procede con l’esame obiettivo vertebrale preciso e mirato utilizzando i test clinici che permettono la distinzione tra: 1) dolore lombare isolato 2) dolore irradiato all’arto inferiore associato o meno a lombalgia e 3) lombo sciatalgia. Solo con un orientamento di questo genere è possibile prescrivere eventuali valutazioni strumentali da eseguire (radiografie, Risonanza Magnetica o TC) e impostare il trattamento terapeutico più adatto» spiega il professor Masiero.
Trattamenti necessari
La sintomatologia spesso è autorisolutiva nell’arco delle prime 4 settimane, forse a causa di un meccanismo di riassorbimento spontaneo. La condizione tuttavia, tende facilmente a recidivare, ovvero a cronicizzare, soprattutto entro i due anni dalla prima comparsa.
Le linee guida internazionali secondo le diverse società scientifiche hanno, su alcuni approcci riabilitativi, pareri discordanti, ma quasi tutte sono concordi nell’affermare che nella lombalgia acuta, sub-acuta cronica e nella lombosciatalgia, l’esercizio terapeutico sia il cardine per la guarigione. Nella maggior parte dei casi la lombalgia acuta o cronica, di origine meccanica da protrusione discale, da ernia, da sindrome delle faccette articolari, o da contrattura muscolare risulta essere una patologia ad approccio conservativo, e spesso, dopo un approccio riabilitativo integrato il paziente può tornare alla propria vita normale, anche se in termini di prevenzione secondaria è consigliato effettuare esercizi di mantenimento e di igiene posturale quotidiana, mentre in pochi casi selezionati, spesso di lombosciatalgia, vi è indicazione chirurgica.- Chiarisce ancora il professor Masiero - Il trattamento conservativo, comprende esercizi di potenziamento del core, ovvero esercizi isometrici, isotonici, isoinerziali, esercizi di coordinazione della muscolatura del tronco, posture secondo metodo McKenzie, esercizi di stretching.
Le più recenti linee guida considerano le posture di thai chi e di yoga utili per la lombalgia in fase acuta e cronica. Tutte le consensus di esperti, inoltre, sono concordi nell’affermare che l’esercizio aerobico sia utile nella lombalgia acuta o cronica e che l’immobilità sia deleteria. In fase di lombalgia acuta o cronica, ma non di lombosciatalgia, le tecniche di medicina manuale manipolativa sono risultate efficaci ed internazionalmente accettate dalla comunità scientifica, esse sono molto efficaci anche per ridurre il dolore lombare da disturbo meccanico dell’articolazione sacro-iliaca, spesso causa di dolore irradiato e troppo spesso misconosciuta, poiché effettuate da personale medico qualificato».
Il trattamento farmacologico per il dolore
Sia la lombalgia che la lombosciatalgia sono condizioni che si caratterizzano per il forte dolore. «La lombalgia e la lombosciatalgia sono condizioni cliniche, frequenti e disabilitanti per il paziente che si trova spesso limitato nei movimenti delle attività quotidiane e nelle attività sportive, viene ad innescarsi dunque un processo di kinesiofobia, cioè paura del movimento data la prevalenza del sintomo dolore, quest’ultimo che deve sempre essere attentamente valutato da parte del medico» precisa il professor Masiero.
«La lombo sciatalgia, in particolare, richiede un’attenuazione importante del dolore che può essere invalidante. Di solito a questo scopo si utilizzano antidolorifici, FANS e cortisonici. – Chiarisce Stefano Coaccioli, presidente Associazione Italiana per lo studio del dolore e Direttore Clinica Medica, Reumatologia e Terapia Medica del Dolore Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni che aggiunge- Le linee guida riportano chiaramente che è controindicato il riposo a letto, mentre è importante mantenersi attivi: proprio un atteggiamento attivo facilita il recupero. Se il dolore persiste, si può alleviare con fisiochinesiterapia specifica e infiltrazioni cortisoniche. Altre opzioni terapeutiche vedono negli oppiacei una ottima alternativa, specialmente per l’attenuazione del dolore cronico, con l’impiego di ossicodone, fentanyl, tramadolo, tapentadolo. Controverso rimane il ruolo dell’utilizzo dei gabapentinoidi, largamente usati nella pratica clinica, anche se non ci sono studi scientifici che ne supportano l’effettiva utilità».
Utilità di un approccio multidisciplinare
Per la risoluzione della lombo sciatalgia e l’evitare del recidivare della condizione è necessario affrontare la condizione il maniera multidisciplinare come conclude il professor Masiero: «Può essere utile, per la risoluzione della condizione avvalersi della terapia cognitivo-comportamentale soprattutto per quanto riguarda il superamento della kinesiofobia legata al movimento traumatico che spesso ha scatenato l’insorgere del dolore. Risulta inoltre fondamentale il training neuromotorio e propriocettivo per riadattare il corpo umano a movimenti progressivamente più complessi che riportano il paziente in assenza di dolore e paura alla quotidianità. Come già accennato il sovrappeso e la sedentarietà, sono fattori fortemente incidenti nella patologia lombare, per cui delle sane abitudini alimentari e una vita attiva sono fondamentali nella prevenzione e nella terapia di tale condizione, poiché permettono di avere una fitness metabolica adeguata con conseguente corretto rapporto tra massa magra e massa grassa, una maggiore autostima verso di sé e una serie di fattori emozionali positivi indotti da un corretto stile alimentare e dalla vita sportiva in generale».
fonte: www.lastampa.it
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Persone con lesione midollare: la nostra voce nel cuore delle Istituzioni
«Portare nelle Istituzioni le istanze delle persone con lesione midollare vuol dire far conoscere da vicino i bisogni non più differibili ai quali è urgente trovare le risposte più appropriate possibili»: lo dichiara Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FAIP, presentando l’evento con cui domani, 4 aprile, verrà celebrata a Roma, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, la Giornata Nazionale della Persona con Lesione al Midollo Spinale. E in quella stessa giornata si parlerà anche di promettenti ricerche, volte a favorire la riparazione delle lesioni midollari
«Questa sarà un’occasione irrinunciabile, per riaffermare, in una sede prestigiosa e dall’alto valore simbolico, il protagonismo delle persone con disabilità interessate da una lesione midollare e per portare, dinanzi ad un’ampia opinione pubblica, le istanze e i bisogni di cui esse sono portatrici. Tale evento, inoltre, rappresenterà un momento di approfondimento dei più importanti e strategici temi che riguardano la disabilità e la lesione midollare».
Così Vincenzo Falabella, presidente della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici), presenta l’iniziativa con cui domani, 4 aprile, verrà celebrata a Roma, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, la dodicesima Giornata Nazionale della Persona con Lesione al Midollo Spinale, evento fissato dalla Direttiva del Presidente del Consiglio del 29 novembre 2008.
«Siamo convinti – prosegue Falabella – che questa esperienza possa rappresentare l’esordio di una stagione in cui le Istituzioni prestino attenzione crescente al mondo della lesione al midollo spinale e della disabilità in generale, accorciando quelle distanze che talvolta rappresentano le barriere più ostiche da superare. Portare infatti nel cuore delle Istituzioni le istanze delle persone con lesione midollare vuol dire far conoscere da vicino i bisogni reali e non più differibili ai quali è urgente trovare risposte quanto più appropriate possibili. Come movimento associativo nazionale di persone con lesione al midollo spinale, quindi, non possiamo non cogliere questa opportunità, ma anzi dovremmo sentirci investiti di una più grande responsabilità e dimostrare di avere raggiunto una maturità politica che sia all’altezza delle rivendicazioni di cui ci facciamo portavoce da moltissimi anni».
«E quindi quest’anno – conclude il Presidente della FAIP – c’è una ragione in più per far sentire la nostra voce chiara e determinata, con la speranza che il messaggio e la domanda di inclusione possa essere ascoltata e accolta dalle istituzioni del nostro Paese, a partire proprio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Nella mattinata di domani, dunque, dopo l’apertura affidata alle Autorità (Ministero per la Famiglia e le Disabilità, Ministero della Salute, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato), a introdurre la giornata sarà lo stesso Vincenzo Falabella (Il diritto alla salute per le persone con lesione al midollo spinale), seguito dal vicepresidente della FAIP Raffaele Goretti (Le Unità Spinali: servizi e strutture di riferimento organizzativo e funzionale nella presa in carico della persona con lesione al midollo spinale).
Sono previsti quindi gli interventi di Claudio Pilati, Giulio Del Popolo e Michele Spinelli, che dirigono rispettivamente le Unità Spinali di Roma, Firenze e Milano, mentre la sessione intitolata Il ruolo delle Società Scientifiche nella riorganizzazione, nella qualità e nella ricerca clinica dei servizi dedicati alla persona con lesione al midollo spinale, moderata da Falabella e da Daniele Stavolo, segretario della FAIP, potrà contare sulla partecipazione di Pietro Fiore, presidente della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa), Antonino Massone, presidente della SIMS (Società Italiana Midollo Spinale), Carlo Cisari, presidente della SIRN (Società Italiana di Riabilitazione neurologica), Marco Soligo, presidente della SIUD (Società Italiana di Urodinamica), Mauro Tavarnelli, presidente dell’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) e Michele Senatore, presidente dell’AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali).
A completare i lavori della mattinata sarà la condivisione di un documento programmatico conclusivo.
Non meno interessante, poi, sarà il programma del pomeriggio, quando l’evento riprenderà presso il Centro Congressi della Fondazione Santa Lucia IRCCS (Via Ardeatina, 354 Roma), con il titolo Mettiamo in piedi la ricerca. Dalle frontiere della ricerca all’applicazione clinica.
Rimandando i Lettori al programma completo dell’intera giornata (disponibile a questo link), qui segnaliamo in particolare la presenza dei neuroscienziati Gregoire Courtine e Jocelyne Bloch, che presenteranno i risultati ad oggi raggiunti con il loro gruppo di lavoro a Losanna, in Svizzera, per favorire la riparazione delle lesioni midollari.
E anche la successiva tavola rotonda intitolata La qualità della ricerca per uno sguardo verso un possibile futuro, con la partecipazione della FAIP, incontro aperto a tutti, durante il quale Courtin e Bloch esporranno in modo divulgativo le più recenti acquisizioni dei loro promettenti studi. (S.B.)
fonte: www.superando.it
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Gentile Direttore,
la recente sentenza del Consiglio di Stato ha annullato il decreto ministeriale 70 del 2015, nella parte in cui fissa il numero di posti letto per la neuro-riabilitazione, (identificati con il codice 75) nella misura dello 0,02/1000. Per un altro settore di cruciale importanza nella rete dei servizi riabilitativi, quello della degenza di riabilitazione intensiva, identificato con il codice 56, il DM non indica parametri numerici, che vengono invece affidati alla programmazione regionale.
La conseguenza paradossale di questa situazione è che parte della programmazione dell’offerta riabilitativa in regime di ricovero si basa su indici definiti a livello nazionale, mentre per un’altra parte si dovrebbe fondare su normative regionali, peraltro finora ispirate a criteri diversi e a volte neppure esplicitamente definiti. Infatti, la dotazione di posti letto cod. 56 nelle diverse regioni è sensibilmente disomogenea (da un minimo di 0,23 a un massimo di 0,75/1000 abitanti).
Il problema è ancor più rilevante se si pensa che la struttura portante nell’offerta di degenza a livello nazionale è rappresentata proprio dalle strutture riabilitative intensive cod. 56. I posti letto di riabilitazione intensiva cod. 56, distribuiti capillarmente a livello nazionale, sono quasi otto volte più numerosi dei posti letto di alta specialità riabilitativa. Nel 2017 sono stati effettuati 310.000 ricoveri nelle strutture cod. 56, a fronte di circa 20.000 nelle strutture cod. 75 e circa 4.500 nelle Unità Spinali (cod. 28).
Dei circa 8 milioni di giornate di degenza erogate in strutture intensive cod. 56, la maggior percentuale, quasi 3 milioni, riguardavano interventi riabilitativi intensivi per persone con disabilità di origine neurologica (affette da ictus cerebrale, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, ed altre condizioni). Altre quote rilevanti riguardano le disabilità di origine muscolo scheletrica e caridiorespiratoria.
È evidente la necessità di porre più attenzione a questo settore della degenza riabilitativa, qualificandone e valorizzandone ulteriormente le attività. È necessario quindi definire indicatori quantitativi condivisi su tutte le tipologie di servizi, su cui basare la programmazione e per perseguire l’integrazione fra le diverse componenti appartenenti sia al pubblico sia al privato accreditato, con pari dignità, in particolare per far fronte alle condizioni disabilitanti di lunga durata.
Una criticità importante, e più volte sottolineata dalla SIMFER, riguarda poi l’inadeguatezza dei flussi informativi a livello nazionale in relazione alla codifica, monitoraggio e valorizzazione dell’assistenza riabilitativa.
Per quanto riguarda in particolare la degenza, è noto che il flusso SDO, basato sulle codifiche ICD, non è adeguato a descrivere compiutamente gli aspetti rilevanti del paziente (stato funzionale, complessità, multimorbidità), né del processo di cura e dei suoi esiti. Inoltre, l’estrema disomogeneità nelle modalità di codifica rende poco affidabili l’analisi delle attività ed i confronti fra diverse strutture e realtà regionali. Ancora più problematica è la situazione dei flussi informativi a livello ambulatoriale e territoriale e delle strutture intermedie, a cui peraltro la programmazione sta cercando di porre rimedio. Inoltre, non esistono al momento sistemi efficaci per valutare l’aspetto della continuità delle cure, essenziale in riabilitazione.
Per dare un contributo costruttivo nell’affrontare queste criticità, la SIMFER ha da tempo sviluppato diverse proposte, in parte basate su esperienze positive a livello locale; ne riportiamo alcune:
1) Riguardo alle modalità di codifica da inserire nei flussi informativi ordinari per la Degenza Riabilitativa, si ritiene necessario nell’immediato definire almeno un set minimo di criteri di codifica omogenei e validi a livello nazionale, per arrivare ad inserire nella SDO indicatori funzionali, nella prospettiva di arrivare a una SDO riabilitativa (SDO-R) veramente in grado di descrivere, monitorare e valorizzare in modo adeguato gli aspetti rilevanti dell’assistenza, ed ispirata a modelli diversi dall’ICD, come la classificazione ICF. L’interesse e la disponibilità recentemente manifestate dal programmatore nazionale verso lo sviluppo della SDO-R confermano la validità della proposta, su cui ovviamente la SIMFER è disponibile ad offrire il proprio contributo tecnico-professionale.
2) Un altro aspetto che la SIMFER ritiene importante per garantire continuità e tempestività ai percorsi riabilitativi) riguarda l’esplicitazione formalizzata (che dovrebbe divenire un adempimento di tutte le Aziende Sanitarie) delle caratteristiche dell’offerta locale, in termini di strutture riabilitative (ospedaliere e territoriali) ma anche e soprattutto in termini di collegamenti funzionali fra di esse e di percorsi terapeutici definiti al suo interno. Tale assetto della rete di servizi, coerentemente integrata nel quadro di un’organizzazione tipo dipartimentale, è già presente in diverse esperienze locali. È un elemento essenziale per una reale integrazione fra offerta pubblica ed accreditata, e per superare logiche di tipo competitivo che generano inefficienze a danno di chi fruisce dei servizi.
3) Altro elemento importante, a garanzia della continuità di cura e della tempestività di accesso all’assistenza riabilitativa, è l’effettiva attuazione di quanto disposto dall’art 44 del DPCM 12 gennaio 17, in tema di definizione dei percorsi riabilitativi e di sviluppo del Progetto Riabilitativo Individuale attraverso competenze specialistiche. In questo ambito lo specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa ed il team riabilitativo giocano un ruolo cruciale. La SIMFER sta elaborando proposte di modelli operativi per dare concreta attuazione a questo aspetto, adattabili alle diverse situazioni locali dell’offerta.
4) Come ultimo punto, ma non meno importante, La SIMFER sostiene la necessità di una migliore valorizzazione della casistica più complessa accolta nelle strutture di degenza cod. 56. è vero infatti che le situazioni a maggior fabbisogno riabilitativo ed assistenziale, di sempre più frequente riscontro, non sono adeguatamente valorizzate in termini tariffari in questo setting.
La SIMFER auspica che questi temi, e più in generale le problematiche dell’assistenza riabilitativa, vengano tenute in debito conto in sede di definizione ed attuazione del nuovo Patto per la Salute 2019-21.
Pietro Fiore
Presidente Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa
fonte: www.quotidianosanita.it
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La fragilità ossea si può curare: ecco la campagna #failaprimamossa

5 marzo 2019
Perché parlare di fragilità ossea? "Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza di salute destinata a crescere nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione- ha spiegato il professor Stefano Gonnelli, Professore Ordinario di Medicina Interna, università di Siena e membro del Coordinamento Scientifico dell'iniziativa. In Italia solo nel 2017 sono state 560mila le nuove fratture da fragilità, con un costo per il sistema sanitario di 9,4 miliardi di euro; in assenza di strategie preventive si prevede che aumentino del 22,6% nel 2030 portando la spesa sanitaria a 11,9 miliardi. L'impatto clinico e socioeconomico è ancora maggiore se si considera che una frattura iniziale (peraltro non sempre diagnosticata) aumenta significativamente il rischio di fratture successive e può dare inizio ad una cascata fratturativa che porta ad un peggioramento dello stato di salute della persona e ad una progressiva perdita di autonomia e qualità di vita, oltre che ad un aumento dei costi per l'assistenza sanitaria e ad un maggiore rischio di mortalità. È dunque necessario individuare strategie indirizzate verso l'active ageing e tese a garantire anni vissuti in buona salute e senza limitazioni dell'autonomia personale", ha concluso Gonnelli.
Poiché le fratture da fragilità non sono un inevitabile segno dell'invecchiamento, ma sono una conseguenza dell'osteoporosi che porta al progressivo indebolimento delle ossa, devono essere gestite come eventi clinici prevenibili. Nella gestione delle fratture da fragilità gli aspetti da migliorare vanno dalla diagnosi di osteoporosi, che il più delle volte avviene solo dopo il ricovero causato da una frattura da fragilità, alla gestione del paziente. L'informazione mirata poi è una tra le frecce indispensabili per contrastare il dilagare della malattia e poterla prevenire, conoscendone i fattori di rischio.
"Sappiamo che le fratture da fragilità sono un ostacolo per l'invecchiamento in buona salute e si ripercuotono sull'indipendenza e sulla qualità di vita, causando disabilità significative e rendendo difficile la vita quotidiana anche nelle sue piccole attività. Sappiamo anche che esiste un impatto psicologico importante successivo all'intervento chirurgico. - ha sottolineato Silvia Tonolo, Presidente Anmar Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus. Con questa iniziativa vogliamo aggiungere un piccolo, ma utile tassello alla consapevolezza e all'informazione sul modo più semplice per ridurre i rischi di fratture da fragilità. Basta adottare comportamenti salutari, a partire da un'alimentazione corretta, impegnarsi a svolgere quotidianamente attività fisica, non fumare e non eccedere con l'alcol e serve intercettare il paziente in fase precoce di malattia. Vogliamo anche sensibilizzare sul fatto che in caso di precedente frattura è bene parlare con il proprio medico per ricercare la soluzione migliore per evitare nuovi episodi".
Nei soggetti ad alto rischio di frattura o in caso di una frattura da fragilità pregressa, infatti, gli interventi sullo stile di vita non sono da soli sufficienti. "Le fratture da fragilità devono essere riconosciute il più presto possibile e considerate come una priorità per la sanità pubblica con lo scopo di ottimizzare gli interventi, sia preventivi che farmacologici, e migliorarne la prevenzione secondaria finora trascurata- ha precisato il Prof Salvatore Minisola Professore Ordinario di Medicina Interna, università La Sapienza di Roma e membro del Coordinamento Scientifico dell'iniziativa- È indubbio che un paziente con una o più evidenti fratture da fragilità debba essere considerato affetto da una osteoporosi severa e, alla luce dell'elevato rischio di andare incontro ad un'altra frattura nei 12-24 mesi successivi alla iniziale frattura da fragilità, vada gestito attraverso percorsi assistenziali che lo supportino dopo la dimissione ospedaliera. ciò vale soprattutto per la prevenzione secondaria, affiancando un'adeguata terapia farmacologica, prescritta dal medico e personalizzata in base alle specifiche caratteristiche del paziente, ad una supplementazione di calcio e vitamina D che massimizzino l'efficacia dei farmaci".
L'iniziativa “Fai la prima mossa. Cura le tue ossa” è patrocinata da Anmar Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus, Federfarma, Fimmg Federazione Italiana Medici di Famiglia, Gioseg Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group, Senior Italia Federanziani, SIE società Italiana Endocrinologia, Sim società Italiana Menopausa, SIMFER società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, SIMG società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, SIMI società Italiana Medicina Interna, Siommms società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro, Sir società Italiana di Reumatologia e Snami Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani.
fonte: www.superabile.it
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L'incontro all'interno della Conferenza Nazionale di Consenso promossa dalla Simfer e dalla Sirn, è ospitato oggi dall'Istituto superiore di Sanità. I compiti del Comitato Tecnico-Scientifico in questa prima fase saranno: 1) la definizione finale del panel degli stakeholders, 2) la predisposizione dei quesiti da sottoporre alla giuria e 3) la definizione dei gruppi di lavoro per la predisposizione dei documenti preparatori.
01 MAR - L’Istituto Superiore di Sanità ospita oggi 1 marzo 2019, il primo incontro del Comitato Tecnico Scientifico della Conferenza Nazionale di Consenso, promossa dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer) e dalla Società Italiana di Riabilitazione (Sirn) e dedicata alla riabilitazione assistita da robot per le persone con patologie disabilitanti di origine neurologica, la cui celebrazione finale è prevista per la prima metà del 2020.
La crescente diffusione di sistemi robotici e dispositivi elettromeccanici nell’ambito della riabilitazione neurologica ha evidenziato la necessità di realizzare un quadro condiviso di riferimento e di omogeneizzare criteri e metodologie nell’impiego clinico di queste tecnologie, sia in relazione ai contesti organizzativi in cui vengono erogati, sia nella valutazione degli esiti dei trattamenti.
I compiti del Comitato Tecnico-Scientifico in questa prima fase saranno: 1) la definizione finale del panel degli stakeholders, 2) la predisposizione dei quesiti da sottoporre alla giuria e 3) la definizione dei gruppi di lavoro per la predisposizione dei documenti preparatori. È possibile scaricare il manuale metodologico dell’Iss, su come organizzare una conferenza di consenso.
Il gruppo di lavoro multidisciplinare che costituisce il Comitato Tecnico-Scientifico vede l’Iss rappresentato da Mauro Grigioni, Direttore del Centro Nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica e può vantare la partecipazione dei rappresentanti di Società Medico Scientifiche del settore, della bioingegneria, dell’economia sanitaria, della bioetica, dell’Health Technology Assessment, di membri delle associazioni di professionisti sanitari della Riabilitazione e delle associazioni di persone con disabilità.
fonte: www.quotidianosanita.it
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Così il Presidente della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa, Pietro Fiore e del Presidente della Società italiana di riabilitazione neurologica, Carlo Cisari, in una lettera indirizzata al premier Conte. "Il rischio di 'sanare' attività abusive è elevatissimo e non coerente con il dovere dello Stato che è quello di garantire la salute dei cittadini attraverso la formazione e la valutazione degli operatori autorizzati". LA LETTERA
28 DIC - "Questo emendamento, volto a evitare che 'professionisti di riconosciuta competenza perdano il posto di lavoro' (come dichiarato dallo stesso Ministro dr.ssa Grillo) di fatto riconosce e legalizza chi ha esercitato abusivamente una professione. Ora, a quanto si può evincere dalla semplice lettura del capitolo specifico del cosiddetto maxi emendamento in corso di valutazione in Parlamento, il rischio di 'sanare' attività abusive (cioè di continuare a esercitare senza idoneo titolo di studio) è elevatissimo e non coerente con il dovere dello Stato che è quello di garantire la salute dei cittadini attraverso la formazione e la valutazione degli operatori autorizzati".
Così il Presidente della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa, Pietro Fiore e del Presidente della Società italiana di riabilitazione neurologica, Carlo Cisari, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio,Giuseppe Conte.
"Le chiediamo pertanto, sig Presidente, di valutare i pericoli per la salute dei cittadini e per l’intero sistema sanitario nell’approvare una simile deroga al principio del possesso delle competenze necessarie e quindi del titolo di studio specifico per esercitare una professione sanitaria qual essa sia, e non può certo essere una certificazione di una vera e propria 'attività abusiva' (e pertanto illegale) a sostituirsi a quanto richiesto dalla nostra stessa Costituzione quando all’articolo 32 afferma che 'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettiità'", conclude la lettera.
fonte: www.quotidianosanita.it
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Fisiatria. 60 anni per la Simfer e 40 anni per il Ssn: proposte e aspettative per il futuro
04 DIC - Gentile direttore,
a Torino, nel dicembre di sessant’ anni fa, veniva fondata la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER). Appena pochi mesi prima era nato il Ministero della Sanità, e solo vent’anni dopo sarebbe nato il Servizio Sanitario Nazionale. Nell’Italia del 1958, la speranza media di vita alla nascita per gli uomini era inferiore a 64 anni; gli esiti di poliomielite erano ancora uno dei problemi più rilevanti su cui era impegnata la riabilitazione, così come lo erano le conseguenze disabilitanti di altre malattie infettive, mentre non si prevedeva nemmeno lontanamente l’impatto epocale che l’invecchiamento della popolazione e le malattie croniche avrebbero avuto sui sistemi sanitari e, in particolare, sul fabbisogno in termini di assistenza riabilitativa.
In questi sessant’anni, la SIMFER è continuamente cresciuta sul piano culturale e scientifico, divenendo oggi una delle più importanti Società medico scientifiche del settore a livello internazionale, grazie all’impegno degli oltre duemila medici specialisti che ne fanno parte. Proprio per riflettere sullo sviluppo della Fisiatria Italiana, nel contesto dei grandi progressi internazionali in campo medico e dei tanti profondi mutamenti che si sono verificati nel nostro paese in campo sociale e sanitario, la SIMFER ha organizzato un Convegno in collaborazione con FAIP (Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici) e CDP (Consulta per le Persone in Difficoltà – Onlus).
L’evento si è tenuto proprio a Torino, il 3 dicembre, in significativa concomitanza con la Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità, a testimoniare l’impegno di SIMFER a fianco di tutti coloro che soffrono di limitazioni dell’autonomia per malattie o traumi di ogni genere.
Il convegno, dal titolo “Sessant’anni per la cure delle Persone con Disabilità”, è stato un’importante occasione per delineare le prospettive future della Medicina Fisica e Riabilitativa in Italia e nel mondo, e per ricordare l’impegno della SIMFER in diversi settori, in cui si pone come autorevole interlocutore nei confronti delle istituzioni, dei pazienti, delle loro famiglie, degli altri professionisti e della comunità in generale.
La crescente importanza della riabilitazione nei sistemi sanitari è ben riconosciuta a livello internazionale; la “Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità” del 2006, sottoscritta dall’Italia nel 2009, richiama gli Stati membri a favorire lo sviluppo dei servizi riabilitativi; l’OMS, nel “Global Disability Action Plan 2014-21”, indica che essi sono uno strumento essenziale per contrastare le conseguenze funzionali delle patologie e migliorare il livello di partecipazione sociale delle persone con disabilità. Sempre l’OMS, nel programma “Rehabilitation 2030: a call for action” definisce la riabilitazione come “priorità del 21° secolo” per i sistemi sanitari di tutto il mondo.
Nel nostro paese, l’assistenza riabilitativa è da tempo stabilmente inserita nel sistema sanitario, grazie alle caratteristiche di universalità del nostro SSN; la SIMFER vuole confermare la validità di questo modello, nato 40 anni fa, e ribadire la necessità di tutelarlo di fronte a tutto ciò che può minacciarne la sopravvivenza. Ricorda che favorire il recupero di autonomia delle persone con disabilità, transitoria o permanente, comporta non solo benefici in termini di salute, ma anche un recupero di risorse per il sistema sanitario e di welfare, riducendo la necessità di supporto ed assistenza nel lungo periodo.
Su alcuni punti specifici la SIMFER ha voluto sollecitare ancora una volta l’attenzione del politico e del programmatore, perchè l’attuale particolare delicata contingenza socio economica non porti a trascurare alcune azioni indispensabili per mantenere una qualità adeguata dell’assistenza riabilitativa:
- L’ampliamento e la maggiore omogeneizzazione a livello nazionale del livello complessivo di copertura offerto dai servizi riabilitativi. Esiste tuttora un’area importante di inappropriatezza “per difetto”, dovuta all’incompleta risposta a certi tipi di bisogno, e – elemento forse di ancor maggior criticità - alla disomogenea distribuzione dei servizi nelle diverse regioni o addirittura nell’ambito della medesima regione. A solo titolo di esempio, la quota di persone colpite da ictus che accedono ai servizi riabilitativi nel nostro paese è tuttora complessivamente inferiore ai livelli ritenuti adeguati; altri settori in cui si riscontrano livelli insufficienti di copertura sono quelli della riabilitazione territoriale, in molte diverse condizioni del bambino, dell’adulto e dell’anziano, e degli interventi riabilitativi per le persone con storia di tumore.
- L’adozione effettiva in tutto il paese di modelli organizzativi in rete integrata dei servizi riabilitativi, basati sul modello dipartimentale, già indicato nel Piano di Indirizzo sulla riabilitazione del 2011, cui concorrano tutte le componenti dell’offerta sanitaria e sociosanitaria locale, sia pubblica che privata, Questi modelli sono già adottati in diverse aree del paese, e sono efficaci per favorire equità di accesso alle cure, evitando carenze ma anche inutili ridondanze o inappropriatezza dei servizi. Il loro ruolo è descritto anche in un recente documento, in via di definizione da parte del Ministero della Salute, in cui si indica la necessità di adottare formalmente un Piano Locale per l’Assistenza Riabilitativa a garanzia della continuità di cura.
- L’applicazione di quanto previsto dal decreto 12 gennaio 2017 sui Livelli Essenziali di Assistenza, con particolare riferimento alla concreta attuazione dei principi di continuità assistenziale riabilitativa previsti nell’art 44, ed al ruolo che viene in esso riconosciuto al medico specialista in riabilitazione nella definizione dei percorsi di cura e nello sviluppo del Progetto Riabilitativo Individuale, all’assistenza protesica e al settore ambulatoriale.
Contemporaneamente, un impegno reale ad applicare le modalità dinamiche di adeguamento dei LEA previste dalle normative, per renderli in grado di adeguarsi in modo flessibile e tempestivo ai mutamenti dei bisogni.
- Il sostegno ed il potenziamento dell’offerta formativa nel settore della Medicina Riabilitativa, non solo per l’accesso alla formazione del medico specialista in fisiatria (nei prossimi anni è previsto un aggravamento della già sensibile carenza di queste figure), ma anche nel settore della formazione medica di base, della medicina generale e di altre specialità , in cui questa materia è spesso del tutto assente.
- L’impellente necessità di una revisione dei sistemi di raccolta dati sull’assistenza riabilitativa che alimentano i flussi informativi nazionali. Le modalità attuali, infatti, non sono in grado di descrivere adeguatamente le caratteristiche dei pazienti presi in carico, le attività svolte e gli esiti. Inoltre, essendo organizzati per distinti settori prestazionali, non possono valutare la dimensione della continuità assistenziale, elemento cruciale di qualità in ambito riabilitativo. Da tempo la SIMFER ha sottolineato questi problemi, proponendo ad esempio, lo sviluppo di una scheda di dimissione specifica per la riabilitazione ospedaliera (la cosiddetta SDO-r). Le recenti proposte di modifica sviluppate a livello ministeriale rappresentano un primo tentativo di rendere più omogenei i criteri di codifica, ma sono ancora del tutto insufficienti a fornire una corretta descrizione della complessità e del fabbisogno riabilitativo, e quindi a favorire l’appropriatezza e l’equità delle cure.
- Il sostegno alla ricerca nel settore riabilitativo ed agli investimenti in tecnologie innovative, che possono ampliare l’offerta dei servizi, senza incrementi (o addirittura con recupero) di altre risorse, nonché dare impulso alle molte realtà produttive di alta qualificazione presenti nel nostro paese.
Prof. Pietro Fiore
Presidente SIMFER
fonte: www.quotidianosanita.it
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L’interazione tecnologia-persona nella riabilitazione
Il convegno si è svolto all'interno dell'aula magna dell'Università degli Studi di Brescia

“Interazione tecnologia-persona nel percorso riabilitativo, stato attuale e prospettive”, questo il titolo del convegno svoltosi all’interno dell’aula magna dell’Università degli Studi di Brescia lo scorso venerdì. La sezione Lombarda della SIMFER, Società italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione, insieme a Fondazione don Carlo Gnocchi ONLUS, e l’ateneo bresciano, hanno organizzato una giornata formativa per mettere in evidenza un aspetto innovativo delle attività sanitarie di riabilitazione, la tecnologia e la robotica.
Il convegno ha avuto l’obiettivo di analizzare e discutere le evidenze scientifiche e le basi neurofisiologiche a supporto di tecnologia e robotica in riabilitazione e di affrontare le interazioni tecnologia-persona nel percorso riabilitativo. La Fondazione don Gnocchi in particolare ha contribuito con due interventi significativi.
Il primo della professoressa Maria Chiara Carrozza, direttore scientifico della Fondazione, e il secondo della professoressa Silvia Galeri. Il dottor Francesco Converti, direttore generale di Fondazione Don Gnocchi, ha aperto i lavori e moderato il primo modulo di speech.
fonte: www.bresciasettegiorni.it
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"Sono supporti importanti ancora poco diffusi in Italia - spiega Giancarlo Rovere, segretario di Simfer (Società Italiana Medicina Fisica e Riabilitativa) - il loro costo va dai 30.000 ai 180.000 euro, ma le aziende, americane ed europee, stanno lavorando per realizzarne a costi più fruibili così da permetterne l'acquisto non solo ad ospedali e centri, ma agli stessi pazienti".
Rovere ne ha parlato a Torino, al seminario Simfer, la Società Italiana Medicina fisica e Riabilitativa che compie 60 anni. Nell'occasione è stata fatta una dimostrazione con uno dei più noti robot di questo tipo, l'Ekso Bionics. "La verticalizzazione del corpo per persone con arti immobili - dice - permette di ripristinare importanti funzioni. E velocizza la cura riabilitativa, soprattutto per persone colpite da ictus".(ANSA).
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fonte: wwwgds.it - ANSA
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E' stato presentato a Torino, l’Ekso Bionics, una tipologia di esoscheletro robotico che permette a chi ha forte disabilità alle gambe, di stare in piedi e camminare. In particolare durante il percorso fisioterapico. Si tratta di supporti tecnologici ancora poco diffusi in Italia per via dei loro costi proibitivi.
“Sono supporti importanti il cui costo va da 30 ai 180mila euro - ha spiegato Giancarlo Rovere, segretario di Simfer (Società Italiana Medicina Fisica e Riabilitativa) a margine del seminario che si è svolto al Castello del Valentino - . Le aziende, americane ed europee, stanno lavorando per realizzarne a prezzi più fruibili così da permetterne l'acquisto non solo ad ospedali e centri, ma agli stessi pazienti".
Durante il convegno torinese della Simfer che è nata proprio a Torino e che ha appena compiuto 60 anni, è stata data una dimostrazione pratica di come funziona il robot ed è stato spiegata la sua importanza in particolare durante le fisioterapie, nel percorso di cura, per le persone che hanno perso la funzionalità agli arti inferiori e hanno possibilità di recupero. "La verticalizzazione del corpo per persone con arti immobili - dice - permette di ripristinare importanti funzioni. E velocizza la cura riabilitativa, soprattutto per persone colpite da ictus".
fonte: www.torinotoday.it
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3 Dicembre e dintorni: non arrendersi mai!
Non arrendersi mai è il titolo di un libro autobiografico di Roberto Russo ed è il messaggio scelto dalla CPD di Torino(Consulta per le Persone in Difficoltà), sia per il tema del tradizionale concorso rivolto alle scuole del Piemonte, come avevamo riferito a suo tempo, sia per caratterizzare le varie manifestazioni che si terranno nei prossimi giorni a Torino, promosse dalla stessa CPD insieme ad altre organizzazioni. Il tutto, naturalmente, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilitàdel 3 Dicembre, centrata quest’anno sul tema Rafforzare l’empowerment delle persone con disabilità e garantire inclusione e uguaglianza, ovvero sulla crescita dell’autoconsapevolezza (empowerment) delle persone con disabilità.
«Gli appuntamenti di quest’anno – spiegano dalla CPD – promossi in occasione del 3 Dicembre, si inseriscono in un anno per noi denso di attività, orientate a vivere e a festeggiare insieme il nostrotrentennale. Dal 1988 a oggi, infatti, abbiamo percorso strade in salita, assistito ad inaspettati cambiamenti e mai abbassato la guardia per tutelare i diritti delle persone con disabilità, nel rispetto delle pari opportunità e dell’autodeterminazione. Abbiamo scelto il tema Non arrendersi mai, soprattutto per valorizzare la fiducia nelle potenzialità di crescita e di autorealizzazione di ciascuno, con libertà, creatività e responsabilità. “Non arrendersi mai” è dunque l’invito rivolto a tutti, per ricercare sempre soluzioni per il raggiungimento di obiettivi gratificanti, senza abbandonare la meta, quale stimolo per il conseguimento di tutti i risultati immaginati e desiderati».
Rimandando i lettori al programma completodelle iniziative previste nei prossimi giorni (a questo link), ne segnaliamo in rapida successione l’elenco, aperto dal convegno del3 dicembre intitolato La medicina fisica e riabilitativa. 60 anni d’impegno per la cura delle persone con disabilità, in programma al Salone D’onore del Castello Del Valentino, per il sessantesimo anniversario dalla fondazione della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa).
Il 4 dicembre, quindi, tornerà l’ormai “storica”Giornata dedicata alle scuole, al Palasport Ruffini.
E ancora, il6 dicembre il convegno Dall’arte per tutti all’arte di tutti. Verso una nuova prospettiva di accessibilità, alla Sala Duomo delle Officine Grandi Riparazioni.
Infine, il 10 e 11 dicembre, nella Sala Conferenze di Corso Unione Sovietica 220/d, due appuntamenti rivolti ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, che proseguiranno il cicloLa classe capovolta. Senza naturalmente trascurare la premiazione prevista per il 12 dicembre, presso l’Aula del Consiglio Regionale del Piemonte, del citato concorso Non arrendersi mai, rivolto, come detto, alle scuole del Piemonte.(S.B.)
fonte: www.superando.it
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Al Castello del Valentino appuntamento con "La Medicina Fisica e Riabilitativa. 60 anni d'impegno per la cura delle persone con disabilità", occasione per celebrare il 60° Anniversario della Fondazione della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa. In occasione della "Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità", con il diretto coinvolgimento delle Associazioni impegnate, a livello nazionale e locale, in politiche mirate all'inclusione sociale delle persone con differenti disabilità. Un convegno per indicare prospettive e divulgare le conoscenze acquisite. Servizi di interpretariato in LIS e sottotitolazione garantiti.
fonte: www.lastampa.it
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Convegno: Disabilità, Cronicità, Complessità svolto al Palazzo dei Normanni a Palermo

Il giorno 28 Novembre 2018 si è tenuto presso la Sala Mattarella del Palazzo dei Normanni a Palermo, organizzato dal Gruppo Regionale Sicilia della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER) il Convegno “Disabilità, Cronicità, Complessità. Il SSR e la centralità della riabilitazione nella continuità assistenziale ospedale -territorio”.
Il Convegno, nato dalla necessità di sottolineare l’importanza della realizzazione delle reti riabilitative Ospedale – Territorio, ha visto un grande interesse e partecipazione degli Organi Governativi e specialisti della disciplina..
Il Convegno è stato aperto dall’On. Prof. Roberto Lagalla, Assessore dell’Istruzione e della Formazione Professionale ed ha visto gli interventi del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, On. Gianfranco Miccichè e dell’On. Giuseppe Milazzo, Presidente Gruppo Parlamentare Forza Italia e Componente della Commissione Salute, Servizi Sociali e Sanitari dell’ARS. Tutte le autorità di governo e politiche hanno plaudito l’ iniziativa congressuale manifestando un grande interesse per le tematiche poste all’ attenzione del governo regionale e si sono dichiarati disponibili a sostenere le proposte della SIMFER volte ad un continuo miglioramento dell’assistenza sanitaria in riabilitazione e cure intermedie.
I lavori, moderati dalla Prof.ssa Giulia Letizia Mauro, Ordinario di Medicina Fisica Riabilitativa dell’Università di Palermo, dalla Dott.ssa Lucia Giovannelli, UOS Risk Management e Qualità della Direzione Generale dell’AOU Policlinico di Palermo e Consulente dell’Assessorato regionale alla Sanità e il Prof. Pietro Marano, Direttore del Raggruppamento di Riabilitazione Casa di cura Madonna del Rosario di Catania e Revisore dei Conti della SIMFER, hanno visto il susseguirsi delle relazioni del Dott. Alfredo Zambuto compnente del consiglio di presidenza della SIMFER, del Dott. Salvatore Calvaruso e Dott. Vincenzo Bombace nella qualitaà di Segretario Nazionale e Regionale del Sindacato dei Fisiatri, della Dott.ssa Valeria Coco Segretario Regionale SIMFER, del Prof. Michele Vecchio Prof. Associato di Medicina Fisica e riabilitativa della Università degli studi di Catania ,e del Dott. Franco Cirillo Presidente della “ Euro mediterranean Rehabilitation Summer School”, che hanno illustrato lo stato dell’arte della Riabilitazione nella nostra Regione, i bisogni assistenziali/riabilitativi dei pazienti disabili complessi, e rilanciato proposte volte al miglioramento del modello organizzativo/assistenziale con un approccio bio-psico-sociale, che pone al centro del sistema la persona disabile, il percorso riabilitativo unico in continuità ospedale-territorio, e l’offerta socio-sanitaria e il reinserimento sia sociale e lavorativo.
La Tavola rotonda, al termine del Convegno, moderata anche dalla Dott.ssa Sara Lanza, Direttore dell’UOC Vittoria-Comiso (RG) e dalla Dott.ssa Maria Cianciolo, Consulente dell’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, ha visto la partecipazione dell’Avv. Ferdinando Croce, Capo della Segreteria tecnica dell’Assessore alla Salute Avv. Razza , ha affrontato il tema della integrazione sociale, della formazione e dello inserimento lavorativo, seguito da numerosi interventi da parte delle Associazioni di categoria quali: AIRS, AIOP, da rappresentanti delle strutture ambulatoriali ex art. 25, e delle associazioni di pazienti e delle famiglie, che hanno evidenziato e approfondito quanto è stato già fatto e quanto ancora si deve fare in quest’ambito.
fonte: www.agrigentooggi.it
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Tecnologia e persona nella riabilitazione
Fondazione Don Gnocchi tra i protagonisti del convegno in Università

Il rapporto tra tecnologia e persona nel corso di una riabilitazione. È il cuore dell’appuntamento previsto per venerdì 30 novembre nella cornice dell’Aula Magna S. Faustino dell Università degli Studi di Brescia, frutto della collaborazione tra Fondazione Don Gnocchi e SIMFER Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione.
Appuntamento
L’evento formativo servirà a mettere in evidenza un aspetto innovativo delle attività sanitarie di riabilitazione: la tecnologia e la robotica. All’appuntamento prenderanno parte sia Maria Chiara Carrozza Direttore Scientifico di Fondazione Don Gnocchi, sia la Dottoressa Silvia Galeri Primario e Direttore del dipartimento di riabilitazione del Centro E. Spalenza Don Gnocchi ONLUS di Rovato e Membro del Consiglio di Presidenza SIMFER. Il tema è sfidante, poiché ricerca e clinica interagiscono per poter descrivere i potenziali effetti benefici da una parte, e l’analisi di tutti gli ambiti di intervento riabilitativo e di diagnostica propedeutica alla riabilitazione dall’altra. Il convegno ha dunque l’obiettivo di analizzare e discutere le evidenze scientifiche e le basi neurofisiologiche a supporto di tecnologia e robotica nella riabilitazione e di affrontare le interazioni tecnologia-persona nel percorso riabilitativo. Le relazioni presenteranno alcune tra le migliori esperienze condotte in Lombardia. L’appuntamento si distinguerà per la varietà di momenti e tematiche: dall’interazione sensitivo-motoria, con la robotica e le sue esperienze applicative, all’interazione cognitiva, con focus su mente, cervello e realtà virtuale, che si sta rivelando di particolare efficacia per la riabilitazione pediatrica.
fonte: www.agrigentooggi.it
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Ictus, come ridurre il tempo di ospedalizzazione e tornare ad una vita normale
Convegno scientifico il 21 novembre promosso da CRT e Usl Toscana Sud Est
Meno tempo in ospedale, minore esposizione ai rischi derivanti da immobilizzazioni, cateteri e sondini. Maggiore rapidità nella riabilitazione e quindi al ritorno alla vita normale. La vita di chi è colpito da ictus non è mai facile ma può migliorare con il passaggio dal percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) a quello terapeutico riabilitativo (PDTR).
Oggi il paziente arriva al pronto soccorso e, quando possibile, viene trattato con nuove metodiche come la fibronolisi con la quale si scioglie il coagulo che ha bloccato l'arteria. Fin qui i due percorsi non sono diversi. Il bivio arriva all'uscita dal pronto soccorso e comunque subito dopo la fibrinolisi. Oggi il paziente è trasferito in un reparto per acuti dove è sottoposto a ulteriori indagini per circa una settimana o anche di più. Da qui, salvo ovviamente complicazioni, si passa alla riabilitazione che, di norma, dura un mese. Con questo nuovo approccio, niente reparto per acuti ma direttamente in riabilitazione, dove sarà sottoposto alle medesime ulteriori indagini ma anche a specifici trattamenti di riabilitazione personalizzata per un periodo ridotto rispetto a quello di coloro che hanno avuto il passaggio nel reparto per acuti.
"La scelta della riabilitazione dopo il pronto soccorso ha una serie di vantaggi - spiega il dottor Mauro Mancuso, Direttore sanitario e scientifico della Clinica Riabilitazione Toscana presso l'ospedale del Valdarno. - Il reparto per acuti deve affrontare gli effetti dell'ictus ma anche quelli della degenza e quindi i problemi che possono derivare da immobilizzazione, cateteri, sondini… come ad esempio possibili infezioni. Nel caso del passaggio precoce alla riabilitazione, questi rischi si attenuano notevolmente e si riduce il periodo di ospedalizzazione. Non solo: la tempestività nella riabilitazione è fondamentale e lo è tanto più in caso d’ictus. Quindi la ripresa del paziente è più veloce".
Questo nuovo protocollo di lavoro vede la CRT quale luogo tra le prime sperimentazioni in Italia e tra le più avanzate in Europa. E' stata possibile grazie alla collaborazione tra la Clinica e l’Asl Toscana Sud Est che ha istituito la Rete Stroke Aziendale, guidata dal dottor Giovanni Linoli e i cui obiettivi sono la diffusione di standard clinico-assistenziali omogenei in tutto il territorio aziendale, la continuità dell'assistenza e la organizzazione in rete di tutte le fasi assistenziali (fase dell'emergenza-urgenza, fase ospedaliera e fase territoriale). Insieme alla dottoressa Lucia Lenzi, Direttore del Dipartimento della Riabilitazione, e alla dottoressa Rosanna Palilla, responsabile del Percorso Riabilitativo, Giovanni Linoli sottolinea che “nella nostra Azienda è operativo, ormai da anni, un modello integrato, che prevede la stretta collaborazione dei professionisti dei setting assistenziali della fase acuta con quelli della riabilitazione; l'équipe riabilitativa interviene all'interno del reparto per acuti, in un lavoro multiprofessionale e multidisciplinare, secondo la sistematica applicazione delle linee guida italiane SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion) di prevenzione e trattamento dell'Ictus cerebrale. Questo modello fa sì che la presa in carico riabilitativa avvenga alquanto precocemente, entro un tempo massimo di 48 ore dopo il ricovero ospedaliero. Obiettivo ambizioso della nostra Azienda è quello di esportare questo modello integrato in tutte le sedi aziendali; ciò sarà possibile grazie alla collaborazione dei Colleghi di Arezzo, di Grosseto e di Siena, e alla adozione di protocolli comuni per la Qualità e la Gestione del Rischio Clinico”.
Al convegno di approfondimento, in programma per il 21 novembre nella sede CRT presso l'ospedale di Montevarchi, parteciperà il professor Peter Langhorne dell'Università di Glasgow. Con lui, tra gli altri, i professori Pietro Fiore e Carlo Cisari, Presidenti della Società italiana della medicina fisica e riabilitativa e della Società italiana di riabilitazione neurologica; Nicoletta Reale, presidente di A.L.I.Ce., l’Associazione per la lotta all'Ictus cerebrale, Federazione di Associazioni Regionali di volontariato.
fonte: www.arezzonotizie.it
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Ischemia. La Clinica Riabilitazione Toscana attiva nuovi percorsi
La riabilitazione intensiva precoce nel danno ischemico è già realtà all’interno della Crt. Il 21 convegno nazionale.

Arezzo, 15 novembre 2018 - La Clinica Riabilitazione ha avviato da tempo un nuovo percorso nel campo dell’ischemia. Percorso che sarà al centro di un convegno nazionale che si terrà a Montevarchi il 21 novembre prossimo. La riabilitazione intensiva precoce nel danno ischemico è infatti già realtà all’interno della Crt. Il paziente viene “liberato” dai tubicini (catetere, sondino, …), alimentato in sicurezza ma per bocca, impegnato nei trattamenti riabilitativi che possono restituirgli equilibrio, mobilità, capacità di deglutizione. “La sperimentazione è già attiva in Inghilterra e in altri paesi e ha una condizione irrinunciabile – hanno spiegato i medici e i vertici della Crt - : la collaborazione tra tutti gli operatori fino al punto da creare un unico team, dal pronto soccorso alla riabilitazione. L’equipe raccoglie quindi una lunga serie di professionalità: medico fisiatra, neurologo, psicologo, neuropsicologo, infermiere, fisioterapista, logopedista, terapista occupazionale, assistente sociale che lavorano in sintonia per raggiungere l’obiettivo condiviso di sconfiggere le conseguenze dell’ictus”.
La Clinica Riabilitazione Toscana è un punto di riferimento per l’intera Toscana meridionale, ma ha mantenuto un forte radicamento territoriale in collaborazione con la Usl e con i Comuni, in particolare con quello di Terranuova, socio storico e fondatore della Crt. Un grande slancio ha avuto negli ultimi anni l’attività di ricerca in collaborazione con Università e istituti internazionali. La Clinica, da questo punto di vista, è diventata anche un luogo d’innovazione e di formazione in tema di riabilitazione. I meriti sono dovuti all’impegno e alla professionalità di tutto il personale, ma anche ad una stabilità economica. Presso la struttura è possibile attuare l’intero percorso clinico assistenziale di riabilitazione. Il ricovero di alta specializzazione per gravi cerebrolesioni acquisite; quello di riabilitazione ospedaliera per pazienti con patologia neurologica, ortopedica e cardiologica; quello di riabilitazione extraospedaliera residenziale e semiresidenziale. Infine i trattamenti ambulatoriali e domiciliari. Al convegno nazionale del 21 novembre prenderanno parte, tra gli altri, il professor Peter Langhorne, docente all’università di Glasgow e i professori Pietro Fiore e Carlo Cisari, rispettivamente Presidenti della Società italiana delle medicina fisica e riabilitativa e della Società italiana di riabilitazione neurologica.
fonte: www.lanazione.it
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Giovani medici provenienti da tutti i Paesi dell’Area Euro- Mediterranea riuniti a Siracusa
Il corso verterà infatti sulle tecniche infiltrative intraarticolari per la cura delle patologie infiammatorie e degenerative delle articolazioni nonché le tecniche per il ripristino dei cedimenti vertebrali dovuti a osteoporsi

A Siracusa, dal 12 al 15 novembre, saranno riuniti ben 120 giovani Medici Specializzandi in Medicina Fisica e Riabilitativa provenienti dai Paesi dell’Area Euro- Mediterranea, per partecipare al 14° Corso di Alta Specializzazione che avrà per tema le recentissime metodichein materia di riabilitazione.
Il corso verterà infatti sulle tecniche infiltrative intraarticolari per la cura delle patologie infiammatorie e degenerative delle articolazioni nonché le tecniche per il ripristino dei cedimenti vertebrali dovuti ad osteoporsi. A tenere il Corso ci saranno i migliori Specialisti sulla materia trattata anch’essi provenienti dall’Area Euro- Mediterranea. All’inaugurazione di domani alle 9 alla sala convegni del Jolly Hotel Aretusa sarà presente il sindaco di Siracusa, Francesco Italia
Il corso è organizzato dalla Euro Mediterranean Rehabilitation Summer School (Emrss), con sede a Siracusa. La Emrss è stata fondata da Francesco Cirillo nel 2005 con il supporto delle Società Scientifiche della Riabilitazione a livello Internazionale (Isprm), a livello Europeo (Esprm), a livello dell’Area Mediterranea (Mediterranean Forum Prm) e a livello Nazionale (Simfer).
Questi 14 anni trascorsi hanno visto finora avvicendarsi ben oltre 100specializzandi per anno per un totale di circa 1.400 giovani mediciprovenienti dai seguenti Paesi : Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Inghilterra, Svizzera, Austria, Romania, Finlandia, Lettonia,Lituania, Estonia, Polonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Montenegro, Albania, Grecia, Cipro, Turchia, Egitto, Israele, Giordania, Tunisia, Germania, Olanda,Marocco, Sudan .
La valenza della Emrss va oltre i confini del contesto scientifico perché rappresenta un momento di aggregazione interculturale tra giovani di estrazioni diverse e un volano anche per lo sviluppo turistico della città di Siracusa.
fonte: www.siracusanews.it
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Siracusa. Da lunedì quattordicesima edizione della Scuola Euromediterranea di medicina fisica e riabilitativa

A Siracusa, da lunedì a giovedì prossimi, saranno riuniti circa cento giovani medici specializzandi in Medicina fisica e riabilitativa provenienti dai Paesi dell’area euro-mediterranea. Parteciperanno al quattordicesimo corso di Alta specializzazione che avrà per tema le recentissime metodiche in materia di riabilitazione. Terranno il corso i migliori specialisti sulla materia trattata, anch’essi provenienti dall’area euro- mediterranea.
Il corso è organizzato dalla E.M.R.S.S. (Euro Mediterranean Rehabilitation Summer School ), una associazione nata per volontà delle Società scientifiche della Riabilitazione a livello Internazionale (ISPRM), a livello europeo ( ESPRM ), a livello dell’area mediterranea (Mediterranean Forum PRM ) e a livello nazionale (SIMFER ).
Questa Associazione ha sede permanente a Siracusa per volontà del professor Francesco Cirillo, che ne è il Socio fondatore assieme al professor Haim Ring dell’Università di Tel Aviv. Tra i soci, oltre alle Società scientifiche, vengono annoverate prestigiose realtà come la Fondazione Sant’Angela Merici.
Questi 14 anni trascorsi, tenendo ogni anno questi corsi e ogni anno riunendo a Siracusa giovani medici specializzandi e docenti di rango internazionale, hanno visto finora avvicendarsi ben oltre 100 specializzandi all’anno, per un totale di circa millequattrocento giovani medici provenienti dai seguenti Paesi: Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Inghilterra, Svizzera, Austria, Romania, Finlandia, Lettonia,Lituania, Estonia, Polonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Montenegro, Albania, Grecia, Cipro, Turchia, Egitto, Israele, Giordania, Tunisia, Germania, Olanda, Marocco, Sudan.
Per testimoniare la valenza della EMRSS nella realtà internazionale della Riabilitazione sono presenti i presidenti delle maggiori Società scientifiche nazionali e internazionali nonché emeriti cattedratici dalle più prestigiose Università e primari di ospedali di eccellenza.
Alla inaugurazione di lunedì prossimo, alle nove nella sala convegni del Jolly Hotel Aretusa sarà presente il sindaco di Siracusa Francesco Italia, mentre mercoledì, alle 12, ci sarà la consegna dei diplomi con la presenza del Direttore generale f.f. dell’ASP, dottor Anselmo Madeddu .
Poiché il 14 novembre si celebra la giornata mondiale del diabete, istituita dalle Nazioni Unite (WHO) e sostenuta, fra le altre organizzazioni umanitarie, anche dal Lions International, saranno consegnati ai giovani medici degli attestati di “Ambasciatore della Salute” da parte del Lions Club Siracusa Host.
L’azione congiunta del Lions Club Siracusa Host e della EMRSS è un segno di condivisione di obiettivi; infatti la EMRSS, riunendo giovani professionisti provenienti da tutte le Nazioni, sia europee che dell’area Mediterranea, contribuisce a diffondere uno spirito di amicizia e solidarietà che sono principi fondanti anche del Lionismo.
La consegna a ciascuno dei 120 giovani convegnisti dell’Attestato di “Ambasciatore della Salute”, con il logo dei Lions, si prefigge lo scopo di conferire loro l’incarico di diffondere, ciascuno nel proprio Paese e nell’ambito della professione medica, la cultura della prevenzione del diabete. Questa attività si integra con la celebrazione del 101° anniversario della Fondazione del Lions Club International, avvenuta nel 1917 a Chicago (USA) e contribuirà ad incrementare scambi culturali e umanitari tra le Città europee e mediterranee e Siracusa che è stata eletta come sede permanente della Euro Mediterranean Rehabilitation Summer School .
Franco Cirillo, come sempre, rimane schivo, si schermisce. Non vuole assumersi meriti. Che tuttavia gli spettano. Aver determinato la elezione di Siracusa a sede permanente della Euro Mediterranean Rehabilitation Summer Scholl è un merito di valore storico. E queste non sono “parole di niente” bensì parole che. Come diceva Carlo Levi “sono pietre”. Sono queste le cose da fare per questa Città. E’ così che sulla Città si addensano attenzioni e interessi di portata internazionali e da essa partono messaggi (questi sì!) di cultura e di pace.
fonte: www.libertasicilia.it
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Siracusa. Da lunedì quattordicesima edizione della Scuola Euromediterranea di medicina fisica e riabilitativa

A Siracusa, da lunedì a giovedì prossimi, saranno riuniti circa cento giovani medici specializzandi in Medicina fisica e riabilitativa provenienti dai Paesi dell’area euro-mediterranea. Parteciperanno al quattordicesimo corso di Alta specializzazione che avrà per tema le recentissime metodiche in materia di riabilitazione. Terranno il corso i migliori specialisti sulla materia trattata, anch’essi provenienti dall’area euro- mediterranea.
Il corso è organizzato dalla E.M.R.S.S. (Euro Mediterranean Rehabilitation Summer School ), una associazione nata per volontà delle Società scientifiche della Riabilitazione a livello Internazionale (ISPRM), a livello europeo ( ESPRM ), a livello dell’area mediterranea (Mediterranean Forum PRM ) e a livello nazionale (SIMFER ).
Questa Associazione ha sede permanente a Siracusa per volontà del professor Francesco Cirillo, che ne è il Socio fondatore assieme al professor Haim Ring dell’Università di Tel Aviv. Tra i soci, oltre alle Società scientifiche, vengono annoverate prestigiose realtà come la Fondazione Sant’Angela Merici.
Questi 14 anni trascorsi, tenendo ogni anno questi corsi e ogni anno riunendo a Siracusa giovani medici specializzandi e docenti di rango internazionale, hanno visto finora avvicendarsi ben oltre 100 specializzandi all’anno, per un totale di circa millequattrocento giovani medici provenienti dai seguenti Paesi: Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Inghilterra, Svizzera, Austria, Romania, Finlandia, Lettonia,Lituania, Estonia, Polonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Montenegro, Albania, Grecia, Cipro, Turchia, Egitto, Israele, Giordania, Tunisia, Germania, Olanda, Marocco, Sudan.
Per testimoniare la valenza della EMRSS nella realtà internazionale della Riabilitazione sono presenti i presidenti delle maggiori Società scientifiche nazionali e internazionali nonché emeriti cattedratici dalle più prestigiose Università e primari di ospedali di eccellenza.
Alla inaugurazione di lunedì prossimo, alle nove nella sala convegni del Jolly Hotel Aretusa sarà presente il sindaco di Siracusa Francesco Italia, mentre mercoledì, alle 12, ci sarà la consegna dei diplomi con la presenza del Direttore generale f.f. dell’ASP, dottor Anselmo Madeddu .
Poiché il 14 novembre si celebra la giornata mondiale del diabete, istituita dalle Nazioni Unite (WHO) e sostenuta, fra le altre organizzazioni umanitarie, anche dal Lions International, saranno consegnati ai giovani medici degli attestati di “Ambasciatore della Salute” da parte del Lions Club Siracusa Host.
L’azione congiunta del Lions Club Siracusa Host e della EMRSS è un segno di condivisione di obiettivi; infatti la EMRSS, riunendo giovani professionisti provenienti da tutte le Nazioni, sia europee che dell’area Mediterranea, contribuisce a diffondere uno spirito di amicizia e solidarietà che sono principi fondanti anche del Lionismo.
La consegna a ciascuno dei 120 giovani convegnisti dell’Attestato di “Ambasciatore della Salute”, con il logo dei Lions, si prefigge lo scopo di conferire loro l’incarico di diffondere, ciascuno nel proprio Paese e nell’ambito della professione medica, la cultura della prevenzione del diabete. Questa attività si integra con la celebrazione del 101° anniversario della Fondazione del Lions Club International, avvenuta nel 1917 a Chicago (USA) e contribuirà ad incrementare scambi culturali e umanitari tra le Città europee e mediterranee e Siracusa che è stata eletta come sede permanente della Euro Mediterranean Rehabilitation Summer School .
Franco Cirillo, come sempre, rimane schivo, si schermisce. Non vuole assumersi meriti. Che tuttavia gli spettano. Aver determinato la elezione di Siracusa a sede permanente della Euro Mediterranean Rehabilitation Summer Scholl è un merito di valore storico. E queste non sono “parole di niente” bensì parole che. Come diceva Carlo Levi “sono pietre”. Sono queste le cose da fare per questa Città. E’ così che sulla Città si addensano attenzioni e interessi di portata internazionali e da essa partono messaggi (questi sì!) di cultura e di pace.
fonte: www.libertasicilia.it
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Esperti a confronto sui bisogni
della neuroriabilitazione in Italia
In occasione del congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia il punto su metodi di cura e sfide aperte per il Servizio sanitario nazionale. Messaggio del Ministro Grillo: “Riflessioni importanti. Avrei voluto essere con voi”
30 Ottobre 2018

Ictus, sclerosi multipla, Parkinson. Tre patologie a forte impatto sociale che hanno guidato il dibattito sui bisogni di neuroriabilitazione della popolazione italiana al convegno satellite della Società Italiana di Neurologia (Sin) e dalla Società di Scienze Neurologiche Ospedaliere (Sno) presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma. Un confronto tra esperti che ha anticipato il convegno nazionale Sin, per il quale sono giunti nella capitale oltre 2.500 neurologi da tutta Italia. “Oggi abbiamo avuto un’occasione importante di condivisione tra specialisti che si occupano della fase acuta delle malattie neurologiche e specialisti dei percorsi neuroriabilitativi – ha dichiarato Gianluigi Mancardi, presidente della Sin – È fondamentale rafforzare il rapporto tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso assistenziale del paziente neurologico”. Il convegno, aperto dal messaggio di saluto del ministro della Salute, Giulia Grillo, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, ha fatto emergere la necessità di un cambio di passo, sia culturale che organizzativo, nell’approccio alla riabilitazione di pazienti neurologici.
Tra le principali sfide si impone la necessità di sviluppare percorsi di neuroriabilitazione adeguati alla complessità del paziente neurologico nei suoi bisogni di recupero non solo delle funzioni motorie, ma anche e soprattutto delle più invalidanti problematiche cognitive, come la perdita dell’uso del linguaggio o il decadimento cognitivo provocato da demenza, che può essere associato non solo a malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, ma anche a malattie come l’ictus, che conta in Italia circa 150 mila nuovi casi all’anno. “L’evoluzione epidemiologica, lo sviluppo della curva demografica e gli stessi successi della medicina per acuti nel trattamento dei pazienti neurologici lanciano una sfida importante alla neuroriabilitazione e al Servizio sanitario nazionale. Siamo costretti a fare i conti con situazioni nuove", ha osservato Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell’IRCCS Santa Lucia. Sul fronte della programmazione sanitaria si registra che negli ultimi vent’anni i posti letto destinati alla riabilitazione si sono dimezzati, passando da un posto letto ogni mille abitanti allo 0,5 fissato nel 2015 e di questo 0,5 solo lo 0,02 destinato a posti letto di neuroriabilitazione di alta specialità per il trattamento dei pazienti con lesioni cerebrali particolarmente gravi. “Questa situazione, unita alla pressione degli ospedali per acuti di liberare posti letto, fa sì che spesso il paziente venga destinato non alla strutture di riabilitazione corrispondente ai suoi bisogni, ma semplicemente alla prima pronta a prenderlo in carico" ha osservato nel proprio intervento Stefano Paolucci, presidente eletto della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica e direttore dell’Unità di Neuroriabilitazione della Fondazione Santa Lucia IRCCS.
“Un altro grave ostacolo all'accesso dei pazienti in Italia a livelli adeguati di cure neuroriabilitative per gravi deficit cerebrali – ha sottolineato Antonino Salvia, direttore sanitario dell'lRCCS Santa Lucia – è dato dalle norme che stabiliscono che solo i pazienti che hanno attraversato un periodo di coma di almeno 24 ore possono essere ricoverati presso strutture ospedaliere di neuroriabilitazione di alta specialità. In realtà si possono verificare gravi danni cerebrali anche senza coma e avere pazienti usciti dal coma senza gravi danni cerebrali”. Per Pietro Fiore, presidente della Società Italiana di Medicina Fisica e di Riabilitazione (Simfer): “C’è di positivo che una riflessione è iniziata ormai da tempo sui criteri di appropriatezza dei ricoveri nelle strutture di riabilitazione. Sarebbe però auspicabile un cambio di paradigma nella valutazione dei bisogni di riabilitazione del paziente, non solo neurologico. Servirebbe una valutazione basata sui livelli di disabilità e possibilità di recupero della persona e non su criteri che fanno semplicemente riferimento alla patologia che ha provocato la disabilità”.
Criticità che ha rilevato Maria Concetta Altavista, neurologa dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, rispetto ai bisogni di coordinamento dell’attività assistenziale ai pazienti neurologici dopo la fase ospedaliera: “Una volta dimessi dalle strutture di riabilitazione più intensiva, pazienti e famigliari passano da una prestazione all’altra sul territorio in modo scollegato”. Altavista ha presentato i risultati del gruppo di lavoro multispecialistico appena concluso per iniziativa di Cittadinanza Attiva, che si prepara ora a interpellare le istituzioni pubbliche sulle criticità emerse. Al convegno è intervenuta anche la presidente della Federazione delle Associazioni Italiane contro l’Ictus Cerebrale (ALICe), Nicoletta Reale, che ha presentato l’attività dell’Osservatorio Ictus, impegnato nell’attuazione dell’Action Plan 2018-2030 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. “In questo momento stiamo lavorando per ricostituire l’intergruppo parlamentare dopo il cambio di legislatura – ha spiegato Nicoletta Reale – Tra gli obiettivi principali del Piano la riduzione del 10 per cento dell’incidenza dell’ictus e garantire il 90 percento di copertura dei bisogni di ricovero dei pazienti”. (ANDREA SERMONTI)
fonte: www.liberoquotidiano.it
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“Medicina Riabilitativa del San Giovanni di Dio eccellenza che non va declassata”
L’accorato appello dell’ex Direttore Alfredo Zambuto. Se ne parla, assieme ad altri argomenti, nello Speciale Medicina di Simona Carisi in onda su Teleacras.
“La Medicina Fisica e Riabilitativa del San Giovanni di Dio è un’eccellenza di struttura complessa che non va declassata”. L’accorato appello dell’ex Direttore Alfredo Zambuto.
Quali sono le cure che si effettuano in medicina riabilitativa? Perché è una struttura molto importante?
L’agopuntura è dolorosa? È efficace nella sindrome delle gambe senza riposo, nelle cefalee, nella cervicalgia, nell’insonnia, nella fibromialgia? Si può utilizzare nei dolori acuti o nei dolori cronici?
Sono questi gli argomenti che saranno affrontati nello Speciale Medicina di Simona Carisi in onda su Teleacras domenica 21 ottobre alle 10.30.
Ospiti in studio: Alfredo Zambuto, consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa e Gabriele Butticè, agopuntore.
Repliche: martedì 23 ottobre alle 21 e giovedì 25 ottobre alle 15.
Nella foto Simona Carisi con gli ospiti della puntata
fonte: www.malgradotuttoweb.it
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Ecco i vincitori del “Nobel” dei farmaci e dei dispositivi medici
Al Prix Galien Italia 2018 dedicato all'innovazione medica, i riconoscimenti vanno a quei farmaci che contrastano la sclerosi multipla, l'atrofia muscolare spinale e la malattia di Chron
Il Nobel per la medicina – quest’anno assegnato a James Allison e a Tasuku Honjo per i loro studi che hanno poi inaugurato il filone dell’immuno-oncologia – si limitano alla ricerca di base. Ma, in ambito medico, è dai farmaci che un malato misura l’impatto sulla vita reale. Ecco perché il «Prix Galien Italia» è un premio che può essere considerato alla stregua di un Nobel, nel settore dei farmaci e dei dispositivi medici. Quattro i riconoscimenti assegnati quest’anno («Ocrevus», «Spinraza», «Alofisel» e «Januvia»), tre le menzioni speciali («Dupixent», «Vaxelis» e «Ilaris»). Le categorie prese in esame sono state quelle dei farmaci biologici, dei farmaci orfani, delle terapie avanzate e dell’«evidenza nel mondo reale» (ovvero raccolta nella pratica clinica e non soltanto negli studi di approvazione di una molecola). Tutte molecole già a disposizione dei pazienti, a dimostrazione di un progresso già realizzato.

Il «Prix Galien Italia» ha assegnato quest’anno quattro i riconoscimenti: («Ocrevus», «Spinraza», «Alofisel» e «Januvia») e tre menzioni speciali («Dupixent», «Vaxelis» e «Ilaris»). Le categorie prese in esame sono state quelle dei farmaci biologici, dei farmaci orfani, delle terapie avanzate e dell’«evidenza nel mondo reale» (ovvero raccolta nella pratica clinica e non soltanto negli studi di approvazione di una molecola), Image by iStock
IL VALORE DEL «PRIX GALIEN» – Il «Prix Galien Italia» è un’iniziativa nata in Francia negli anni ’70 che intende valorizzare l’innovazione nell’ambito farmaceutico e della ricerca. La cerimonia di consegna dei premi ha luogo in circa venti Paesi ed è coordinata dalla Galien Foundation di New York. In Italia il premio è giunto alla sua ventiseiesima edizione e l’assegnazione dei riconoscimenti è a discrezione di un comitato scientifico, coordinato da Pier Luigi Canonico: direttore del dipartimento di scienze del farmaco all’Università del Piemonte Orientale (Alessandria-Novara-Vercelli). L’obiettivo, per dirla con Salvatore Cuzzocrea, ordinario di farmacologia e rettore dell’Università di Messina, nonché membro del board scientifico, «è quello di individuare dei farmaci realmente in grado di migliorare la salute dei pazienti», evitando di imbattersi nel definire rivoluzionario qualsiasi nuovo medicinale immesso in commercio. L’edizione 2018 s’è caratterizzata per due importanti novità: l’attivazione di un premio riservato ai medicinali per terapia avanzata (terapia genica, terapia cellulare somatica, prodotti di ingegneria tissutale o le combinazioni dei precedenti) e di un riconoscimento riservato ai dispositivi medici (ausili, protesi e ortesi), in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (andato all’azienda Vassilli Srl di Padova, per aver sviluppato un’innovativa carrozzella elettronica «verticalizzante»).
DALLA SCLEROSI MULTIPLA AL DIABETE (CON SMA E CROHN) – Come farmaco biologico è stato premiato «Ocrevus» (Ocrelizumab il nome della molecola), un prodotto a marchio Roche appena inserito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (piena rimborsabilità in fascia H, con erogazione ospedaliera) «per il trattamento di pazienti adulti affetti da sclerosi multipla nelle forme recidivante e primariamente progressiva». Si tratta di un anticorpo monoclonale disegnato per determinare la riduzione dei linfociti B che esprimono il recettore CD20, coinvolti nell’insorgenza della sclerosi multipla. Secondo il comitato scientifico, «la disponibilità di un nuovo farmaco indicato sia nelle forme recidivanti sia nelle forme progressive di malattia è di grande rilevanza, dal momento che tutte le terapie attualmente proposte per la sclerosi multipla lasciano ancora aree di bisogno insoddisfatto dal punto di vista dell’efficacia terapeutica e della sicurezza». Significativo anche il riconoscimento assegnato a «Spinraza» (Nusinersen, Biogen), «l’unico farmaco in grado di modificare il decorso dell’atrofia muscolare spinale (Sma)», una malattia genetica che colpisce i bambini (determina una progressiva paralisi) finora priva di trattamenti. Nusinersen si è invece rivelato in grado di «modificare drasticamente il decorso della malattia e migliorare in maniera considerevole l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti». Capitolo terapie avanzate: premio ad «Alofisel» (Darvadstrocel, Takeda), indicato per il trattamento delle fistole perianali complesse negli adulti colpiti dalla malattia di Crohn. Si tratta di un farmaco orfano (destinati alla cura di condizioni rare) realizzato a partire da cellule staminali di origine adiposa (dal grasso) che, iniettato nelle pareti della fistola, contribuisce a ridurre l’infiammazione e a favorire la crescita del tessuto nuovo. Infine «Januvia» (Sitagliptin, MSD), premiato per gli studi condotti in «real life» (osservando cioè i dati inseriti nelle cartelle cliniche dei pazienti trattati) in pazienti diabetici, per il controllo della glicemia.

Farmaci: il «Prix Galien Italia» è un’iniziativa nata in Francia negli anni ’70 che intende valorizzare l’innovazione nell’ambito farmaceutico e della ricerca.
LE MENZIONI SPECIALI – Nell’occasione il comitato del «Prix Galien» ha assegnato anche tre menzioni speciali: al «Dupixent» (Dupilumab, Sanofi), al «Vaxelis» (vaccino esavalente MSD) e a «Ilaris» (Canakinumab, Novartis). Il primo e il terzo sono due anticorpi monoclonali – come Ocrelizumab, stessa categoria delle molecole scoperte da George Smith e a Greg Winter, che per questa ragione si sono aggiudicati aggiudicarsi l’ultimo Premio Nobel per la Chimica – usati per il trattamento della dermatite atopica grave (adulto) e per diverse malattie rare a base autoinfiammatoria (sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale, deficit di mevalonato chinasi e febbre mediterranea familiare). Mentre il secondo è il vaccino esavalente (in grado di proteggere da difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B e Haemophilus influenzae B), considerato una priorità in termini di salute pubblica da quasi tutti gli Stati europei, che per questa ragione lo considerano fortemente raccomandato o obbligatorio (come in Italia).
fonte: www.wisesociety.it
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Riabilitazione. Medici al lavoro su linee guida da proporre a ministero e Regioni
Alla riunione convocata presso la sede dell’Ordine dei Medici di Roma hanno partecipato anche il presidente e il segretario regionale della Simfer e rappresentati dei Collegi degli ordinari di Medicina fisica e riabilitativa di Napoli e Roma. Obiettivo: “Trovare soluzioni condivise affinché il cittadino abbia tutelata la salute e abbia la certezza di una prestazione adeguata e di qualità”.
23 MAR - Un incontro per portare avanti la definizione del documento da presentare agli organi ministeriali e regionali, per rappresentare le modalità erogative future per la salvaguardia e tutela della salute in campo riabilitativo. Se ne è parlato presso la sede dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma e provincia.
Il presidente dell’Omceo Roma, Antonio Magi, ha aperto gli interventi. Alla giornata sono intervenuti il consigliere Foad Aodi, Carlo Damiani, il presidente e il segretario regionale della Simfer, Pietro Fiore eRaffaele Gimigliano, Professore Ordinario di MF&R (Medicina fisica e riabilitativa) Napoli, Valter Santilli, presidente del Collegio degli ordinari MF&R, P.O. Roma.
“Abbiamo deciso un protocollo unico che contenga quelle che possono essere le linee guida per tutti - ha spiegato Magi -. Un documento importante, come importante è il fatto che l’iniziativa si sia svolta presso l’Ordine, una modalità operativa che come nuovo Consiglio vogliamo adottare sempre. Vogliamo confrontarci con tutti gli operatori per trovare soluzioni condivise affinché il cittadino abbia tutelata la salute e abbia la certezza di una prestazione adeguata e di qualità”.
“Vogliamo collaborare e valutare tutti insieme la possibilità di elaborare un documento condiviso da tutti - ha detto Fiore - che possa dettare gli obiettivi per quanto riguarda le attività ambulatoriali” nell’ambito della riabilitazione. Per la riunione è stato scelto l’Omceo Roma “perché è la sede istituzionale dei medici chirurghi e noi abbiamo voluto confrontarci con i colleghi specialisti ambulatoriali e territoriali per condividere un documento da presentare al ministero”.
Il Comitato scientifico “ha raccolto le proposte dei delegati Simfer e Anisap da tutta Italia - ha spiegato Aodi - e anche le nostre proposte come Ordine dei medici di Roma. Ora dobbiamo approfondire e poi produrre un atto che venga approvato da Simfer, Anisap e dal presidente Magi. Nel segno della collaborazione interprofessionale”.
fonte: www.quotidianosanita.it
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“Più copertura per i servizi riabilitativi, potenziamento offerta formativa e sostegno a ricerca”. Le richieste di Simfer alla politica
E ancora, l'adozione in tutto il paese di modelli organizzativi in rete integrata dei servizi riabilitativi, la promozione di modalità partecipative nella definizione delle politiche di settore, la promozione di modalità dinamiche di adeguamento normativo ed il sostegno dei servizi da parte di tutte le persone con disabilità. Queste le richieste contenute in una lettera aperta, indirizzata alle forze politiche, firmata dal presidente Pietro Fiore.
27 FEB - La Società Italiana di Medicina Riabilitativa (Simfer) rivolge una lettera aperta a tutte le forze politiche impegnate nella consultazione elettorale del prossimo 4 marzo. Nella missiva firmata dal presidente Pietro Fiore vengono affrontate le problematiche specifiche del settore della riabilitazione, nell’attuale contesto del sistema sanitario.
Riportiamo di seguito le istanze della Simfer alle forze politiche.
L’ampliamento e la maggiore omogeneizzazione a livello nazionale del livello complessivo di copertura offerto dai servizi riabilitativi. Esiste tuttora un’area importante di inappropriatezza “per difetto”, dovuta all’incompleta risposta a certi tipi di bisogno, e – elemento forse di ancor maggior criticità - alla disomogenea distribuzione dei servizi nelle diverse regioni o addirittura nell’ambito della medesima regione.
Tali differenze sono riscontrabili anche in diversi altri settori di un Sistema Sanitario Nazionale che per altri aspetti è un modello di validità riconosciuta in tutto il mondo. Nell’ambito della riabilitazione esse generano situazioni di intollerabile diseguaglianza in fasce particolarmente deboli e vulnerabili della popolazione, e sono fonte di grave difficoltà e disagio negli operatori. A solo titolo di esempio, la quota di persone colpite da ictus che accedono ai servizi riabilitativi nel nostro paese è tuttora complessivamente inferiore ai livelli ritenuti adeguati; altri settori in cui si riscontrano livelli insufficienti di copertura sono quelli della riabilitazione territoriale, in molte diverse condizioni del bambino, dell’adulto e dell’anziano, e degli interventi riabilitativi per le persone con storia di tumore.
L’adozione effettiva in tutte le in tutto il paese di modelli organizzativi in rete integrata dei servizi riabilitativi, cui concorrano tutte le componenti dell’offerta sanitaria e sociosanitaria locale, sia pubblica che privata, ed in cui ci sia la possibilità formalizzata di avvalersi anche del contributo di altre risorse comunitarie, con funzione integrativa e non sostitutiva.
Questi modelli, previsti dalle normative e già adottati in diverse aree del paese, sono efficaci per favorire equità di accesso alle cure, evitando carenze ma anche inutili ridondanze o inappropriatezza dei servizi.
La promozione di modalità partecipative nella definizione delle politiche di settore e nella progettazione dei servizi riabilitativi, in una prospettiva di co-costruzione che includa professionisti, utenti, politici e programmatori, nonché altre componenti di rappresentanza della comunità.
La promozione di modalità dinamiche di adeguamento normativo, per una più pronta risposta ai continui mutamenti dei bisogni. Ad esempio, i Livelli Essenziali di Assistenza dovrebbero essere aggiornati con modi e tempi più rapidi e flessibili rispetto al passato. In questa prospettiva, agli organismi permanenti di monitoraggio e revisione già previsti dalle norme deve essere assicurata la concreta possibilità di interpretare e di tradurre in pratica in tempi adeguati le istanze provenienti “dal campo”, ed in particolare quelle delle componenti professionali.
Il sostegno ed il potenziamento dell’offerta formativa nel settore della Medicina Riabilitativa, non solo per l’accesso alla formazione del medico specialista in fisiatria (nei prossimi anni è previsto un aggravamento della già sensibile carenza di queste figure), ma anche nel settore della formazione medica di base, della medicina generale e di altre specialità , in cui questa materia è spesso del tutto assente, nonché in quella degli altri professionisti del settore sanitario e socio sanitario, come raccomandato anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Il sostegno alla ricerca nel settore riabilitativo ed agli investimenti in tecnologie innovative, che possono ampliare l’offerta dei servizi, senza incrementi (o addirittura con recupero) di altre risorse, nonché dare impulso alle molte realtà produttive di alta qualificazione presenti nel nostro paese. Si pensi, ad esempio, alle potenzialità della teleriabilitazione e di altre soluzioni di mHealth già disponibili, che non trovano un’effettiva diffusa applicazione anche per mancanza di una cornice normativa adeguata e di coerenti progetti di acquisizione e implementazione. Altri settori importanti sono quelli che si riferiscono alle tecnologie robotiche, alla protesica avanzata, alle aree della realtà virtuale e dell’Intelligenza artificiale.
Ultimo - ma non ultimo - aspetto, il sostegno a politiche inclusive per l’accesso e la fruizione dei servizi da parte di tutte le persone con disabilità, anche transitoria. Ciò ovviamente non riguarda solo l’ambito della Medicina Fisica e Riabilitativa, né il solo settore sanitario o socio-sanitario, ma è cruciale perché i risultati ottenibili con gli interventi riabilitativi vengano mantenuti e si traducano in una effettiva partecipazione sociale. Estendere realmente alle persone con disabilità azioni di “Public Health” rivolte alla popolazione generale sugli stili di vita (ad esempio con la ulteriore diffusione di programmi di attività fisica adattata); promuovere l’accessibilità a tutti i servizi (sul piano fisico, normativo, informativo); favorire lo sviluppo di cultura ed atteggiamenti inclusivi in tutti i settori della vita sociale: sono alcune delle azioni su cui i fisiatri italiani sono sempre pronti a dare un contributo - come cittadini prima ancora che come professionisti - ed intendono richiamare ancora una volta l’attenzione del mondo politico.
fonte: www.quotidianosanita.it
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Ddl Lorenzin. Simfer e Sirn: “No a sanatorie a discapito della qualità delle cure offerte ai cittadini”
La Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa e la Società Italiana di Riabilitazione Neurologica ribadiscono in una nota il loro 'no', in particolare all'art. 7 sull'istituzione delle Professioni Sanitarie dell’osteopata e del chiropratico. "Si mira a creare dei professionisti sanitari senza che questi abbiano avuto una formazione adeguata ed individuata a monte dalle istituzioni preposte, è davvero molto preoccupante".
14 DIC - La Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer) e la Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (Sirn) ribadiscono in una nota il loro 'no' al Ddl Lorenzin. In particolare, viene contestato l’Art. 7 riguardante “L’individuazione ed Istituzione delle Professioni Sanitarie dell’osteopata e del chiropratico”.
La Simfer ritiene che, pur confermando quanto in altre occasioni espresso riguardo la perplessità della "validità scientifica delle materie in questione ma pronta a rivedere le proprie posizioni a fronte di un valido ed adeguato supporto scientifico", esprime la "forte preoccupazione sul fatto che il percorso di riconoscimento dei titoli equipollenti e le definizione dei percorsi formativi integrativi, previsti nel testo, si vengano a configurare all’atto pratico come una sorta di 'sanatoria' di percorsi formativi che nella maggioranza dei casi sono del tutto privi dei requisiti culturali, scientifici e didattici che sono indispensabili all’acquisizione di competenze in un campo particolarmente delicato quale quello delle attività sanitarie".
"Infatti, in atto, tra coloro che si dichiarano osteopati o che si fregiano dell'ingannevole titolo di osteopata D.O., ci sono un innumerevole numero di operatori che, nella maggior parte dei casi, hanno fatto corsi di qualche centinaia di ore spalmati in 5 anni. È tanta infatti la confusione creata ad arte e riguarda diversi punti - si spiega nella nota -. Il primo è che attraverso l'utilizzo del titolo D.O., Doctor Osteopathy, si fa esplicito riferimento all'osteopatia made USA, insegnata nei Collegi di Medicina Osteopatica, che sono però delle Scuole Mediche, equiparate ai Medical College tradizionali. Il secondo è l'affermazione che in Italia i corsi di studio di osteopatia durano 5 anni. Sì, vero, ma di solito l'impegno è di 7 - 8 week end l'anno per 5 anni, e non presso Università, bensì presso scuole private spesso prive di controllo dei requisiti che una scuola che punta a formare 'professionisti sanitari' dovrebbe avere".
"Il terzo - prosegue - è che finora anche i tanti operatori privi di titoli riconducibili a percorsi universitari si sono fatti chiamare Dottori, lavorando in accesso diretto al paziente, e generando confusione, se non inganno, nello sprovveduto paziente che ha pensato di avere davanti un medico, cioè un laureato in medicina e chirurgia che ha alle spalle una formazione ottenuta con 6 anni completi di studi universitari, il superamento di un esame statale di abilitazione professionale e spesso una specializzazione di ulteriori 4- 5 anni. Ma non è così. E’ molto grave quindi che con questo Ddl si punti a far diventare professionisti sanitari soggetti che spesso hanno nel loro background professionale solo un diploma di scuola media superiore".
"Pertanto sebbene l’obiettivo di questo Ddl sia quello di istituire nuovi professionisti sanitari adeguatamente formati, rimane il problema dei circa 6000 esistenti, non semplice da risolvere e certo un’ennesima sanatoria italiana che mira a creare dei professionisti sanitari senza che questi abbiano avuto una formazione adeguata ed individuata a monte dalle istituzioni preposte a tale scopo; è davvero molto preoccupante soprattutto perché si parla della salute dei cittadini italiani che, questo Stato deve sempre tutelare", conclude la nota.
fonte: www.quotidianosanita.it
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Nuovi Lea. Simfer: “Sulla riabilitazione c’è ancora da lavorare”La Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa sottolinea soprattutto tre obbiettivi: valorizzazione degli aspetti relativi alla continuità del percorso di cura e della presa in carico, individuazione di criteri congrui di valorizzazione economica per la copertura delle prestazioni di assistenza riabilitativa ospedaliera ed ambulatoriale e poi più chiarezza sulle modalità di prescrizione ed erogazione delle protesi.
19 GEN - L’iter di revisione dei Lea va avanti, ma si spera possa concludersi al più presto. È questo l’appello che arriva dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer), dopo la recente approvazione da parte del Presidente Gentiloni e l’impegno espresso dal ministro Lorenzin a vigilare sulla loro applicazione.
La Simfer ritiene che siano stati compiuti dei passi importanti come l’introduzione di elementi innovativi e l’ adeguamento ai nuovi bisogni ed all’evoluzione tecnologica e scientifica, nonostante il particolare momento storico che vive l’economia.
La Società sottolinea come alcuni dei suggerimenti espressi durante l’iter legislativo siano stati accolti sia nel testo del Decreto, che nei recenti pareri delle Commissioni Affari Sociali della Camera e Igiene e Sanità del Senato.
“Come si riuscirà a dare un’ effettiva risposta ai bisogni delle persone che si rivolgono ai servizi riabilitativi – ha spiegato Paolo Boldrini, presidente Simfer - dipenderà, però, dalle modalità con cui si svilupperà la fase di attuazione e di monitoraggio. Restano ancora da definire aspetti importanti, anche collegati ad altri atti normativi, che andranno ad integrarsi con i Lea. Tali atti – ha continuato il Presidente - avranno un rilevante impatto sui concreti aspetti clinici ed organizzativi dell’assistenza”.
Per questo motivo la Società ha un’aspettativa chiara: che si proceda agli aggiustamenti necessari a perfezionare un provvedimento tanto atteso. Tre i punti fondamentali su cui, secondo la Simfer, bisognerebbe lavorare: valorizzazione degli aspetti relativi alla continuità del percorso di cura e della presa in carico e individuazione dei criteri congrui di valorizzazione economica per la copertura delle prestazioni di assistenza riabilitativa ospedaliera ed ambulatoriale. Il terzo aspetto riguarda, infine, l’ assistenza protesica: “la Simfer – ha detto il presidente - riconosce gli aspetti positivi di aggiornamento delle modalità di erogazione, ma evidenzia la necessità di un aggiustamento, limitato ma clinicamente rilevante, per le modalità di prescrizione e di erogazione di alcuni dispositivi”.
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Riabilitazione. Simfer: “Non una spesa ma una risorsa. Possibile risparmio annuo di 250-800 mln”
Questo il ruolo positivo della fisiatria emerso dalle conclusioni del 43° congresso nazionale della Società italiana di medicina fisica e riabilitativa, che a Ferrara, dal 4 al 7 ottobre, ha riunito gli stati generali della fisiatria.. Per il presidente, Paolo Boldrini: “La riabilitazione è anche investimento per riuscire a diminuire sensibilmente la spesa sociale”.
08 OTT - “È dimostrato che la riabilitazione, se condotta con metodi e criteri adeguati, è un fattore di recupero di risorse per la collettività, grazie al contenimento delle conseguenza disabilitanti delle malattie”. Ad affermarlo è Paolo Boldrini, presidente Simfer, nel tracciare le linee emerse dal 43° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, che a Ferrara, dal 4 al 7 ottobre, ha riunito gli stati generali della fisiatria.
“Da alcune valutazioni effettuate da Simfer – chiosa il presidente Boldrini - il risparmio di costi assistenziali diretti e indiretti a lungo termine consentito dalla riabilitazione dei pazienti adulti colpiti da una lesione cerebrale è di un ordine di grandezza stimabile fra i 250 e i gli 800 milioni di euro su base annua nel nostro paese. Tuttavia, se è necessario che le società scientifiche contribuiscano alla sempre maggiore efficacia ed efficienza delle cure, è anche necessario che i decisori politici vedano la sanità non solo come un costo ma anche come un investimento”.
“Una buona medicina riabilitativa – aggiunge - è un settore del sistema sanitario che può contribuire in maniera determinante agli stessi effetti positivi rimarcati nella Relazione sullo stato e le prospettive del Servizio Sanitario Nazionale presentata nel giugno scorso. In quel documento la XII Commissione Igiene e Sanità del Senato infatti esorta a non individuare il buon sistema sanitario come fonte di spesa, ma come elemento che contribuisce non solo al benessere delle persone, ma anche un ‘fattore di crescita e di ricchezza per il nostro Paese, perché fonte di occupazione e di reddito e garanzia di mantenimento di una forza lavoro in buona salute’”.
Simfer sollecita dunque una riflessione. “La riabilitazione è anche investimento per riuscire a diminuire sensibilmente la spesa sociale, con buona pace di chi la identifica solo come una spesa, seppure necessaria, o di chi addirittura pensa sia un lusso o uno spreco”. Aspetto confermato dagli studi di Lynne Turner-Stokes di Londra. “In un paziente colpito da ictus – ha illustrato la ricercatrice inglese -, i costi della riabilitazione possono essere compensati entro 14 mesi, perché aiutare la persona a recuperare anche parte della sua autonomia riduce i costi dell'assistenza per il resto della vita da un minimo di 120 a un massimo di oltre 600 sterline la settimana”.
Spendere uno, per guadagnare due, in parole semplici. Per una razionalizzazione che ora più che mai è indispensabile. “Proprio la difficile contingenza attuale non deve essere una fonte di scoraggiamento, ma uno stimolo, se abbiamo chiara consapevolezza del valore della medicina riabilitativa”. Non a caso il senso di cui il presidente Simfer, Paolo Boldrini, e il presidente del Congresso, Nino Basaglia, hanno voluto caricare è stata “l’incentivazione del senso della comunità scientifica, per fornire qualità”. Ecco quindi i due grandi temi professionali trattati all’appuntamento ferrarese: le competenze cliniche e le competenze gestionali. “Due aspetti – ha rimarcato Boldrini – che la professione medica in generale, e la nostra in particolare, deve sempre salvaguardare. Un binomio cui si aggiunge l’ascolto, la capacità di ‘essere con’, intrinseca al nostro lavoro”.
Tematiche siano cruciali, fonte di ulteriore sviluppo della Medicina Riabilitativa, sono state:
1. come rendere possibile una più rapida ricaduta delle acquisizioni scientifiche nella pratica clinica;
2. la dimostrazione che una buona organizzazione della riabilitazione non è “neutra” nel facilitare, da un lato il recupero della maggiore autonomia e funzionamento possibile della persona e, dall’altro, la sua “sostenibilità” economica nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.
Centrata la prima finalità del Congresso: fornire ai medici fisiatri e a tutti gli altri professionisti della riabilitazione, clinici e ricercatori, l’opportunità di rivedere i concetti di base ed avanzati relativamente agli strumenti diagnostici e terapeutici della neuroriabilitazione e acquisire quanto di nuovo è emerso dal rapido sviluppo delle conoscenze in questo campo. Nonché fornire strumenti specifici per misurare l’efficacia dei principi manageriali come il raggiungimento dei risultati previsti per il paziente, la sostenibilità economica e la soddisfazione degli utenti.
fonte: www.quotidianosanita.it
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